Dylan Dog 460 – 32 dicembre

 L’ultimo numero dell’anno del nostro indagatore dell’incubo preferito si porta dietro una piccola, romantica sorpresa. 32 dicembre è la storia di Dylan Dog scritta da Gianmarco Fumasoli. E tanto basta per donarle un insolito afflato. 

recensione dylan dog 460 32 dicembre

Avete presente quella sensazione di grazia che si avverte quando un musicista indie si esibisce con l’orchestra a Sanremo e, magicamente, tutto va a posto?  

Ecco, la sensazione che questo 32 dicembre riesce a regalare è esattamente la stessa. Partendo da un soggetto condiviso con Claudio Lanzoni, Gianmarco Fumasoli, che normalmente ci diletta con le avventure dell’edimburghese Samuel Stern, sceneggia una storia di Dylan Dog che, pur seguendo comunque le regole di ingaggio abituali dell’inquilino di Craven Road, aggiunge un tocco etereo, romantico.  

Lasciandoci, come è giusto che sia, con un finale amaro, delicato come un pugno allo stomaco mentre si cerca di prendere fiato.  

Potrà sembrare un tecnicismo, ma il modo in cui si sceneggiano gli albi in Via Buonarroti è sostanzialmente differente. Contrapposta alla granitica sicurezza di un personaggio che fa scuola dal 1986, Fumasoli (con cui avevamo fatto una bella chiacchierata qui) ci mostra una angolazione differente. Un Dylan che ha tutte le caratteristiche di Dylan, ma lievemente sfasate. Alcuni passaggi morbidi, persino la sua leggendaria sicurezza nell’essere perennemente innamorato dell’Amore è differente. Il Dylan di questo episodio è perdutamente romantico.

I dolori del giovane Dylan Dog

Dylan trova un messaggio nella bottiglia, praticamente come la canzone dei Police, con gli scritti di una ragazza che lo ammaliano da subito. Quindi Dylan cherchez le femme . Non una novità, direte voi, ma che la tariffa non sia le solite 50 sterline si.  Gli scritti di Bianca, conquistano il nostro al punto che si decide a partire e cercare Bianca senza chiedersi se sia ancora viva o se sia mai davvero esistita.

La nota canonica è che ci sono i morti viventi, presenza su Dylan abbastanza fissa (sin dal primo numero, tanto per dire). Ma il tocco etereo del nostro Gianmarco smussa alcuni angoli, addolcendo aspramente la situazione. Il riferimento è a quelle culture un po’ remote dell’estremo oriente dove, annualmente, i morti vengono dissepolti per tornare a partecipare alle attività delle famiglie di origine. 

Non voglio darvi nessun particolare aggiuntivo, ma, credetemi, tutto va ad incastrarsi in una delicatissima quanto decadente storia di effimero amore. 

Il Dylan che ne traspare è forse ameno narcisista del solito, e, avesse ancora senso parlare di continuity nell’albo Bonelli, si potrebbe quasi definire una storia dedicata ai Dolori di un Giovane Dylan.

Un applauso a scena aperta va alle matite di Francesco Dossena che si diletta con un tratto rarefatto, solcato da ombre tenui e linee morbide.  

La sua Bianca è una attrazione morbosa. Splendida nella sua precarietà. Il Dylan che ne emerge, ha tratti somatici forse appena più giovanili ed irrisolti (anche sul piano psicologico) del solito, ma ne emerge come un tragicomico Pierrot incapace di resistere ai suoi stessi impulsi.  

La cosa che meraviglia è la leggerezza delle composizioni, che si susseguono come in una storia fuori dal tempo, lasciandoci preda di una storia atipica che non può che conquistare.  

Non che fosse necessario, ma è l’ennesima dimostrazione che il lavoro di Barbara Baraldi come nuova curatrice, sta solo portando nuova linfa al nostro beneamato investigatore.  Anzi, bisongerebbe aggiungere che, in questo nuovo capitolo delle gesta dell’investigatore dell’Incubo, arricchire la palette emozionale e tentare strade nuove è quanto meno doveroso.

Certo per la sperimentazione ci sono altri canali, il Color Fest ad esempio, ma dettare nuove regole di gioco dove gli schemi sono più rigidi potrebbe essere proprio il codice di blocco necessario a spostare in alto l’asticella.


Ryo Flywas

Un nerd che si racconta ai nerd. Scrivo per passioni (al plurale). Conduco il The Flywas Show tutte le sere, venti minuti a sera. il mio sogno? La perfetta collezione di cultura nerd!

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