Attraverso i portali temporali dell’affascinante Time Hotel, Doctor Who e Gioia visitano epoche diverse, affrontano pericoli mortali e cercano di sventare un malefico complotto ai danni della Terra, il tutto avendo come sfondo il Natale, dappertutto e in contemporanea
Questo Natale Doctor Who ha davvero portato Gioia ai Mondi, pertanto si può assolutamente affermare, da parte mia senza alcuna riserva, che Steven Moffat ha nuovamente centrato l’obiettivo. Dopo il grande ritorno dell’ex showrunner del Dottore con L’Algoritmo della Morte, il terzo episodio dell’ultima stagione disponibile su Disney+, Steven Moffat ci regala un’altra perla scrivendo la storia al centro di questo Speciale di Natale 2024 di Doctor Who, diretto da Alex Pillai, che spiana al TARDIS le rotte del tempo e dello spazio verso le avventure della seconda stagione, (che a livello internazionale, Italia compresa, saranno come sempre disponibili su Disney+), al momento previste per un generico 2025 e di cui potete leggere l’articolo a commento del trailer proprio qui, su MegaNerd.
Doctor Who – Gioia ai Mondi
Se pensavate di trascorrere un Natale tranquillo fatto di pace e ringraziamento, mettete da parte questo proposito, (come del resto ha ormai fatto da tempo il Dottore stesso) perché quando il Signore del Tempo atterra con il TARDIS, per di più durante le Feste, non si sa mai quale piega potranno prendere gli eventi ed è quello che ben presto ha modo di scoprire sulla sua pelle Gioia quando apre una porta segreta che conduce al pittoresco Time Hotel, solo per trovarsi di fronte a pericoli, dinosauri e ad un misterioso viaggiatore del tempo e dello spazio noto unicamente come il Dottore.
Il tutto mentre un piano mortale sta per dispiegarsi sulla Terra, giusto in tempo per Natale. Nel corso del dipanarsi delle vicende si ha modo di rendersi conto del fatto che, soprattutto se si è veterani dell’Whoniverse, Moffat sembra proprio non aver perso il suo tocco artistico dimostrando di saper equilibrare bene emozione, umorismo e un sana dose di follia. Del resto, il più grande talento di Moffat è sempre stato quello di sfruttare tematiche tipiche della fantascienza, ma allo stesso tempo divertenti e semplici, con cui però fare le cose più straordinarie e stravaganti.
Il Time Hotel ne è il più limpido esempio in questo Speciale. In questo hotel non troverete camere in cui soggiornare, bensì ciascuna delle sue porte conduce ad una diversa epoca temporale che gli avventori del Time Hotel hanno modo di vivere e sperimentare in prima persona. Uno stratagemma narrativo brillante che lascia spazio a molteplici opportunità, ad esempio assistere al Dottore che usa un treno nel 1962 per aprire un’antica tomba nel 1º secolo d.C. usando una corda parte dell’equipaggiamento di un campo base sull’Everest nel 1953, attraverso i corridoi del Time Hotel, in grado di far convivere più flussi temporali senza creare paradossi.
Il Time Hotel dunque svela anche un simpatico mistero, quello della classica porta presente in ogni hotel e immancabilmente impossibile da aprire, che per l’appunto non è altro che un portale verso il Time Hotel. Accanto a questo, vi è anche il ben più solido mistero della valigetta che continua a passare di mano in mano e mentre ciò avviene il ritmo con cui ogni piccolo dettaglio al riguardo viene rivelato è fantastico, poiché continua a darti nuove opportunità di elaborare le più svariate teorie.
Il Dottore ha addirittura modo di interagire con la sua versione del futuro che, grazie ad un paradosso creato tramite il Time Hotel, giunge in tempo per fornire al sé stesso del passato il codice per impedire alla valigetta di esplodere. Si tratta di un vero e proprio pugno allo stomaco emotivo, questo confronto tra le due versioni del Dottore provenienti da due diverse zone temporali, ma anche molto efficace e brillante al fine di sottolineare la solitudine che sistematicamente affligge il Dottore.
Il titolo dello Speciale di Natale, prende per l’appunto il nome da Gioia (Nicola Coughlan), una giovane donna leggermente nervosa, ma che nonostante tutto non si perde d’animo, soprattutto quando la notte di Natale 2024 fa il check-in presso il Sandringham Hotel e involontariamente finisce per incrociare il suo cammino con quello del Dottore, cosa che la porterà a vivere una vera e propria avventura in compagnia del buon Signore del Tempo e come accaduto spesso in passato anche per altre companion, questa avventura le sarà d’aiuto per comprendere il suo vero valore e posso aggiungere letteralmente! La performance della Coughlan si dimostra vivace, impacciata e leggermente fuori scala ed è perfettamente coerente e adatta al personaggio di Gioia.
Lo spettatore è perfettamente conscio che sta per assistere ad una classica storia di Doctor Who con al centro il tipico personaggio che si sa già non essere destinato a trattenersi a lungo al fianco del protagonista. Gioia sembra infatti essere a dir poco spaesata e quando finisce con l’incrociare il suo cammino con quello del Dottore viene strappata dalla sua comfort zone per affrontare qualcosa di meraviglioso a arrivare a ricevere infine un addio agrodolce.
Coughlan risalta ancora di più, se si considera anche il fatto che parte dell’episodio lo trascorre sotto la suggestione post-ipnotica causata dalla malvagia valigetta che contiene il seme per far nascere una stella. La valigetta, infatti, condiziona a mettere in atto tutto ciò che è nel migliore interesse del Seme Stellare. Quando la connessione viene interrotta consegnandola a un’altra persona, il personaggio che aveva tenuto precedentemente in mano la valigetta, vede le sue funzioni motorie cominciare ad arrestarsi, fino a morire disperdendosi in atomi.
Il Seme Stellare è il cuore del piano della Villengard per creare una fonte di energia illimitata e su misura, con il piccolo ma non trascurabile problema dato dal fatto che la rinomata fabbrica d’armi ha erroneamente calcolato i tempi necessari per la sua maturazione e questo mette a rischio la vita sul pianeta Terra. Per quanto riguarda Gioia dunque è sicuramente un personaggio che, come anzidetto, è immediatamente riconoscibile, interpretato con questa grande energia, ma allo stesso tempo proprio questa grande energia permette di rendersi conto di come mascheri un disagio e un’inadeguatezza legati ad una situazione che si percepisce essere parte di un trauma passato di Gioia.
Come suddetto, le apparenze però ingannano, perché ben presto ci si rende conto di come in realtà la vera protagonista, tuttavia, non è Gioia, ma un personaggio che inizialmente sembra destinato ad essere secondario: l’addetta alla reception del Sandringham Hotel Anita (Steph de Walley). Moffat è riuscito infatti a creare una speciale connessione tra Anita e il Dottore, un legame fatto di piccoli, ma intimi e teneri momenti che non possono che scaldare il cuore.
Quando Il Dottore si ritrova infatti bloccato sulla Terra nel 2024, in attesa di poter accedere nuovamente al Time Hotel attraverso l’Exeter Hotel di New York la vigilia di Natale del 2025, lui ed Anita lavorano insieme, giocano a diversi giochi da tavolo e chiacchierano del più e del meno, al pari di una coppia di lunga data, al punto da far dimenticare che uno dei due è in realtà un alieno.
Il personaggio di Anita è straordinario nella sua semplicità e visto che il Dottore le ha offerto un’opportunità per lavorare al Time Hotel, spero che un giorno possa venire ripreso, mai dire mai! Personalmente, ho sempre ritenuto che non abbiano mai sfruttato abbastanza queste occasioni. È sempre entusiasmante invece assistere al Dottore costretto in una situazione in cui deve vivere come una persona normale.
Le scene in cui assistiamo al Dottore mentre conduce la sua vita un giorno alla volta facendo le cose più normali di tutti i giorni, mentre si occupa della manutenzione in giro per il Sandringham Hotel rende il tutto un po’ più magico.
Si tratta di occasioni rare, ma molto speciali perché permettono di assistere ad uno spaccato della tipica vita quotidiana di un Signore del Tempo, un’occasione a cui, per l’appunto, non siamo molto abituati essendo più frequenti i frenetici momenti di azione volti a cercare di salvare qualche pianeta in difficoltà o riportare la storia sui giusti binari. Dunque, la parentesi del Dottore bloccato sulla Terra è stata la parte dell’episodio che per me è stata di maggior successo, se proprio dovessi trovargli qualcosa che non va è che forse pecca un po’ di coesione. Non dovrebbe infatti sembrare che ci stiamo prendendo una pausa dall’episodio a metà strada.
Nonostante ciò, le divertenti scene d’azione, le ottime battute e il ritmo elettrizzante non fanno calare l’attenzione e se vogliamo alla fine è tutto ciò che dovrebbe fare davvero uno speciale di Natale.
Le battute dei dialoghi strappano sempre un sorriso, ma senza monopolizzare l’attenzione su di esse.
Ad esempio, dopo che Il Dottore si è preso la responsabilità di aggiornare la navigazione satellitare nell’auto di Anita, lei chiede perché il veicolo sia divenuto improvvisamente blu e non la porti mai dove vuole, ma sempre dove più gli è necessario. Esegue upgrade di tutti gli elettrodomestici del Sandringham Hotel rendendoli più grandi all’interno. Inizia a collezionare minuscole figurine del TARDIS, facendo una divertente battuta su come sia stranamente facile trovarle online in diverse versioni.
Menzione d’onore alla divertentissima scena che mostra la genuina espressione di preoccupazione del Dottore quando Anita gli passa uno sturalavandini e lui le chiede se per caso sia armato: un chiaro e spassosissimo riferimento ai Dalek.
Quando alla fine Gioia decide di divenire tutt’uno con il Seme Stellare e sacrificarsi, potrebbe apparire un po’ stucchevole, ma in realtà non è così: innanzitutto perché è proprio quello che nello specifico un tipico Speciale di Natale di Doctor Who dovrebbe fare e in secondo luogo quello che forse l’intera serie dovrebbe tornare a fare, magari sacrificando un po’ la complessa ed elaborata scrittura in favore delle emozioni e del coinvolgimento del pubblico, obiettivo centrato da questo Speciale e verso il quale lo showrunner Russell T Davies sta cercando di far tornare il franchise.
Tornando a monte, mentre Gioia si sacrifica devastando il Dottore con l’ennesima perdita, Gioia puntualizza come in realtà non stia morendo, dato che in questo modo continuerà a brillare sulla Terra e a vegliare su di essa e anche sul Dottore, nella speranza che non rimanga solo, ma corra al più presto alla ricerca di un nuovo amico. Ai più navigati Whovians sarà saltato subito all’occhio come il sacrificio di Gioia sia un omaggio allo storico Speciale di Natale 2007, scritto da Russell T Davies e con ospite Kylie Minogue, Il Viaggio dei Dannati, in cui Astrid (il personaggio interpretato da Minogue) a sua volta si sacrificò per salvare il Dottore, dissipandosi in atomi.
Seguono poi una serie di scene finali che anche se magari non aggiungano nulla di più se non, in alcuni casi, un piacevole occhiolino alla prossima stagione sono sicuramente molto accattivanti. Sto innanzitutto facendo riferimento proprio al piccolo cameo di Ruby (Millie Gibson), mentre chiama sua madre, scena che da subito innesca numerose elucubrazioni in merito a in cosa potrebbe trovarsi coinvolta nella prossima stagione.
Dal teaser trailer della stagione due, sappiamo infatti che ritroveremo il personaggio di Ruby tra i ranghi della UNIT. Non si può poi non considerare la scena con la mamma di Gioia in ospedale. Quando la madre di Gioia riconosce che la figlia è diventata una stella muore felice e mentre trapassa, sembra trasformarsi in una sorta di polvere stellare che sale verso la stella di Gioia, concretizzando così le speranze di Gioia di potersi riunire con lei e sanando così anche il rimpianto per non aver potuto starle accanto durante l’ esalazione del suo ultimo respiro a causa delle restrizioni.
A quattro anni di distanza, Moffat invita infatti a tornare a riflettere sui tempi bui legati alla pandemia. Le risposte emotive saranno state sicuramente molteplici, personalmente le ricondurrei a due: da una parte, potrebbe essere visto come un toccante omaggio in memoria di coloro che non ci sono più o hanno subito delle perdite a causa del Covid, uno dei momenti tra i più cupi della nostra comune storia come esseri umani, momento che, magari in misure diverse, è però stato sicuramente difficile per tutti.
Dall’altra parte c’è chi potrebbe sollevare l’obiezione che si tratti di una mossa facile e strategica per ottenere una reazione da parte pubblico. Onestamente conoscendo il lavoro di Moffat non credo proprio fosse il suo intento, ma potrei anche sbagliarmi ovviamente. Ad ogni modo, io mi schiero con la prima lettura interpretativa di questa scena in particolare.
Infine, la grande rivelazione del finale: la stella nata dalla fusione tra Gioia e il Seme Stellare è nientemeno che la stella di Betlemme, di cui possiamo ammirarne il profilo, mentre nel 1 secolo d.C il Dottore la osserva splendere commosso. Un finale che ho trovato perfettamente in linea con quello che è il leitmotiv che da sempre ha contraddistinto gli Speciali di Natale di Doctor Who, un finale che personalmente mi ha davvero commosso.
In conclusione, si potrebbe dire che Gioia ai Mondi è tutto ciò che i fan potrebbero desiderare da uno speciale di Natale di Doctor Who e forse anche di più, grazie ad alcuni momenti e scene di cui probabilmente non sapevano nemmeno di avere bisogno o di esserne alla ricerca.
Buon Natale a tutti voi e ai vostri cari!
P.S.: Al momento non è dato sapere quale sarà il futuro della serie a lungo termine, dato che giungono pareri discordanti in merito ai frutti prodotti da questa nuova gestione Davies. Nonostante ciò, intanto, Doctor Who ci invita a tornare a bordo del TARDIS nel 2025 con la stagione due. Pronti a tornare nel vortice del tempo per nuove avventure nel tempo e nello spazio?
Il trailer dello Speciale di Natale 2024 di Doctor Who: “Gioia ai Mondi” (Joy to The World):
Doctor Who Speciale Natale 2024: Gioia ai Mondi
Nicola Coughlan: Joy
Ncuti Gatwa: Il Dottore
Jonathan Arism: Melnak il Siluriano
Peter Benedic: Basil
Julia Watsonm : Hilda
Niamh Marie Smith: Sylvia
Phil Baxter: Edmund Hillary
Samuel Sherpa-Moorem: Tenzing Norgay
Steph de Whalley: Anita