Da un soggetto del gotha di Image Comics, Robert Kirkman e Marc Silvestri, nasce Hardcore, la serie dell’etichetta Skybound pubblicata in Italia da Saldapress, che prova ad effettuare un esperimento molto interessante: trasportare le emozioni del cinema action sulle pagine di un fumetto. Andiamo a scoprire se, grazie ai testi e alla sceneggiatura di Andy Diggle e alle matite del nostro Alessandro Vitti, l’esperimento può dirsi riuscito
Può un fumetto rilasciare la stessa scarica di adrenalina di un film d’azione? A questa domanda sembra voler rispondere Hardcore, nuova serie action uscita sotto l’etichetta Skybound di Robert Kirkman. Nata da un soggetto dello stesso creatore di The Walking Dead e Invincible, Hardcore può vantare, alla voce ideazione, un altro nome illustre della Image Comics, partner di Skybound: Marc Silvestri, fondatore della casa editrice indipendente diventata la terza forza del fumetto americano, creatore di Witchblade e Darkness, oltre che disegnatore di un’ iconica run degli X-Men, in coppia con Chris Claremont alla fine degli anni 80. A sviluppare l’idea dei due pesi massimi di Image Comics, troviamo Andy Diggle (Hellblazer, Arrow: Year One, Thunderbolts, Daredevil) ai testi e alla sceneggiatura, mentre l’italiano Alessandro Vitti (Secret Warriors, Avengers Arena, Red Lanterns, The Invisible Boy) si è occupato dei disegni.
In Italia Hardcore è pubblicato da Saldapress, che da tempo segue tutta la produzione artistica dello studio Skybound.
Il progetto Hardcore è la nuova frontiera tecnologica dell’industria bellica americana. Sfruttando la tecnologia dei droni, permette di impiantare nella corteccia cerebrale di una persona un chip che ne spegne la coscienza e ne conferisce il controllo ad un avveniristico macchinario, guidato da agenti di una misteriosa agenzia del governo.
Le implicazioni di questa tecnologia sono enormi: all’improvviso tutte le missioni sotto copertura diventano inutili, poiché si possono sgominare organizzazioni criminali, rovesciare governi, sventare traffici di droga senza mai muoversi da un laboratorio. Basta trovare il criminale giusto, manovrarlo da remoto e poi tutto è permesso, anche l’omicidio: d’altronde la tecnologia è segreta e alla fine della missione il soggetto ospite- se ha la fortuna di rimanere in vita- potrà prendersi la colpa senza ricordare nulla.
L’agente Drake, spregiudicato soldato tutto d’un pezzo, ex pilota di droni, è l’unica persona in grado di guidare l’interfaccia Hardcore, con l’addestramento necessario a portare a termine le missioni dell’agenzia. Il suo lavoro è però pericoloso: il chip di controllo si degrada dopo 72 ore nel corpo dell’ospite e se non si scollega in tempo, l’agente Drake rischia danni cerebrali permanenti. Poi ci sono i nemici dello Stato come il sadico Markus, ex – agente governativo allontanato dagli onori della ribalta, che vuole sabotare il progetto Hardcore per vendetta; inizia quindi un piano criminale prendendo prima in ostaggio il laboratorio- con il corpo di Drake bloccato all’interno di Hardcore durante una missione- e poi mettendo a segno un vero e proprio colpo di stato. Il protagonista si ritrova così intrappolato in un altro corpo e avrà 72 ore per salvare sé stesso, il progetto Hardcore e il suo paese; 72 ore in cui succede, letteralmente, di tutto.
Il più grande pregio di Hardcore è anche il suo più grande difetto: se da un lato il soggetto ha un unico obiettivo che può dirsi pienamente raggiunto, cioè divertire e lasciare senza fiato, proprio come accadeva negli action movie anni ’90 a cui vuole rifarsi (con qualche fuga dalle parti della sci-fi grazie all’espediente della tecnologia di controllo a distanza, anche questo figlio del cinema, vedi The Manchurian Candidate), dall’altro, alla fine della lettura- operazione che può richiedere tranquillamente meno di un’ora, tanto si rimane incollati alle pagine – si ha la sensazione che manchi qualcosa. L’incalzante ritmo del racconto, fatto di rocamboleschi cambi di scena, non si sofferma né sul tratteggiare la storia del protagonista, né sul background della tecnologia dei droni, né sulle motivazioni del cattivo, che è mosso solo da una semplice voglia di rivalsa contro i propri ex datori di lavoro. Senza la possibilità di empatizzare con i personaggi, o rimanere intrigati dal contesto in cui si svolge la storia, e considerando che le scene di un fumetto action, per quanto ben studiate, non possono avere la stessa potenza esplosiva di quelle di un film, Hardcore rischia di essere dimenticato con la stessa velocità con la quale è stato letto. Vedremo se il seguito già annunciato, intitolato Hardcore Reloaded, riuscirà a far compiere il giusto salto di qualità alla serie.
Non c’è bisogno di attendere la prossima uscita, invece, per lodare la parte grafica, della quale Alessandro Vitti si occupa in maniera egregia. Per valorizzare il dinamismo e la rapidità dell’azione, il disegnatore italiano si serve principalmente di vignette orizzontali, che riempie con un tratto pulito, plastico e preciso. Le linee cinetiche, i volti dalle espressioni decise e ben delineate, la resa realistica non solo delle esplosioni e degli inseguimenti, ma anche della tecnologia Hardcore, claustrofobica e quasi inquietante, sono gli elementi caratteristici- assieme all’ ottima colorazione di Adriano Lucas- di una splendida prova autoriale, decisamente adatta al tono generale del racconto, che si sta rivelando, ad ora, il vero punto di forza della serie.
Hardcore, quindi, è un esperimento quasi del tutto riuscito. L’azione, neanche si trattasse davvero di cinema, è alle stelle e l’adrenalina è assicurata, ma questo non basta. Perché un fumetto, a differenza di un bel film, ha bisogno di qualcosa in più: in primo luogo di un protagonista ed di un cattivo di cui innamorarsi. Kirkman e tutto il team Skybound, che di fumetti se ne intendono, sicuramente hanno in serbo qualche sorpresa per il prossimo numero da questo punto di vista; non resta che aspettare per scoprirla.
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