“Diva Futura”, presentato in anteprima all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, è finalmente arrivato nelle sale cinematografiche. Diretto da Giulia Louise Steigerwalt, il film ripercorre l’ascesa e la caduta dell’omonima agenzia di casting specializzata nella produzione di pellicole pornografiche.”Diva Futura” è la storia di un uomo, Riccardo Schicchi, che con determinato e fantasioso disincanto cercò di ridefinire il concetto di libertà sessuale, sfidando i rigidi tabù dell’epoca.
È la storia delle sue donne: le “artiste”, divenute un simbolo del porno italiano, e la sua fedele segretaria. È, sopratutto, il ritratto del nostro paese in un epoca, quella tra gli anni 80 e gli anni 90, in cui la cultura di massa e la percezione della sessualità sono state profondamente scosse da una visione “amorale ma non immorale”. Noi l’abbiamo visto e queste sono le nostre impressioni.
Una pellicola molto superiore alle aspettative
Dopo essere stato in concorso all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, arriva nella sale cinematografiche “Diva Futura“, uno dei film più attesi di questo mese di febbraio. La pellicola è diretta dalla regista italiana Giulia Louise Steigerwalt, che è alla sua seconda regia dopo “Settembre” (2022) e un carriera significativa come attrice sia nel cinema che nella televisione.
La pellicola racconta la storia dell’omonima dell’agenzia di casting specializzata nella produzione di pellicole pornografiche, ma non è un film sul porno ne, tanto meno, contiene scene erotiche, nemmeno lontanamente esplicite. La Steigerwalt racconta la storia di Riccardo Schicchi, l’uomo artefice di una rivoluzione culturale che ha ridefinito il concetto di libertà sessuale sfidando i rigidi tabù italiani degli anni 80.
“Diva Futura” è la storia ancor prima umana che artistica, delle donne di Schicchi: le sue “artiste” – personaggi apparentemente pittoreschi ma da una personalità profonda e stratificata che sono diventate simboli e icone della sensualità – e delle sue segretarie e collaboratrici che hanno dovuto far leva su un forte spirito di sacrificio e adattamento per sopravvivere e portare a compimento il sogno del loro visionario condottiero.
“Diva Futura” è un film che sa divertire (memorabile la sequenza iniziale con il funerale del pitone di Cicciolina) raccontando un universo eccentrico e, al contempo, emozionare nel descrivere, con la sensibilità dei migliori ensemble cinematografici, la complessa rete di relazioni interpersonali. Nella prima parte, dedicata all’ascesa dell’agenzia, il ritmo è incalzante, sostenuto da una sceneggiatura brillante in cui Pietro Castellitto nella parte dello stesso Schicchi si distingue con istrionica disinvoltura. Al contrario, nella seconda parte – quella della caduta e della fine – il ritmo si placa bruscamente, i dialoghi acquisiscono intensità e l’atmosfera diventa decisamente più pesante.
“Diva Futura” ci ha sorpresi positivamente, rivelandosi molto superiore alle aspettative. È un’opera corale che illumina sotto una luce inedita personalità eccentriche, alcune decise, altre estremamente vulnerabili. “Diva Futura” non racconta storie di imprenditori e pornostar, ma di uomini e donne, con le loro stravaganze, certezze e fragilità. Qui non parleremo di Schicchi, Cicciolina, Eva Henger, Moana Pozzi e Milly D’Abbraccio, ma di Riccardo, Debora, Ilona, Moana ed Eva. Seguiteci !
Debora
Per iniziare a parlare di “Diva Futura” è opportuno partire dall’unica donna di Riccardo che non rientra nella squadra delle sue “artiste”. il nome di Debora Attanasio (interpretata dalla bravissima Barbara Ronchi) potrebbe non dirvi nulla, ma è grazie a questa donna se questo film è stato realizzato. A Roma, alla fine degli anni 80, Debora è una studentessa universitaria con un sogno nel cassetto: quello di diventare una giornalista. Un sogno che si scontra con una realtà ben più triste.
Le rate di un mutuo soffocante e la necessità di trovare un lavoro che le permetta di sopravvivere, l’hanno portata ad accantonare quell’ambizione, tenerla ripiegata nell’ultimo cassetto della sua credenza dei desideri e accettare lavori precari, spesso part time e mal retribuiti. Con lo sguardo basso e due piedi in una scarpa, Debora si presenta nell’agenzia di Riccardo per sostenere il colloquio per la posizione di segretaria. Come una moderna Alice, Debora entra nella tana del Bianconiglio (e delle conigliette), un baraccone colorato fondato da Riccardo e Ilona, animato da paillettes, stravaganze di ogni genere e turgidi capezzoli.
Qui la timida Debora instaura con il fondatore dell’agenzia un rapporto basato inizialmente sul reciproco rispetto che, col tempo, si trasforma in un legame solido e sincero, fulcro narrativo del film. Debora impara presto a gestire non solo i capricci di Riccardo, ma anche quelli delle star del porno che affollano gli uffici dell’agenzia. In cambio, acquisisce una nuova consapevolezza di sé e la grinta necessaria per contribuire al successo di un progetto tanto audace quanto rivoluzionario.
Quel sogno nel cassetto ben riposto si concretizza in una sorpresa che Riccardo non avrebbe fatto in tempo a vedere: un libro che è un memoriale. Il racconto dietro le quinte della stagione più luminosa e romantica del porno italiano. Un mondo «amorale, ma non immorale» come lo stesso Riccardo amava spesso ripetere. “Non dite alla mamma che faccio la segretaria“, pubblicato da Sperling & Kupfer nel 2013, è il testo a cui il film “Diva Futura” è ispirato. In questi giorni potete trovare in libreria, edito da Sonzogno, la versione riveduta e ampliata di due nuovi capitoli, dal titolo “Diva Futura”. Magie del marketing.
Riccardo
“Diva Futura” non è un biopic su Riccardo Schicchi ma, ovviamente, la figura dell’imprenditore e regista siciliano svolge un ruolo centrale nel film. Pietro Castellitto è straordinario nell’incarnare un personaggio gigionesco, un uomo dall’aria sghemba e magnetica. Regista, fotografo e imprenditore, Riccardo era dotato di un fisico esile, il volto emaciato e segnato da una grave forma di diabete, gli occhi inquieti come biglie di mercurio in due scodelle di ceramica, l’andatura goffa, appesantita da un abito sempre troppo largo e da scarpe consumate, come se il tempo e il successo gli scorressero addosso senza mai davvero appartenergli.
Autoritario, sì, ma con un rispetto quasi reverenziale per le donne che lo circondano: le attrici che chiamava “artiste” e le collaboratrici a cui si rivolgeva con un ossequioso “Signorina”. Più che imporsi con il distacco, predicava gentilezza e rispetto. Riccardo seppe cogliere lo spirito dei tempi, trasformando il desiderio in un’industria e le sue muse in icone immortali. Sfidò il perbenismo dell’epoca con un sorriso beffardo un’intelligenza fuori dal comune e sorprendente per il personaggio sgangherato che era.
La sua visione aveva qualcosa di rinascimentale: un gusto raffinato per l’estetica che sublimava la bellezza femminile elevandola a forma d’arte. Detestava che le sue artiste non venissero riprese in volto durante le interviste e ripudiava il realismo brutale di una pornografia che riduceva la donna a mero oggetto di sottomissione. Per lui, il desiderio era un universo da raccontare, non da umiliare.
«Non permettere che il giudizio degli altri ti definiscano. Se lo avessi fatto non sarei qui». Riccardo dispensava questa filosofia alle sue collaboratrici con la stessa naturalezza con cui sfidava il pensiero maschilista, ribaltandone i pregiudizi. Credeva nella libertà delle donne, nella loro autodeterminazione, e nel diritto di scegliere senza vergogna né costrizioni. In un passaggio del film, Moana sottolinea come gli unici provini in cui non subì molestie furono proprio quelli per il cinema hard.
Nel microcosmo surreale di “Diva Futura“, un paese delle meraviglie tra arredamenti kitsch e cavalli a dondolo, vigeva una regola ferrea: il rispetto per tutti. Star del porno e segretarie affaccendate nel soddisfare i capricci del maestro condividevano lo spazio con gattini randagi, accuditi con la stessa dedizione riservata al pitone di Ilona, quest’ultimo considerato come una reliquia preziosa.
Moana
Non poteva essere altrimenti: la figura di Moana è quella più struggente. L’interpretazione sublime di Denise Capezza la trasforma in quella meglio riuscita del nutrito cast di “Diva Futura”. La Capezza è una donna bellissima ma, nonostante la sua avvenenza, non possiede il fisico statuario che fu dell’attrice hard genovese e che ha fatto sognare milioni di italiani. L’attrice napoletana, invece di affidarsi alla fisicità, lavora di sottrazione: tratteggia il personaggio attraverso le espressioni del volto, dosa con cura la modulazione della voce e sfrutta il magnetismo di uno sguardo carico di sensualità. Ne emerge una Moana eterea, un’apparizione celestiale, avvolta da un’aura luminosa che incanta e sovrasta tutto ciò che la circonda.
Donna raffinata, Moana sapeva muoversi con la stessa naturalezza tra i letti di seta e i salotti della cultura. La sua eleganza trasforma chiunque si trovi nei suoi paraggi come la più goffa del mondo. I suoi gesti, lo sguardo, il modo in cui si scosta i capelli e li sistema dietro le orecchie e il crocefisso sulla fronte contornato da un cuore che viene raffigurato nei volantini del “Partito dell’Amore” la rendono un simbolo di sensualità, una dea pagana che il perbenismo non riuscì mai a domare ma che cedette solamente di fronte alla malattia. Moana era una diva consapevole del proprio carisma, ma anche un’anima malinconica.
Non voleva essere solo un simbolo del porno: desiderava superare i confini del genere, affermarsi nel cinema e nella televisione generalista. Eppure, come ripete con amarezza, «Se nasci idraulico, puoi diventare elettricista. Se nasci pornostar, lo rimani per sempre». Nel film la vediamo ferma, immobile, di fronte a una sala cinematografica che rimuove i manifesti di “Amami“ (1992), il suo unico film non hard, pellicola diretta da Bruno Colella e fiasco al botteghino.
La vediamo piangere davanti alla televisione quando capisce di non essere riuscita ad arrivare al ballottaggio per la poltrona di sindaco di Roma. «Sento di essere una sottovalutata», sussurra con gli occhi gonfi e la voce spezzata, perché non le bastava essere una diva. Moana voleva essere un’icona. Lo è diventata, ma solo dopo la morte.
Ilona
Probabilmente la figura più pittoresca dell’universo circense orchestrato da Riccardo è quella di Ilona. Ad interpretarne la parte è la giovane attrice montenegrina Lidija Kordic. La Kordic, sostenuta da una somiglianza sorprendente con l’attrice ungherese, fornisce la sua personale interpretazione di una donna che ha fatto dello scandalo un cavallo di battaglia e che è riuscita a imporre la sua personalità persino in Parlamento.
Ilona è la fatina colorata, una creatura ibrida tra fiaba e peccato, una figura naif che amava indossare una coroncina di fiori e accompagnarsi, durante i suoi spettacoli, con un pitone. Ilona sostenne Riccardo, ebbe una relazione con lui, fu complice di quella rivoluzione culturale che prese forma, inizialmente, con un programma radiofonico dall’erotismo esplicito per poi evolversi con la fondazione dell’agenzia “Diva Futura” e il passaggio al cinema. Il film mostra una personalità molto più forte e profonda dell’apparenza frivola che l’attrice ungherese si sforza di ostentare. Ilona si fa portavoce dei diritti delle donne e di un’educazione sessuale che intende diffondere dalle poltrone del parlamento italiano.
Un atto di sfida, un colpo di teatro perfetto: la musa del desiderio che si sedeva tra politici incravattati, costringendoli a confrontarsi con i loro stessi pregiudizi. Personaggio spesso scostante al quale, nel film, viene riservato un minutaggio minore rispetto alle altre artiste che hanno accompagnato la vita di Riccardo. La pellicola si sofferma sull’attrito con l’attrice Eva Henger, rea quest’ultima di averne preso il posto come compagna affettiva e professionale di Riccardo. Una frattura, ad anni di distanza della morte di Riccardo, mai ricomposta.
Eva
Ultima, non in ordine di importanza, ma di apparizione nella vita di Riccardo, è la figura di Eva, interpretata dall’attrice croata Tesa Litvan. Per stessa ammissione della Litvan, nel copione di “Diva Futura” nelle parti dedicate ad Eva, compare come un mantra la dicitura «con gli occhi lucidi». Eva è la donna che ha dedicato tutta la sua vita all’imprenditore siciliano, donandogli amore, supporto e un figlio. Non ha mai abbandonato il suo amato compagno, nemmeno quando ha interrotto la relazione per iniziarne un’altra con il produttore romano Massimiliano Caroletti (Davide Iachini), suo attuale compagno.
Eva è testimone della prematura scomparsa di Riccardo e della caduta del suo impero. La loro storia è piena di calore ma anche dei problemi, litigi dagli occhi lucidi, come accade tutte le famiglie. Sebbene Riccardo non desiderasse che la bellissima Eva intraprendesse la carriera nell’industria hard, l’insistenza di agenti spietati e la legittima ambizione della donna la condussero a vivere un’esperienza traumatica.
In quel contesto, l’attrice ungherese fu costretta a confrontarsi con il lato più crudo della carriera da pornostar, al di fuori delle mura dell’agenzia “Diva Futura”, suo rifugio sicuro. La carriera nel porno le ha lasciato una ferita profonda, tutt’ora difficile da rimarginare. Nel mondo di Eva, tuttavia, il porno rappresenta una piccola parte della sua vita: lei è l’amore, la famiglia, l’elemento di razionalità che fa breccia in un mondo audace e fantasioso.
“Diva Futura” è al cinema a partire dal 6 febbraio, distribuito da Piper Film.
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Diva Futura
Pietro Castellitto: Riccardo Schicchi
Barbara Ronchi: Debora Attanasio
Denise Capezza: Moana Pozzi
Lidija Kordic: Ilona "Cicciolina" Staller
Tesa Litvan: Éva Henger
Davide Iachini: Massimiliano Caroletti
Paolo Ricci: Mauro Biuzzi
Beatrice Puccilli: Marcellina
Marco Iermanò: Valentino
Jennifer Caroletti: Mercedesz