Con DMZ si inizia un viaggio sul campo di battaglia, in una Manhattan demilitarizzata tra le insicurezze e il terrore di una guerra civile. Attraverso gli occhi di un reporter dovremo affrontare molti pericoli e tenere salda la coscienza per portare a galla la realtà oltre il conflitto. In una nuova edizione ritorna il capolavoro di Brian Wood e Riccardo Burchielli
Lo scorso marzo è tornato nelle fumetterie DMZ, il capolavoro di Brian Wood (fumettista, scrittore, illustratore e graphic designer statunitense cresciuto a Essex Junction, nato il 29 gennaio 1972) e Riccardo Burchielli (fumettista italiano di Peccioli, classe 1975), in una nuova edizione pubblicata da Panini Comics sotto l’etichetta DC Black Label. L’opera nel suo complesso sarà composta da 12 volumi, proprio come avvenne per la prima pubblicazione italiana nel 2007 ad opera di Planeta DeAgostini, con eccezion fatta per il dodicesimo capitolo passato sotto la gestione RW-Lion nel 2013.
Oggi non sarà più necessario attendere ben 5 anni, Panini sta pianificando le uscite trimestralmente nell’ottimo formato in brossura. Ogni volume raccoglierà circa 5 numeri della serie che diede alla luce ben 72 numeri nella sua pubblicazione originale della DC Comics per l’etichetta Vertigo.
Ma cos’è la DMZ?
“Demilitarized zone“, di cui DMZ ne è l’acronimo, è la Zona demilitarizzata di Manhattan, nel cuore della città di New York, nonché il set di tutta l’opera. L’ambientazione dell’opera è una versione futuristica dell’America dove la guerra al terrorismo e una forte crisi economca hanno messo letteralmente in ginocchio il paese. Le trame del primo volume (Sul Campo) ci trasportano in una nazione divisa e in lotta. Da una parte c’è un movimento secessionista noto come Stati Liberi d’America, dall’altra il governo ufficiale degli Stati Uniti.
All’inizio della serie la scacchiera è però ferma. L’isola di Manhattan, a causa della sua posizione geografica e simbolica per la società contemporanea, si trova proprio nel mezzo. Manhattan è una zona demilitarizzata, abitata da diverse centinaia di migliaia di residenti che non appartengono né all’America né ai sedicenti Stati Liberi.
Iniziando questa lettura non troviamo subito un approfondimento dell’attuale struttura politica americana, solo proseguendo nei successivi capitoli scopriremo ulteriori dettagli sullo scoppio della seconda guerra civile. Il movimento secessionista di cui si raccontano le gesta, fonda le sue origini nel Montana rurale per poi ramificarsi rapidamente ad est. Le condanne che questi ribelli avanzano al Governo sono molte, ma sicuramente la più dibattuta è quella che colpisce l’abitudine del Governo di intervenire negli affari esteri ignorandone i problemi sociali.
In quale contesto storico si posiziona l’opera?
L’anno di inizio pubblicazione è il 2006, e l’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle è ancora una ferita aperta per tutti i cittadini degli Stati Uniti, e non solo. Le influenze che questo terribile evento ha avuto nel mondo del fumetto sono dei veri e propri solchi indelebili sulle tavole dei più grandi autori attivi in quegli anni. Possiamo facilmente citare Crisi d’Identità, che nel 2004 è il preludio alla più devastante Crisi infinita dell’anno successivo, sconvolgendo l’Universo DC per sempre. Tema che poi prosegue e viene sviscerato anche nel 2018 dallo scrittore Tom King, dove la sua analisi dello stress post-traumatico mette a nudo le insicurezze più profonde persino nella psiche dell’Eroe.
Dopo l’11 settembre inoltre si sposta un delicatissimo equilibrio nella nazione, quello che aveva sancito per decenni chi fosse “il buono” e chi fosse “il cattivo”. Il sospetto tra i cattdini e l’imprevedibilità delle crisi di governo gettano un’ombra che dai fatti di cronaca reale arriva ad avvolgere anche i fumetti americani. Non solo le trame, ma anche i colori si fanno più cupi e DMZ ne è una delle espressioni più alte grazie alle tavole del nostro Riccardo Burchielli. Un disegno maturo, che ci inietta negli occhi le conseguenze che la guerra imprime nella carne e nella psiche di chi la vive. Di chi la subisce.
La linea Vertigo della DC sembra la patria perfetta per questa nuova e drammatica ispirazione artistica. Siamo sotto la guida di Karen Berger, promotore di avanguardismo. DMZ e Pride of Bagdad, di Brian K. Vaughan e Niko Henrichon sorgono insieme, ma la seconda storia racconta la brutalità e il dolore della Guerra in Iraq, stravincendo il premio “IGN Graphic Novel of the Year“. Al contrario Brian Wood con DMZ decide di narrare una sua personale visione dei conflitti e delle lotte sociali che logorano la nazione. Lo fa anche attraverso l’uso di similitudini appartenenti ad una realtà simile alla nostra ma in cui è scoppiata una Seconda Guerra Civile e l’America è ferita ancora una volta al suo interno. Qui un altro equilibrio si sposta per sempre: quello secondo cui il nemico, il pericolo, “l’alieno” proviene solo dall’esterno. La cronaca ha insegnato al mondo che il terrore può colpire anche dall’interno, abbattendo le certezze su cui l’orgoglio e la sicurezza americana si reggeva finora.
Brian Wood inoltre da vita ad una Manhattan che veste i panni sporchi di una Zona Demilitarizzata. Nel mezzo di un conflitto, che come spesso accade, colpisce anche i civili, gli innocenti e le generazioni che la Guerra non l’hanno mai voluta. In questo contesto a mio avviso necessario da sviscerare, il fotoreporter Matty Roth protagonista dell’opera diventa i nostri occhi, le nostre orecchie e in parte anche la nostra coscienza.
Il primo volume Panini: “Sul Campo”
Fatto nostro il contesto generale, possiamo finalmente entrare nel merito del primo volume di DMZ ribattezzato da Panini “Sul Campo”, On the ground il suo titolo orginale e “Sulla Terra” il battesimo (forse non troppo calzante, n.d.r.) della prima edizione arrivata in Italia grazie a Planeta.
In questo primo volume scopriamo che il Governo americano, focalizzato sulle missioni all’estero, ha pesantemente sottovalutato la minaccia che stava sorgendo al suo interno. La ribellione che nasce negli Stati Centrali fa scoppiare una seconda Guerra Civile. Lo Stato di New York è il fronte di guerra, e dispone nel New Jersey le truppe degli Stati Liberi. L’esercito regolare è a Brooklyn, Queens e Long Island.
Manhattan, come abbiamo già sottolineato, si trova isolata nella terra di mezzo tra i due schieramenti: è la DMZ. I civili che sopravvivono nella Zona Demilitarizzata combattono la quotidianità fatta di schermaglie e disordini. Il nostro sguardo in quest’area è dato dal canale Liberty News, che invia un gruppo di giornalisti in esplorazione durante una tregua. Ad entrare nella DMZ sono il giornalista premio Pulitzer Victor Ferguson, il giovane fotoreporter Matthew Roth che sarà gli “occhi” del lettore e una manciata di militari.
All’ingresso del gruppo la tregua salta, e a salvarsi è solo Matthew. Nel tentativo disperato di trovare riparo il protagonista incontra una ragazza di nome Zee, che tenta di aiutare alcuni feriti avendo fatto qualche anno di medicina prima dello scoppio del conflitto. Matty (diminutivo di Matthew Roth) scopre l’anarchia che regna nella DMZ ma rimane altrettanto sconvolto dallo spirito di sopravvivenza di chi la popola. Ha inizio un cammino pieni di insidie, dove le istituzioni non esistono più e dove il dovere di un giornalista è quello di raccontare al mondo i terribili fatti che lo circondano.
Perché dovreste leggere DMZ?
DMZ è sicuramente molto di più di quanto abbiamo finora analizzato, e i 13,00 euro del primo volume solo il prezzo del biglietto per la Zona demilitarizzata. Questo è il motivo per cui vi invito a seguire i prossimi approfondimenti (qui su MegaNerd) che accompagneranno tutta la serie fino al suo capitolo conclusivo. E se amate le serie Tv dovete anche sapere che è in lavoro un adattamento di DMZ per il piccolo schermo.
Per il ora voglio solo aggiungere un ulteriore elemento che può aiutarvi a trovare la corretta chiave di lettura di questa meravigliosa serie. Brian Wood non è un newyorkese nativo, e per certi versi ha vissuto i fatti dell’11 settembre un po’ come li abbiamo vissuti noi, a chilometri e chilometri di distanza. Questo ci da garanzia che tra le mani non abbiamo una lettura che racconta l’orgoglio americano, o per contro una polemica anti-sistema che sa di “già letto”. Tutt’altro. Sfogliando DMZ scoprirete come si attualizza nella società contemporanea il nostro primordiale istinto di sopravvivenza, come la pietà a volte sia una necessità per chi vive la quotidianità del terrore e infine quanta forza serva a un reporter per pulirsi gli occhi dal sangue e continuare a camminare sulla strada della verità.