Da quando lo scrittore Tom King ha preso le redini di Batman, stiamo assistendo a una vera e propria rinascita del Cavaliere Oscuro: iniziamo a parlarne proprio con il primo arco di storie, raccolte nel volume Io sono Gotham
In seguito al calo di vendite nell’era nata nel 2011 col nome “New 52”, la DC decide di rilanciare completamente il proprio universo supereroistico. Nasce quindi Rinascita (Rebirth), l’evento che conferisce un nuovo inizio agli eroi della casa editrice, senza però effettuare alcun reboot: questa nuova continuity terrà infatti conto sia dell’era precedente al 2011, sia dei fatti accaduti dal 2011 al 2016. In questo modo gli eroi vengono reinseriti nel loro contesto naturale – nella loro storiografia classica – evitando di attuare la mossa prevedibile, e per certi versi scomoda, del reboot.
Sempre nel 2016, un autore promettente, ex agente della CIA, ha appena concluso il suo lavoro con la miniserie Marvel “Visione”. Si tratta di Tom King, che dimostra uno stile autoriale e piacevole. La DC, individuando in lui grandi potenzialità, si accaparra in esclusiva il suo genio artistico.
Tom King è obbligato a firmare, non per essere stato legato ad una sedia e minacciato. No.
Firma perché gli è stato proposto di scrivere Batman.
Il #1 della nuova gestione del Pipistrello risale al giugno di due anni fa, e in questo lasso di tempo la testata è rimasta sempre ai primi posti nei dati di vendita: nell’attuale panorama del fumetto supereroistico è infatti tra le realtà più discusse e apprezzate, un vero e proprio toccasana per la casa editrice americana, che tuttora può rasserenarsi grazie anche a Doomsday Clock e alla nuova Justice League, affidata all’abile Snyder dopo la conclusione dell’evento conosciuto come “Metal”.
Noi di MegaNerd vogliamo proporvi una piccola recensione dell’opera di Tom King, parlandovi dell’arco narrativo “Io Sono Gotham”, prima parte in sei numeri di quella che si scoprirà essere una trilogia ideale, composta poi da “Io sono Suicida” e “Io sono Bane”.
Tutto ruota attorno alla comparsa di due nuovi eroi dotati di poteri non umani, che salvano il nostro giustiziere mentre cerca di fermare un aereo che precipita sopra la città: si tratta di Gotham (Hank Clover) e la sorella Gotham Girl (Claire Clover). Tutto ciò mentre nella metropoli avvengono altri pericolosi atti criminali dietro i quali si cela un misterioso collegamento con “gli uomini mostro”. Batman, preoccupato per il futuro di Gotham City, dovrà imparare a fidarsi e a gestire i due nuovi personaggi, che sembrano però motivati e determinati nel compito di proteggere i cittadini. La spinta (o l’ossessione?) dei due a divenire supereroi nasce durante l’infanzia, quando Hank e i genitori, aggrediti da un malvivente, vengono salvati dal Cavaliere Oscuro di fronte ad una circostanza molto simile a quella dell’omicidio della famiglia di Bruce. Circostanza che non solo ci permette di ammirare fin da subito l’inventiva e la scrittura dell’autore, ma ci conduce ad immedesimarci con il protagonista.
Il fulcro della trama è il rapporto uomo/superuomo, i personaggi infatti sono tra gli elementi principali di questa storia.
Bruce Wayne – qui mostrato come un eroe completamente devoto verso la sua città e verso l’incolumità dei suoi cittadini – è un uomo senza superpotere alcuno, che si trova a dover addestrare due individui con facoltà simili a quelle di Clark Kent. È chiaro, sfogliando le tavole, che i super poteri non fanno di un uomo un eroe. Per tutelare Gotham serve spirito, serve carattere, serve allenamento. Tutti requisiti che i due aspiranti eroi dovranno dimostrare.
Alfred il maggiordomo regala non poche risate, ed è costruito in maniera egregia, in grado di fare da spalla comica e allo stesso tempo, essendo la persona più vicina al crociato incappucciato, è capace di fare da tramite tra il lettore e i sentimenti di Batman, specialmente nel contesto familiare.
L’eroina apprendista Claire Clover è invece, verso i capitoli finali, valvola di sfogo per il narratore, che vuole con lei riempire di dramma un finale senza dubbio toccante e colmo di pathos.
Le emozioni sono anch’esse protagoniste della narrazione. La loro elevata importanza è dimostrata dalla presenza dello Psico-pirata, villain (qui sotto il comando di Hugo Strange) in grado di manipolare l’emotività delle sue vittime. Questo è un altro punto a favore per Tom King, che va a pescare personaggi datati e in disuso, conferendo loro una caratterizzazione intrigante (compare perfino Kite-Man, a cui l’autore dedicherà decisamente più spazio in futuro…).
Le emozioni non conquistano però tutta la scena, e il movimento non manca: l’ingresso di Batman nel primo capitolo è, per esempio, dinamico e creato per risultare epico. È un ingresso che lo eleva ad eroe “determinato”, “affidabile” e “in grado di sacrificarsi”.
Tra ponti che crollano ed esplosioni maestose, vediamo Tom King spogliare completamente il Pipistrello. Tra dialoghi concisi e a volte (volutamente) ripetitivi, sentiamo ciò che Bruce sente, vediamo ciò che vede, lo osserviamo empatizzare col dolore altrui. Rabbia, paura e sofferenza plasmano l’atmosfera generale della storia e si crea un’unione salda tra sentimentalismo e azione. Vediamo quindi tavole dove non prevale né il combattimento né la riflessione, ma è tutto riportato in uno splendido ed equilibrato connubio: la città va in frantumi e nel frattempo si penetra nei pensieri più reconditi dei protagonisti.
I disegni risultano decisamente realistici e duri. Le vignette sono flessibili, si piegano ai ritmi serrati della narrazione esigente di King, e non mancano splash pages (la città vista dall’alto nell’ultimo numero è da incorniciare). I colori raggiungono l’obbiettivo di presentarci una città gotica, cupa, esaltando la drammaticità degli eventi e delle vite dei personaggi, senza mai appesantire. David Finch decide di dedicare spesso tavole intere a Batman, che viene così risaltato in tutta la sua agile definizione fisica, e crea spesso quadri con un forte impatto visivo. Il costume da pipistrello, per questo rilancio, presenta una novità evidente, con un simbolo al passo coi tempi, semplice ma senza curve, e con un contorno arancione acceso (colore spesso sfruttato dal disegnatore).
“Io Sono Gotham”, pur non essendo un capolavoro, pone sicuramente le basi per una gestione (probabilmente della durata di 100 numeri) interessante, che può piacere non solo ai neofiti, com’era ovvio che fosse dal momento che è la prima parte di un rilancio, ma che può stupire anche i lettori di vecchia data affezionati al Cavaliere Oscuro. Durante la lettura non mancano riferimenti agli eventi della gestione Snyder del New 52, e la natura storica del protagonista non viene stravolta. Tom King crea una storia ben calibrata, divertente, ambiziosa, fluida, mettendo a nudo un Bruce Wayne umano ed esaltandone il credo supereroistico.