Captain America: Brave New World è arrivato nei cinema di tutto il mondo. È il quarto film dedicato al Vendicatore a Stelle e Strisce, ma il primo dopo il passaggio di consegne tra Steve Rogers e Sam Wilson: riuscirà l’ex Falcon a far volare ancora alto il nome di Cap?
Vivere all’ombra di qualcuno non è mai semplice, soprattutto se sei sostanzialmente costretto a confrontarti con un gigante che appartiene a un passato non così lontano, ma che non c’è più. Lo sai tu, lo sa tutto il mondo, ma negli occhi, nel cuore e nella mente, Steve Rogers è sempre lì. Al suo posto, in prima linea, a combattere per difenderci.
E tu, che hai combattutto al suo fianco, che hai avuto anche l’onore di chiamarlo “amico”, non sai se ti sentirai mai veramente all’altezza di quell’eredità. Indossare quel costume, cercare di modellare quel nome così ingombrante – Captain America – sulla tua personalità, sul tuo modo di essere e non su quello di un eroe (purtroppo) del passato, non è semplice. Non può esserlo. Perché sai che per quante cose farai, per quanto ti impegnerai… “Tu non sei Steve Rogers”. Sentirselo dire persino dal neo-eletto Presidente degli Stati Uniti Thaddeus “Thunderbolt” Ross, mentre ti guarda con gli occhi colmi di rabbia e delusione immagino non migliori le cose.
Però non molli. Perché Sam Wilson non deve dimostrare solo di essere un degno erede di Steve, di poter brandire quello scudo (sempre più pesante), ma anche riabilitare il nome di un vecchio amico, a cui forse tutti gli USA dovrebbero mostrare più riconoscenza. E stavano per farlo se non fosse stato che…
Ok, fermiamoci un attimo qui. Aspettavo con ansia di vedere Captain America: Brave New World, per vari motivi: in primis perché sono un fan di Cap (dei fumetti, ovviamente) da una vita e tutto sommato finora mi sono sempre divertito a seguire le sue avventure sul grande schermo, all’interno dell’immenso mosaico che è il Marvel Cinematic Universe. In secondo luogo perché Sam Wilson – interpretato come sempre dal bravo Anthony Mackie – lo abbiamo visto crescere film dopo film, da “aiutante” di Steve sino a diventare Avenger a tutti gli effetti, in prima linea persino contro la minacchia di Thanos.
Lo abbiamo visto muovere i primi passi in un mondo che sembrava decisamente più grande di lui (forse più grande di chiunque) facendosi trovare sempre pronto e preparato. Così tanto da meritarsi la fiducia incondizionata di Steve Rogers, che non ci ha pensato due volte quando ha dovuto scegliere un erede. Lo scudo era pesante, ma non così impossibile da sollevare, nonostante in tanti abbiano cercato di non farglielo impugnare.
Un nuovo mondo, un nuovo Captain America
“Tu non sei Steve Rogers”.
Una frase che è una zavorra. Detta da chiunque, pensata persino dallo stesso Sam, che nonostante tutto ancora non riesce a sentire suo quel nome, Captain America.
Eppure nella parte iniziale del film sembra leggitimato da tutti, persino da quel Presidente che poi gli urlerà in faccia quelle parole così pesanti: Thunderbolt Ross qui viene tratteggiato come un “Comandante in Capo” dal passato burrascoso (eufemismo, se consideriamo che è stato lui a ideare gli “Accordi di Sokovia” che hanno portato alla Civil War e al conseguente scioglimento degli Avengers), ma che ora vuole comandare senza problemi. Magari avendo un suo personale team di Vendicatori alle sue dirette dipendenze, perché no?
I riferimenti meta-testuali ci sono tutti e nonostante le smentite di rito, è davvero impossibile non notarli: un Presidente che appena viene eletto inizia a scontrarsi con altri Paesi, che subisce un attentato, che ha evidentemente doppi fini e che cerca aiuti “esterni” che possano rafforzare la sua posizione. Vi ricorda qualcosa?
Gli sceneggiatori di Captain America: Brave New World guardano alla realtà per costruire un thriller che vorrebbe inserirsi in un percorso tracciato da Captain America: The Winter Soldier, il secondo film della saga, da molti considerato uno dei punti più alti della prima fase MCU…Però non ce la fa. Nonostante le premesse e le ottime idee buttate sul tavolo, il film diretto da Julius Onah non riesce proprio a spiccare il volo come dovrebbe.
Intendiamoci: non ci troviamo affatto di fronte a un disastro, anzi. Questa quarta pellicola interamente dedicata a Cap funziona ed è un ottimo prodotto d’intrattenimento, ma la sensazione – fortissima – è che si volesse fare, almeno nelle intenzioni, molto di più. Sembra un film con il freno a mano tirato e nonostante tutte le riscritture che sappiamo esserci state, le riprese aggiuntive e i vari correttivi fatti fino a poche settimane prima dell’uscite nelle sale, quello che doveva essere un film di “ripartenza” appare solo come un film di passaggio.
Ed è davvero un grande peccato. Perché il personaggio di Sam negli anni è stato fatto evolvere nella maniera più giusta, dosandolo al punto giusto: ora però è tempo di farlo esplodere, di farlo volare in alto. Ha senso mettergli immediatamente una spalla dalla battuta sempre pronta (essendo già lui un personaggio “simpatico”)? Ha senso fargli condividere continuamente lo schermo con altri personaggi che inevitabilmente ruberanno la scena? Insomma, doveva essere il film della consacrazione, ma non riesce a esserlo fino in fondo.
Veniamo a Harrison Ford, uno special guest che mai ci saremmo immaginati di vedere non solo ne Marvel Cinematic Universe, ma addirittura in un ruolo del genere, quello di Hulk Rosso. Lo storico interprete di Indiana Jones e Han Solo fa il suo, si diverte quanto basta e porta a casa il risultato senza troppi affanni. Non sapremo mai quanto realmente fosse convinto di questo personaggio, ma non credo gli sia dispiaciuta come esperienza. La sua interpretazione – per forza di cose – è piuttosto lontana da quella del compianto William Hurt, ma riempie letteralmente la stanza con la sua sola presenza.
Nei film di Cap siamo ormai piacevolmente abituati ad avere delle special guest di prim’ordine: nel già citato Winter Soldier abbiamo infatti visto il grande Robert Redford come Capo dello S.H.I.E.L.D, in Civil War ha debuttato Tom Holland nei panni di Spider-Man e oggi abbiamo addirittura Harrison Ford nel ruolo del Presidente degli Stati Uniti. Insomma, i Marvel Studios hanno sempre avuto un occhio di riguardo per i film della Sentinella della Libertà.
Ora però ci troviamo nel post-Endgame, una sorta di Terra di Nessuno che non riesce a sbocciare definitivamente: tante belle idee, una linea maestra da seguire (quella del Multiverso) che probabilmente non è stata affrontata con la giusta convinzione e con gli Avengers da ricostruire.
Brave New World è un film che appassiona, diverte e riesce persino a sistemare qualcosa in termini di continuity (sì, parliamo proprio del Celestiale apparso in Eternals che finora tutti hanno inspiegabilmente ignorato), ma che sarebbe potuto e dovuto essere qualcosa di più: la vera ripartenza.
Sam potrà essere un ottimo Captain America e un buon leader dei nuovi Avengers: basta solo che i Marvel Studios credano in lui.
Perché camminare (o volare) all’ombra dei Giganti non è semplice per nessuno, dunque aiutiamolo a spiccare definitivamente il volo. Il passato non si dimentica, ma ora bisogna credere nel presente.

Captain America: Brave New World
Anthony Mackie: Sam Wilson / Captain America
Danny Ramirez: Joaquin Torres / Falcon
Shira Haas: Ruth Bat-Seraph
Xosha Roquemore: Leila Taylor
Carl Lumbly: Isaiah Bradley
Giancarlo Esposito: Seth Voelker / Sidewinder
Liv Tyler: Betty Ross
Tim Blake Nelson: Samuel Sterns / Capo
Harrison Ford: Thaddeus "Thunderbolt" Ross / Red Hulk