Appena prima della partenza di X of Swords, arriva nel mondo mutante Hellions, un gruppo di personaggi senza speranza, cattivi, incontrollabili, che tuttavia possono tornare utili in missioni impossibili, lontano dai riflettori e non proprio eroiche. Nati da un’ idea di Sinistro, guidati da due anime allo sbando come Psylocke ed Havok, riusciranno I Satiri a completare la loro missione e, soprattutto, a sopravvivere a loro stessi?
I Satiri (o Hellions per dirla all’americana), protagonisti del preludio a X of Swords uscito nel dicembre scorso in volume brossurato edito da Panini Comics, sono un gruppo molto diverso da quello che porta lo stesso nome, apparso per prima volta nelle storie degli X-Men degli anni 80. Se allora erano stati riuniti da Emma Frost perché si contrapponesse ai Nuovi Mutanti nell’interesse del Club Infernale, l’idea che sta alla base della loro incarnazione più recente, realizzata all’interno del grande rilancio Dawn of X ideato da Jonathan Hickman, è più originale: serve ad indagare il lato più oscuro della nuova società mutante. Krakoa è l’utopia per i nati col gene X, un luogo (un’isola senziente essa stessa dotata di poteri e di una personalità dalla propria mutazione) in cui tutti gli Homo Superior sono benvenuti, per vivere finalmente uniti in una casa comune.
La creazione di quello che è un vero e proprio Stato mutante, si basa sulla cancellazione dei crimini del passato, su un’amnistia generale concessa anche ai criminali più incalliti e pericolosi (come Apocalisse e Sinistro), i quali a seguito di questa decisione si sono tramutati addirittura in cittadini utili allo sviluppo della comunità, sebbene mantengano un proprio lato oscuro. Ma ci sono alcuni personaggi che appaiono del tutto irrecuperabili: si tratta non di sociopatici che hanno ricevuto il gene X, ma di persone che lo stesso ha trasformato in violenti sociopatici. Ed è una differenza sostanziale. Per esempio Empath, al quale il potere di controllare le emozioni altrui ha impedito lo sviluppo di una sana capacità di relazionarsi con gli altri; oppure la scienziata intrappolata in un corpo cibernetico a forma di uovo che impazzì e assunse il ruolo di Tata, cominciando a prendersi cura del misterioso e potente Creatore di Orfani, in un rapporto tanto strano quanto morboso; o il ferino Wildchild, che non riesce a domare i suoi istinti animali e finisce con l’essere niente più di un cane da guardia troppo cresciuto; John Greycrow l’ex Marauder di Sinistro chiamato Scalphunter, assassino di massa mai redento. Per la loro condizione non c’è alcuna cura e nessuna speranza. Questo fino alla proposta del malvagio Sinistro (che di freak di certo si intende): creare una squadra per missioni impossibili, lontano dalla ribalta, che ripulisca i panni sporchi dei mutanti lasciati in giro per il mondo.
Si parte subito in quarta: il primo obiettivo è distruggere la fabbrica di cloni di Sinistro ancora attiva all’Istituto Essex per Orfani. Riusciranno i Satiri a portare a termine la loro prima missione? Molto dipenderà da quello che troveranno sul posto: di Sinistro non ci si può fidare e gli ex Marauders con Madelyne Pryor contribuiranno a tingere di horror l’avventura. Le uniche speranze di uscirne tutti interi sono i due membri più famosi: Psylocke, alias la ninja Kwannon un tempo assassina della Mano, alla ricerca del suo posto a Krakoa (dopo essere stata separata da Betsy Braddock, con la quale condivideva il corpo) e scelta per essere la leader di questo gruppo sgangherato; Havok, al secolo Alex Summers, fratello di Ciclope con un passato turbolento segnato dal truma del controllo psichico subito da parte di diverse entità malvagie ed una storia d’amore proprio con Madelyne Pryor (ex di sua fratello), dai cui strascichi non si è mai davvero ripreso.
L’esperto scrittore Zeb Wells (Spider-Man: Tangled Web, The Amazing Spider-Man, Venom: Dark Origin, Heroes for Hire) non vedeva l’ora di dare il suo contributo al nuovo corso mutante e prende le redini della serie che si prefigge di essere la meno convenzionale del parco testate X, anche se si basa su un’idea che, di per sé, tanto originale non è: il concept che vede personaggi cattivi (spesso di serie B) costretti a giocare agli eroi in missioni pericolose e moralmente discutibili, è già stato utilizzato in casa DC Comics con Suicide Squad, senza contare qualche rimando anche allo stesso mondo mutante (si pensi alla Freedom Force, una formazione di criminali ex membri della Confraternita, al soldo del governo degli Stati Uniti). In questo caso, però, si cambia angolazione e si pone l’accento sulla ineluttabilità della condizione dei personaggi e sulla loro conseguente totale inaffidabilità. Fin dall’inizio si capisce che per i Satiri non c’è possibilità né di redenzione né – se si esclude Sinistro – di ricerca di un interesse personale: sono talmente incasinati che non possono far altro che tentare semplicemente di sopravvivere (e in questo trovare uno scopo, per quanto contorto), contro i loro avversari, ma soprattutto contro loro stessi.
Con una struttura piuttosto tradizionale della trama, il principale interesse della serie diventa godersi le situazioni macabre, scabrose e politically incorrect in cui lo scrittore cala i suoi personaggi che altrimenti, quasi tutti di secondo piano, avrebbero ben poco da dire. E tra lotte per stabilire l’elemento Alpha del branco, rapporti amorosi al limite del masochismo e combattimenti contro degli zombie, l’autore riesce nell’intento di divertire e stabilire la cifra stilistica della serie, senza per ora concedere una vera evoluzione ai propri protagonisti, probabilmente rimandata ai prossimi numeri, soprattutto per quel che riguarda Psylocke e Havok. Quanto ai cattivi, se Sinistro, a causa del suo nuovo ruolo su Krakoa, è ben lontano dai livelli di cattiveria mostrati in passato, Madelyne Pryor invece s’impone in una versione mai tanto dark e disperata, inscenando un balletto di follia, vendetta e seduzione perversa che rischia di travolgere la sua ex fiamma Alex Summers. Chi l’aveva apprezzata in Inferno, grande X saga del passato a cui qui si fa riferimento per tematiche ed atmosfere, non rimarrà di certo deluso.
Stephen Segovia (Wolverine), disegnatore dal tratto spigoloso e minimalista che ricorda quello di Leinil Francis Yu, cerca di conferire alla serie un aspetto cupo e inquietante, calcando la mano il più possibile sulle ombre, che cadono sui volti e sui corpi dei personaggi ad ogni occasione utile. Con una serie così corale, l’autore riempie le sue tavole principalmente di figure, a volte esagerate, che spesso travalicano i confini della pagina e sembrano voler colpire direttamente il lettore, mentre gli sfondi scarseggiano, sostituiti da colorazioni sfumate e decadenti, e le espressioni dei volti sono affidate più ai chiaroscuri che a tratteggi definiti. Sembra necessario lavorare ancora un po’ sulle scene d’azione, che sebbene abbiano un buon ritmo e siano molto dinamiche, a volte puntano più a sbalordire che a definire in modo chiaro lo svolgimento degli eventi. In ogni caso l’obiettivo di dare alla serie delle tinte grottesche, quasi horror, facendola distinguere per questo da tutte le altre della famiglia mutante, può dirsi sicuramente riuscito e ci sono ampi margini di miglioramento.
Hellions è quindi una serie divertente ed appassionante, che sebbene parta da premesse non del tutto originali, permette di gettare una luce (o, per meglio adattarsi all’atmosfera della serie, un’ombra) su un aspetto della vita su Krakoa che rischiava di cadere nel dimenticatoio. Inoltre, riprende atmosfere e tematiche contenute in una delle grandi X saghe del passato, Inferno, costituendone una sorta di sequel meno ingenuo e dalle tinte ancora più horror. Come risultato per un numero 1 non è affatto male. Si spera che le prossime uscite premano ancora di più l’acceleratore sull’aspetto grottesco, per alzare sempre di più l’asticella della qualità.
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