Prosegue il viaggio del nuovo Doctor Who e di Ruby attraverso il tempo e lo spazio e, questa volta, nel bel mezzo di un campo di battaglia, la tensione sarà a dir poco palpabile.
Con questo terzo episodio della nuova prima stagione di Doctor Who, torna alla sceneggiatura Steven Moffat, il brillante showrunner da sempre presente nella storia della serie, a partire dal primo reboot del 2005.
Ci tengo infatti a ricordare che Steven Moffat ha scritto tra i più apprezzati episodi di Doctor Who già nel corso della prima era Davies, diventando poi capo sceneggiatore e produttore esecutivo della serie dal 2010 al 2017, gestendo le ere dell’Undicesimo (Matt Smith) e Dodicesimo (Peter Capaldi) Dottore, nonché autore del celebre episodio celebrativo del 50º Anniversario: Il Giorno del Dottore.
In merito al suo ritorno come sceneggiatore del terzo episodio di questa nuova prima stagione, Steven Moffat ha dichiarato:
“Il motivo per cui sono tornato è che ho pensato: ‘E se mettessi il Dottore in un pericolo incredibile, nel mezzo di un campo di battaglia, e gli togliessi una cosa che fa sempre, una cosa su cui fa sempre affidamento?’”
Doctor Who – L’Algoritmo della Morte
Il terzo episodio, L’Algoritmo della Morte (Boom), scritto da Steven Moffat e diretto Julie Anne Robinson, vede il Dottore (Ncuti Gatwa) e Ruby Sunday (Millie Gibson) arrivare su Kastarion 3, un pianeta desolato e devastato dalla guerra:
“Un mondo devastato dalla guerra ai confini più remoti della galassia, Kastarion 3 è tutto trappole, fumo, fango, pericolo e rovine. I Kastarion stessi non possono essere visti, nascosti nella nebbia. Il Dottore si ritrova intrappolato, Ruby è in pericolo più che mai, e stanno entrambi per incontrare qualcuno che potrebbe, un giorno, cambiare le loro vite per sempre.”
Il Dottore calpesta accidentalmente una mina e deve in qualche modo trovare una soluzione per salvare se stesso, Ruby e un intero pianeta senza muoversi.
Si tratta di un’avventura in pieno stile Moffat, il quale non è nuovo a questo tipo di scrittura, rinomata è infatti la sua bravura nel realizzare episodi come questo: un unico scenario, pochi personaggi in gioco e una palpabile tensione che porta l’adrenalina dello spettatore a mille.
La storia che ci viene mostrata in L’Algoritmo della Morte si svolge unicamente all’interno di questa voragine nella quale si trova la mina calpestata accidentalmente dal Dottore e ruota tutta intorno a quest’unica idea che viene sviluppata lungo l’intera durata dell’episodio, con colpi di scena dietro ad ogni angolo.
Sin dall’inizio, l’episodio si assicura immediatamente di far presente allo spettatore quanto, in questa guerra condotta dai Chierici, (personaggi creati da Moffat durante la sua gestione) gli stessi stiano combattendo un nemico altamente pericoloso: i Kastarion, le creature indigene del pianeta, le quali però non sembrano essere visibili, stando infatti alle dicerie che si rincorrono sul campo di battaglia, sarebbero in grado di mimetizzarsi nel fango o nella nebbia.
L’idea di un nemico in agguato nel fango o nella nebbia crea una grande tensione di fondo, mentre il Dottore cerca di salvarsi, e il tutto viene appesantito dalla tragica fine a cui rischiano di andare incontro i soldati su questo campo di battaglia, vale a dire liquefatti e compressi in un tubo compattato di carne con in cima un proiettore olografico in grado di riprodurre il defunto che “riprende vita”, in parte, grazie ad un sistema di intelligenza artificiale.
È proprio qui che entra in gioco un altro degli elementi fondamentali di questo episodio: l’algoritmo di Villengard, concepito dalla famosa fabbrica di armi (vista in rovina sul pianeta di Villengard nell’ultimo episodio con protagonista il Dodicesimo Dottore di Peter Capaldi).
L’algoritmo di Villengard è il pretesto usato da Moffat per fare una pesante critica alla società moderna, prima fra tutti, la spietatezza che risulta dall’avidità aziendale, ne sono un esempio le stesse mine intelligenti, in grado di teleportarsi e dotate di luci e sensori particolari, come se tutto fosse un grande e macabro spettacolo della morte.
L’idea stessa che sta dietro queste particolari mine, il fatto che possano esplodere solo quando il suo algoritmo sarà sicuro che ci sia un essere vivente sopra di esse, crea una velata ansia nello spettatore ad ogni movimento accennato dal Dottore e ad ogni parola che lo stesso pronuncia, perché ogni picco di adrenalina, ogni emozione provata è in grado di alterare la pressione sulla mina e determinare la fine di ogni cosa.
A tutto questo si aggiunge anche una peculiare riflessione, esplorata grazie alla narrazione della storia al centro di questo episodio, su quanto il nostro tempo sia dipendente dagli algoritmi.
L’algoritmo valuta infatti la vita umana dei soldati quel tanto che basta per assicurarsi di rimanere nel parametro del budget necessario per proseguire la guerra e continuare a comprare le armi per combattere, se il prezzo della tua vita è troppo alto, anche di poco, non sei più utile, sei solo un costo che va eliminato.
Lascio scoprire l’ironia che emerge quando i Chierici scoprono, grazie al Dottore che li fa ragionare, che in realtà stanno combattendo contro un avversario che non esiste.
Ma, questo non è l’unico aspetto su cui l’episodio vuole farci riflettere.
Come detto precedentemente, i Chierici sono dei vecchi personaggi introdotti da Moffat durante la sua gestione, apparsi per la prima volta nel corso della quinta stagione della serie e anche in seguito.
Si tratta di soldati religiosi del 51º secolo, un’epoca in cui la Chiesa ha espanso la sua influenza ed è divenuta profondamente militarizzata.
Quando Moffat introdusse questi personaggi, e l’idea che vi sta dietro, gli stessi non vennero mai approfonditi in modo eccessivamente specifico, se non ai fini delle trame orizzontali di cui sono stati parte.
Ecco che con questo episodio, attraverso il Dottore, viene condannato apertamente ciò che viene fatto e sostenuto dai Chierici.
Il Dottore mette infatti in guardia di fronte ai pericoli di una fede cieca che non si apre alla riflessione su ciò che la circonda.
Per quanto però il Signore del Tempo non sia un appassionato della fede, per sua stessa ammissione, è qualcosa di cui alla fine non può fare a meno.
In tutto questo, il destino a cui va incontro Ruby nel corso dell’episodio, non fa altro che incrementare la pressione, il Dottore si trova tra due fuochi: salvare la sua compagna e la situazione contingente, il tutto senza poter fare l’unica cosa che fa sempre: correre per intervenire.
Alla fine, tutto si risolve per il meglio, ed è questa la cosa fantastica di questo episodio, lo spettatore sa perfettamente che Ruby e il Dottore non moriranno, (anche perché hanno di fronte a loro ancora più di metà stagione), nonostante questo però lo spettatore non può non essere dominato dalla palpabile tensione prodotta da questa situazione costantemente “sul filo del rasoio”.
Parlando della fotografia e degli effetti speciali, ancora una volta si dimostrano di alto livello, basta semplicemente prendere ad esempio il panorama che ci viene offerto di Kastarion 3, in quei pochi minuti a cui assisti all’alba che giunge sul pianeta, ti ritrovi di fronte ad uno spettacolo magnifico.
Ma sono soprattutto i personaggi che, in particolare in questo episodio, aggiungono nuovo mistero a questa nuova stagione di Doctor Who.
Tralasciando la piccola Splice Alison Vater (Caoilinn Springall) personaggio che a mio parere ho trovato un po’ sacrificato, quasi come se fosse inconsapevole della situazione che la circonda; spicca innanzitutto il personaggio di Susan Twist, che in questo episodio interpreta l’intelligenza artificiale delle Ambulanze.
Non a caso ho scritto: “in questo episodio”, l’attrice continua infatti a saltar fuori come un penny falso, presente già dal secondo episodio speciale del 60º Anniversario: Wild Blue Yonder, dove ha avuto un cameo come domestica nelle scene di apertura, mentre veniva salutata da Isaac Newton.
Successivamente l’abbiamo ritrovata al concerto suonato dalla band di Ruby nello Soeciale di Natale 2023 The Church on Ruby Road, nel quale interpretava un personaggio senza nome che ha fatto una richiesta alla band: “Puoi fare Gaudete?“.
Infine, è già apparsa nei primi due episodi di questa nuova stagione: nel primo, come uno degli umani che hanno abbandonato la stazione spaziale dei bambini in orbita attorno al pianeta Pacifico Del Rio e nel secondo dove è accreditata semplicemente come “Tea Lady“.
Che siano tutte delle coincidenze? Russell T Davies ha liquidato tutto come una semplice carenza di attori, delle coincidenze a cui non attribuire alcun significato specifico ai fini della trama orizzontale della nuova stagione.
Vista la frequenza delle apparizioni però mi è piaciuta l’idea di stuzzicare su di un possibile complotto.
L’atro personaggio su cui vorrei soffermarmi è quello di Mundy Flynn, ma per il semplice fatto che la stessa è interpretata da Varada Sethu, attrice che, è già stato confermato, affiancherà Ruby e il Dottore nella prossima stagione come nuova compagna di viaggio.
Russell T Davies ha confermato che il personaggio di Varada Sethu sarà collegato alla storia del Dottore e di Ruby, ma non ha voluto dire se si tratterà a tutti gli effetti dello stesso personaggio o di uno nuovo in qualche modo collegato.
Detto questo è stato un episodio davvero intrigante e visto anche l’annunciato ritorno di Moffat alla scrittura, le aspettative erano davvero alte e posso dire senza problemi che, personalmente, sono state ampiamente e positivamente soddisfatte.
Inoltre, grazie a questo episodio, il mistero intorno alla nuova stagione si infittisce ulteriormente e io non vedo l’ora di scoprirlo insieme a voi! Vi aspetto sabato prossimo con la recessione del quarto episodio.
Recensioni episodi precedenti(clicca per leggerle):
Episodi 1-2
Doctor Who | Il next time trailer de: “L’Algoritmo della Morte”
Doctor Who (14esima serie) - Episodio 3
Ncuti Gatwa è il Dottore
Millie Gibson è Ruby Sunday
Joe Anderson è John Francis Vater
Majid Mehdizadeh-Valoujerdy è Carson
Caoilinn Springall è Splice Alison Vater
Bhav Joshi è Canterbury James Olliphant
Susan Twist è Ambulance