Continua il nostro viaggio nell’incredibile mondo di Black Hammer, la serie cult di Jeff Lemire: con il terzo volume alcuni nodi cominciano a venire al pettine… o forse no?
Nei primi due volumi di Black Hammer (potete leggere le nostre recensioni qui e qui) abbiamo conosciuto le origini degli Eroi, abbiamo sbirciato nel loro passato, capito chi sono e chi hanno combattuto. Eppure il mistero che li lega indissolubilmente a Rockwood non è ancora stato svelato: adesso è giunta l’ora della verità.
La storia riprende esattamente da dove si era interrotta nel volume precedente, con Lucy ormai determinata – grazie anche al suo nuovo status– a rivelare tutta la verità sulla Fattoria agli altri eroi. Finalmente…
…e invece no! Sarebbe troppo facile, troppo breve: non sarebbe da Jeff Lemire. Perché l’autore ha in mente altri piani per la ragazza: dopo aver portato nuova luce e speranza in Abe, Gail e Barbalien, che in lei rivedono suo padre, il Black Hammer che avevano conosciuto e che si è sacrificato, Lucy deve intraprendere il suo personale viaggio di formazione, deve iniziare a scrivere la sua Storia. Un attimo prima di svelare il tutto, scompare sotto gli occhi increduli degli eroi per ritrovarsi in un locale alquanto singolare: l’Anticamera, un luogo di ritrovo di mostri e dannati.
Intanto alla fattoria si architetta un piano per ritrovare Lucy e andare fino in fondo alla questione: mai gli eroi erano stati così vicini a (ri)trovare la strada di casa. Per questo motivo, è tempo di sistemare i rapporti che hanno costruito a Rockwood: Abe trascorre la notte con Tammy mentre Mark (la forma “umana” di Barbalien) parla con Padre Quinn.
Segreti e misteri sono alla base di Black Hammer fin dall’inizio, ma anche Spazio e Tempo giocano un ruolo fondamentale tanto che Lemire e Ormston ne espandono i confini anche in questo volume: con Lucy, accompagnata dallo strano Jack Sabbath, una figura che ricorda i sidekick degli eroi DC come Robin o Kid Flash, attraversiamo l’Inferno e l’inquietante Storyland, vediamo scorci di mondi paralleli – città zombie o boschi incantati – fino a tornare alla Capanna degli Orrori per la resa dei conti.
Stavolta, sì, per davvero.
La sconcertante rivelazione sulla Fattoria e Rockwood è intrisa di incantesimi e bugie, di viaggi ai confini dello spazio-tempo (nella misteriosa Para-Zona), di Equilibrio tra luce e oscurità: una classica storia di Eroi che affrontano la più classica delle battaglie, quella tra Bene e Male.
La potenza narrativa di Black Hammer è, di fatto, nella sua semplicità: una lettera d’amore alla Golden Age, vi avevamo detto, perché Lemire recupera le atmosfere d’antan, quelle delle origini del genere supereroistico in cui i protagonisti lottavano “semplicemente” per il bene e la giustizia, nelle quali immerge una struttura moderna, costruita con sottotrame che si intrecciano tra presente e passato e profonde analisi dei personaggi, le cui identità emergono attraverso dialoghi profondi e azioni studiate nel minimo dettaglio dall’autore. Il tutto reso alla perfezione dai disegni di Ormston e i colori di Stewart: un tratto vintage e le tonalità accese che vanno a richiamare una volta di più l’età dell’oro dei super.
E se l’intento di Abe e gli altri, ormai invecchiati, ormai stanchi, è quello di tornare alla propria vita da persone comuni, metafora del tempo che fu, Lucy si erge a personaggio-simbolo dell’opera: il martello sollevato e il nome di Black Hammer di nuovo vivo sono il retaggio che quegli stessi eroi ci hanno lasciato, un’eredità che si fonda sul bene e sulla giustizia nella loro essenza più genuina.
Questo terzo volume conferma l’ottima qualità della serie, aumentando il ritmo man mano che si procede con la lettura; giunti quasi alla conclusione, la tensione è alle stelle con gli eroi che dovranno affrontare – forse – l’ultima battaglia della loro vita.
Ci aspetta allora un ultimo volume, la conclusione di un’opera, tra classico e moderno, già entrata nella mitologia.
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