Stephen Strange intraprende un viaggio onirico in una dimensione sconosciuta e densa di pericoli che si trasforma ben presto in una missione di redenzione e salvezza nello psichedelico racconto di Tradd Moore “Doctor Strange: Alba e Tramonto“.
Gli storici della Letteratura collocano l’ambientazione temporale della Commedia dantesca (quindi il cosiddetto “tempo della storia”) nell’anno 1300 che, nell’opera allegorica di Dante, acquisiva molteplici significati, su tutti coincideva con l’anno del primo giubileo della storia indetto da Papa Bonifacio VIII. L’incipit della Commedia – che sarebbe diventata “Divina” solo successivamente grazie a Boccaccio – lo conosciamo tutti: pertanto non ve lo riporto ma se lo avete ripetuto nella vostra mente leggendo queste primissime righe, sappiate che è lo stesso pensiero che ho avuto leggendo le prime pagine di “Doctor Strange: Alba e Tramonto“ di Tradd Moore.
L’opera in quattro parti (e numerosi sotto-capitoli) è stata recentemente pubblicata in Italia da Panini Comics raccolta in un unico volume brossurato dalle dimensioni non standard – 23.4 x 33 cm contro i 17 x 26 dei comicbook tradizionali – e dal fortissimo impatto visivo (e, probabilmente, di-visivo) che hanno visto il disegnatore cimentarsi anche come sceneggiatore, accompagnato ai colori da Heather Moore.
Doctor Strange: Fall Sunrise (questo il titolo originale), come avrete intuito, si apre con il Doctor Strange perduto in una “selva” a lui sconosciuta: per questo oscura ma caleidoscopica nella propria intrinseca natura. È forse morto? È vivo? Perché è lì? Con quale proposito, missione o per la volontà di chi è così lontano da casa? Ciò che noi, insieme a lui, intuiamo è che i pericoli sono imminenti e, che si tratti di “questa vita o nell’altra”, bisogna rimboccarsi le maniche per sopravvivere.
È l’Alba di un nuovo giorno, una campana rintocca e Stephen Strange si risveglia all’ombra di un albero dalla chioma foltissima. È stordito, come quando ci si riprende dal sonnellino dopo aver mangiato pesante. Così disorientato che non capisce, addirittura, se sia vivo o morto. La distorsione iridea che lo colpisce è spiazzante e lo fa perdere in un turbinio fluido di forme ed elementi che si mescolano vertiginosamente. Stephen Strange è lontano da casa ma non sa esattamente dove. E allora non gli resta che addentrarsi nel cuore della selva dopo aver incontrato le fiere premonitrici.
Intanto, in lontananza, la campana rintocca di nuovo mentre la nebbia si dirada nella mente dello Stregone Supremo per far posto ad incantesimi e magie che possano permettergli di (soprav)vivere in questa nuova realtà in cui non è affatto finito per caso. Una tigre lo minaccia, un guerriero lo imprigiona, un diavolo lo chiama a sé. Rapito e poi gettato nell’arena, ricostruirà pezzo a pezzo la propria memoria ed andrà a combattere per portare a termine la propria missione: la salvezza e la preservazione della Vita. Non solo la propria ma la Vita in quanto tale.
Alba e Tramonto è un racconto intenso e stratificato, ricco di elementi grafici e narrativi che non rendono particolarmente leggera la lettura. Si potrebbe classificare come un’avventura mistico-religiosa-spirituale, dove Alba e Tramonto, accompagnate dal rintocco delle campane, sono gli estremi della Vita. Tradd Moore si cimenta in una storia ambiziosa e ricca di riferimenti all’arte, alla filosofia e alla religione, mettendola in scena attraverso il proprio tratto onirico e psichedelico, con l’impostazione della tavola liberissima e caleidoscopica, come il ventaglio di colori utilizzati da Heather Moore. Caratteristiche che, poi, cerca di trasferire anche alla sceneggiatura.
L’autore è un artista che si è fatto apprezzare nel mondo dei comics per il suo stile riconoscibilissimo e peculiare (per esempio, in Silver Surfer: Black su testi dell’amico Donny Cates). Qui si cimenta nel ruolo di autore completo ma sono ancora una volta le sue tavole quelle che colpiscono subito il lettore. Nella dinamicità delle azioni e degli ambienti e nella fluidità dei corpi dei personaggi, le influenze e gli omaggi di Moore al Quarto Mondo o agli Eterni kirbiani e alle storie di Ditko sul personaggio sembrano essere lampanti. Addirittura potremmo riconoscere dei richiami surrealisti a Dalì, in particolare con una tavola specifica che vi invito a ricercare e riconoscere. Il design esasperato delle forme affusolate dei personaggi mostra la ricerca continua del movimento all’interno della storia, una distorsione ottica della “nostra” realtà per immergerci nell’altra in cui Steven è prigioniero.
Forse – e qui tentiamo di allacciare i fili tra la sceneggiatura ed il comparto grafico – la scelta di questo specifico character design ha uno scopo preciso: i corpi “tendono” verso l’alto e, nel loro essere slanciati, sono contenitori di qualcosa che vuole innalzarsi. Potremmo parlare facilmente di anima e di Dio e non sbaglieremmo. Il viaggio di Strange, in effetti, non può non essere letto come un viaggio, innanzitutto, spirituale. Il senso di smarrimento iniziale non lo abbandona mai, perché la sua missione, la sua storia è completamente in divenire. Questo sentimento viene trasferito al lettore, che si perde non solo nella trama ma anche all’interno delle tavole psichedeliche ed esplosive. Strange è alla ricerca di sé, del luogo a cui appartiene mentre opera su due realtà differenti, rischiando la propria morte per dare la Vita. Stephen Strange ha i capelli lunghi, il viso segnato dalla sofferenza, il dolore delle proprie mani perché, in Alba e Tramonto, è un Cristo in missione. E non dobbiamo intenderlo solo nella nostra tradizione cristiana.
Gli elementi, gli altri personaggi onirici ed imponenti, che Moore inserisce nella narrazione non sono “originali”: come nella più grande tradizione di Marvel Comics che ha riadattato personaggi di varie mitologie per il proprio pantheon di personaggi (da Thor a Zeus a Giglgamesh), l’autore fa interagire il protagonista con gli Eoni. I personaggi di Bythos e Sophia, infatti, sono rappresentanti del Dio primo, in quanto emanazioni di esso, in alcuni sistemi gnostici (lo gnosticismo è una dottrina filosofica di carattere iniziatico ampiamente diffusa tra il I e IV secolo d.C.) che, con il sistema degli Eoni, può essere declinato anche nella “traduzione” di eventi cardine di religioni monoteiste – dalla creazione all’apocalisse – e i ruoli delle figure in esse contenute. Pertanto, Strange risulta non solo graficamente ma anche funzionalmente un Cristo in quanto emanazione “corporea” di Dio con il compito di combattere il Male e preservare la Vita, prima del Tramonto. Sarà sufficiente – o sarà fatta – la sua Volontà?
I testi di Moore sono carichi di tensione, di non facile digestione nella loro “spiritualità” ricercata e nei riferimenti alla filosofia (platonica, aristotelica, neoplatonica), alla religione, alla letteratura (la Commedia, appunto) e a fumetti (Berserk, Devilman). Nelle sue stratificazione, eterogeneità di generi e commistioni, nell’utilizzo di personaggi comprimari che non sono creati ex-novo, Alba e Tramonto rimane comunque una storia sul Doctor Strange. L’autore, infatti, non perde il fuoco sul protagonista e anche nella sua rappresentazione e funzione messianica ne recupera i tratti fondamentali: un pizzico di superbia e la responsabilità di essere l’eroe di tutte le realtà. In particolare, Stephen riesce ad essere una volta di più “Dottore”… anzi, addirittura ostetrico!
L’edizione di Panini Comics è (quasi) perfetta: il formato più grande riesce ad esaltare il senso di slancio che caratterizza tutta l’opera, esalta le tavole e permette al lettore di immergersi nelle realtà del racconto, apprezzando l’enorme lavoro nei disegni e nel colore. Forse avremmo preferito a completamento della storia l’inserimento di qualche redazionale, per permettere di cogliere meglio la presenza di alcuni elementi. D’altra parte, la totale sospensione dell’incredulità – che ben riesce all’autore – permette al lettore di godere di un’opera che si presta a diverse intensità di lettura: per puro intrattenimento, per leggere un racconto più ricercato così da coglierne tutti i riferimenti o per godere dell’arte di Tradd Moore.