Ultimo appuntamento con la serie antologica “Batman: Una Brutta Giornata“. Il protagonista dell’ottavo racconto è la Testa del Demone, il padre di Talia, il nonno materno di Damian e uno degli uomini più pericolosi dell’Universo DC Comics: Ra’s al Ghul
Il nome, di origini arabe, è antichissimo. Cercandone l’etimologia, si procede a ritroso nel tempo fino all’inizio delle prime civiltà mesopotamiche. E non poteva essere più appropriato per un personaggio che, al netto di procedure rigenerative, è eterno. Parliamo di Ra’s al Ghul, letteralmente Testa del Demone. Presentato fin da subito come uno dei nemici più pericolosi, integerrimi, determinati ed intelligenti di Batman, fa il suo esordio nel 1971 dalle menti di Julius Schwartz, Dennis O’Neil e Neal Adams.
Ben presto, la relazione tra il Cavaliere Oscuro e la Testa del Demone si intreccia sempre più fittamente: Ra’s è padre di Talia ed è il primo villain a scoprire, deducendola, la vera identità di Batman. Poi, grazie a Grant Morrison, è nonno di Damian, figlio di Talia e dello stesso Bruce, attuale Robin. Insomma, fin da subito, Ra’s e Bruce costruiscono un rapporto intricato e letale, rispettoso e tensivo che ha portato a grandi scontri, talvolta mortali.
Non poteva, quindi, non essere presente nella serie antologica “Batman: Una Brutta Giornata“ un capitolo interamente dedicato a Ra’s al Ghul. Ed esso segna anche la conclusione della serie tutta, con un ottavo albo realizzato da uno degli sceneggiatori di punta in casa DC Comics, Tom Taylor, con i disegni di un fuoriclasse come Ivan Reis. Completano il team creativo Brad Anderson (colori) e Danny Miki (cover).
Storicamente, a Ra’s al Ghul si attribuisce l’etichetta di ecoterrorista: il villain è da sempre in lotta con la società consumista e l’impatto che ha sull’ambiente. Per il villain di Batman, Gotham City incarna la massima espressione del male da estirpare dal nostro pianeta: corruzione, criminalità, disparità sociali ed economica. Un’erbaccia velenosa nella sua forma più letale.
Anche in questo episodio della serie antologica, si rinnova la lotta ideologica di Ra’s: dopo l’ultima resurrezione dal Pozzo di Lazzaro, la Testa del Demone è più deciso che mai ad affrontare i potenti che minacciano il futuro del pianeta per arricchirsi nell’immediato, senza scrupoli e senza una visione d’insieme che egli stesso, al contrario, professa di avere. Sferra un attacco feroce, esponendosi in prima persona con la Lega degli Assassini perché turbato e segnato personalmente da una perdita che è la manifestazione del tempo che passa – per gli altri – inesorabilmente, di cui è impotente testimone e, forse in fondo, irrimediabilmente terrorizzato.
Perché lui ha trovato il modo di sconfiggere la morte, anche se ogni volta, ogni immersione nel Pozzo è difficoltosa, pericolosa, segnante. Ma la morte non risparmia chi gli sta intorno: la vita, il suo cambiamento, la sua fine sono inevitabili e porta con sé rinunce, perdite, adattamenti. Eppure gli esseri umani non sembrano rendersene conto: non hanno una visione prospettica, pensano solo ad arricchirsi per prosperare nel presente, assicurare qualche benessere ai rispettivi figli, noncuranti dell’impatto che le loro azioni hanno sul resto.
Ecco, allora, che entra in scena Ra’s: a riportare l’equilibrio, a tentare di fare giustizia per una causa più grande che solo ai suoi occhi sembra necessitare di essere combattuta. Estirpare ogni male per superare il proprio terrore interno. È una crociata apparentemente senza possibilità di vittoria. È una missione che va avanti da 700 anni.
Per l’ultima Brutta Giornata della serie, Tom Taylor imbastisce una storia dal canovaccio classico per il suo protagonista: Ra’s scende in campo per togliere di mezzo uno dei peggiori criminali – dal suo punto di vista – di Gotham. Questo, per via di quasi naturali ed inevitabili esigenze narrative, porta allo scontro diretto con Batman e Damian. Innanzitutto, quindi, la storia dedicata alla Testa del Demone si colloca in un periodo più recente rispetto a tante altre della stessa serie (in cui abbiamo visto essere addirittura Dick il Robin di turno). Taylor decide di mettere in scena un episodio – quella che costituisce la brutta giornata – determinante per il futuro del villain protagonista: il primo grande lutto personale subìto.
La trama è solida e l’inevitabile scontro, fisico ed ideologico, con il Dinamico Duo è ben costruito con picchi di tensione e drammaticità riusciti. Alle matite, Ivan Reis offre una prova muscolare che dona grande presenza scenica ai personaggi: i guerrieri che si sfidano sono plastici ma eleganti, possenti e veloci e l’artista non perde occasione di evidenziarne le peculiarità. La risoluzione è forse troppo repentina rispetto ad una costruzione più bilanciata ed equilibrata, offrendo in poche tavole due epiloghi molto simili per i personaggi coinvolti.
Quella dedicata a Ra’s, con tutte le proporzioni del caso, non può non essere una storia da contestualizzare ed è forse questo il suo scopo principale: la crisi climatica ed ambientale è un problema reale, che trascende le pagine del fumetto che abbiamo tra le mani. La si percepisce dalle catastrofi naturali che ci colpiscono quasi quotidianamente, di cui anche il nostro Paese è stato recentemente vittima. E se alcune calamità possono anche essere viste come tragici eventi episodici, la loro frequenza sempre maggiore non può non essere altrettanto casuale e dovrebbe accendere il nostro campanello d’allarme interiore verso un problema che in futuro potrebbe essere sempre più grave per le generazioni a seguire.
Pur leggendola attraverso gli occhi del suo protagonista, spietati e segnati da secoli di esperienza e cambiamenti, la situazione presentata da Ra’s al Ghul merita attenzione, deve essere oggetto di una maggiore sensibilità e senso civico da parte di ognuno di noi affinché chi verrà dopo non si ritrovi ospite di un mondo di cui avere eterno terrore per nostra stessa colpa.
Nel complesso, come spesso è accaduto per altri episodi della serie, il capitolo presenta una buonissima storia villain-centrica in cui gli autori riescono a metterne in evidenza l’essenza, l’ideologia, i punti di forza e di debolezza concedendosi, dove e quando necessario, una qualche licenza poetica per variare gli scenari.
La serie antologica “Batman: Una Brutta Giornata“ ha proposto otto storie di piacevole lettura ma alcune più di altre hanno avuto l’impatto sperato: l’ispirazione alla base è “The Killing Joke“ di Alan Moore e Brian Bolland, una storia dall’impatto incredibile sui comics e uno dei capolavori del genere. Toccare quei livelli è probabilmente impossibile per diversi aspetti (dall’incredibile genio del suo autore, al contesto in cui è stata prodotta, agli effetti che ha avuto in casa DC Comics e sul fumetto di supereroi tutto) ma alcuni episodi ci hanno provato e, con ogni probabilità, una lettura a mente fredda e decontestualizzata dall’operazione editoriale possono sicuramente farli apprezzare ancora di più.
Sicuramente l’episodio dedicato all’Enigmista (qui la nostra decisione dedicata) è quello più riuscito e che si avvicina maggiormente all’opera originale. Anche gli episodi dedicati a Mr. Freeze e a Clayface hanno reso giustizia ai personaggi ampliandone la mitologia nel Bat-universo. Purtroppo, in altri casi, la Brutta Giornata alle origini dei villain è parsa poco soddisfacente sia per una costruzione limitata, sia per un radicale cambio di prospettiva adottato dagli autori. Perciò – lo ripetiamo – la serie è godibile come raccolta di storie cattivo-centriche con alcuni picchi che l’hanno avvicinata all’opera originale.
Come spesso capita, solo il tempo ci dirà quale di queste storie saranno in grado di resistere ed entrare nell’immaginario collettivo e quali cadranno vittime delle loro stesse intenzioni, vivendo un’eterna brutta giornata. È altrettanto vero, però, che ancora una volta hanno mostrato quanto potenziale narrativo i villain di Batman possano avere anche singolarmente ribadendo che ognuno è o vuole essere – in qualche modo – un eroe per la propria storia. D’altronde, non è sufficiente una sola brutta giornata «per condurre alla follia l’uomo più assennato del pianeta»?