Il nuovo volume dedicato al Batman di Tom King, l’ottavo del periodo Rebirth, narra le vicende immediatamente successive al Matrimonio ed esplora le conseguenze che ha avuto su Bruce Wayne. Il dramma, però, è solo agli inizi
Lo avevamo lasciato su un tetto, Bruce, in preda a rabbia, dolore e disperazione. Ostaggio di quei pensieri pericolosi che avvolgono l’animo dopo un trauma. Si era lasciato andare dallo stesso cornicione, che fino a pochi minuti prima avrebbe dovuto ospitare un matrimonio, sublimare un amore di cui era stato spesso testimone, come si era lasciato andare tra le braccia della sua Selina, pronti entrambi a condividere insieme la vita oltre le maschere. Rischiando, magari fallendo, eppure provandoci. Si è lasciato andare, fisicamente e psicologicamente, nell’abisso di nietzschiana natura che troppo a lungo aveva guardato e che ora lo stringe ancor di più nella sua intima oscurità. In “Giorni Freddi”, prima storia in tre parti che dà il titolo alla raccolta, Bruce dovrà fare i conti con il suo stesso alter ego e uno dei suoi più acerrimi rivali; dovrà giudicare la sua attività da vigilante e riconsiderarne il modus operandi per evitare di (ri)cadere in un abisso di rabbia e violenza.
Per il primo racconto post-non-matrimonio, Tom King imbastisce una trama dalle tinte noir che attraversa i generi procedurale e giudiziario, ponendo al centro della narrazione il Batman-detective per il primo e il Bruce-giurato per il secondo. Le vicende ruotano intorno al processo a Victor Fries, aka Mister Freeze, reo confesso dell’omicidio di tre donne e –tratto distintivo dell’autore – si sviluppano su due piani temporali: un passato prossimo, in cui si seguono le indagini di Batman che arriva a consegnare Freeze alla polizia di Gotham; un presente, che vede Bruce Wayne nelle vesti di giurato dello stesso processo. Tutte le prove sono contro l’imputato ma la difesa fa leva sulla confessione di Fries: estorta con rabbia e violenza da Batman, una figura che – ricordiamolo – non ha alcuna autorità giudiziaria. Dall’altra parte del banco, il verdetto di colpevolezza della giuria è quasi unanime con una sola mano che si alza a sfavore: quella dell’unico uomo che sappia come sono andate le cose. Bruce è consapevole di aver superato il limite durante la cattura di Freeze, accecato dalla rabbia per l’epilogo del matrimonio e, in veste di giurato, ha la possibilità di redimersi: l’assoluzione di Freeze equivarrebbe all’assoluzione di Batman, ad un’espiazione di un peccato commesso contro il proprio codice morale. Quello che leggiamo in Giorni Freddi è un ulteriore passo in avanti nella decostruzione del Cavaliere Oscuro: Bruce deve giudicare secondo la legge il proprio operato come Batman al di fuori di essa, riconoscere la fallibilità di quello che, nonostante la maschera, nonostante la considerazione quasi deistica delle persone comuni, rimane pur sempre un uomo.
Numerosi sono gli spunti narrativi che si trovano in questi tre episodi (teologia, ateismo, morale, legalità) carichi di dialoghi sempre potenti anche nelle scene d’azione che costituiscono la pausa necessaria prima di ributtarsi in un ulteriore dialogo, dibattitto, arringa. Alle tavole troviamo un Lee Weeks a suo agio con la storia in cui riesce ad esaltare gli stati d’animo di Bruce nei diversi momenti. Per il Pipistrello, caduto nell’abisso, è tempo di risalire, di ricominciare, di ricordare chi sia.
Una vera e propria rinascita che ha inizio con un intermezzo piacevole e celebrativo, volto a spezzare la tensione creatasi nella storia precedente: “The Better Man”, illustrata dalla superstar Matt Wagner (Batman: Luna Oscura), esplora il rapporto tra Bruce e Dick Grayson, il primo Robin, ora Nightwing, che l’ha sostituito come Batman durante il processo a Freeze. Tra volteggi e battute, nemici improbabili e sandwich al cetriolo, è una storia “tutto cuore” che ripercorre la storia del Dinamico Duo e permette ai lettori come ai personaggi di riprendere fiato prima del prossimo affondo.
Ciò che segue, i tre episodi di “Beasts of burden” che chiudono il volume, è pura violenza: non più episodica e circoscritta all’interrogatorio di Fries come all’inizio ma pervasiva e, a tratti, disturbante. Non a caso, alle tavole ritroviamo Tony Daniel che già ne “Il Dono” (Batman vol.7: Il Matrimonio) aveva dimostrato di essere molto efficace nell’illustrare storie con tale declinazione. D’altra parte, con un villain come Anatoli Knyazev/KGBeast, non poteva non prendere una deriva simile: il sicario russo spara un colpo in testa a Nightwing (con conseguente perdita di memoria e sviluppi narrati nella serie personale del vigilante di Bludhaven), rischia di ucciderlo e scatena la rabbia di Batman. La precedente “The Better Man” assume il proverbiale ruolo della calma prima della tempesta, a sua volta rappresentata dal Cavaliere Oscuro determinato a catturare la Bestia. Colpito per l’ennesima volta negli affetti, Batman si scatena e si arma di una violenza furiosa ma controllata, determinata ma necessaria per affrontare il nemico di turno e scoprire chi sia il mandante dell’attentato.
Terminata la lettura del volume ci si accorge di aver visto il lato più fragile e più umano di Batman: la sofferenza personale lo porta a macchiarsi di una ferocia inaudita e gratuita verso Freeze, deludendo innanzitutto se stesso; nei panni di Bruce assume i ruoli di giudice e giuria per il suo alter ego, comprendendo di aver sbagliato e di aver necessità di ricominciare. Con la solita determinazione si rialza e, nonostante la declinazione estremamente violenta degli ultimi episodi, riprende il controllo delle proprie abilità canalizzandole nello scontro con KGBeast (altrettanto violento, inevitabile, necessario). Inizia, di fatto, una nuova era per Batman: il mancato matrimonio ne è stato l’evento spartiacque e le conseguenze si sentiranno ancora a lungo.
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