Il prodotto Marvel più estremo arrivato su Disney+, una scimmia assassina che non fa sconti a nessuno: benvenuti nel mondo di Hit Monkey, la serie animata che non ti aspetti
La Scimmia perde il pelo, ma non il vizio.
Di uccidere: nel passaggio da carta stampata ad animazione, Hit-Monkey non subisce nessuna censura di sorta e la serie che potete trovare su STAR di Disney+ è violenta, esagerata, “adulta” proprio come la desideravo.
E anche solo per questo, per il fatto di essere una “Marvel” altra, staccata dal MCU e tendente al guilty pleasure, un’occhiata la merita a priori.
Qui però arriva il momento dell’excursus storico, perché Monkey non è esattamente il personaggio più popolare della Casa delle Idee, e qualcuno potrebbe anche trovare questa scimmia killer di assassini un poco campata per aria.
Così, salto indietro al 2010, quando Daniel Way era lo scrittore di Deadpool, e nei numeri 19-22 della serie del Mercenario Chiacchierone appare la storia “Whatever A Spider Can“, un team-up con Spider-Man. Special Guest: Hit-Monkey!
Immaginate la scena: Wade e Spidey, e di fronte a loro questa scimmia, vestita in completo, armata di due pistole, pericolosissima e letale, dal nome che è letteralmente tutto un programma (Da Hit-Man a Hit-Monkey, la citazione è breve). Ma per quanto il fumetto di Deadpool ci abbia da sempre abituato alle meglio pazzie, Way e il disegnatore Dalibor Talajic regalano a Monkey anche una Origin Story degna di questo nome, pubblicata online prima che il succitato #19 arrivasse sugli scaffali delle fumetterie americane.
(il primo episodio della serie animata è la trasposizione fedelissima di quel one-shot, per intenderci)
La trovata incontra il sorriso e il plauso dei lettori, e la Marvel mette così in cantiere anche una miniserie in tre numeri, salvo poi utilizzare il personaggio per apparizioni random nel corso degli anni. Ma tanto basta per voler realizzare una serie animata su di lui.
E qui arriviamo al progetto The Offenders.
Magari vi ricordate la notizia: Hulu mette in cantiere ben 4 serial animati. Uno su Howard Il Papero (scritto da Kevin Smith!), a cui sarebbero poi seguite Tigra e Dazzler, M.O.D.O.K. e, appunto, Hit-Monkey.
Un poco come The Defenders di Netflix, le quattro serie animate avrebbero poi dato vita all’improbabile The Offenders.
Improvvisamente, però, Hulu torna sui suoi passi (complice anche il passaggio di Marvel Television all’interno dei più celebrati Studios), cancella le prime due, e, probabilmente perché già avanti con il processo creativo, rimangono in cantiere solo l’improbabile villain riletto in chiave comica e la scimmia assassina.
E se la prima si è rivelata una piccola perla dissacrante e divertentissima, qui torniamo al presente e all’arrivo sul catalogo di STAR di “Hit-Monkey”.
Parto subito col dire che la storia è splendida, i richiami al cinema di Quentin Tarantino e Takeshi Kitano si sprecano, i camei eccellenti, le strizzate d’occhio e le battute riguardo il mondo Marvel pure, e i 10 episodi mantengono desta l’attenzione dello spettatore in un flusso costante di risate a denti stretti, esplosioni di sangue, combattimenti mortali e azione scatenata, sino all’epilogo.
Non parliamo poi del doppiaggio originale: come per “M.O.D.O.K.”, il casting è a dir poco eccellente.
Jason Sudeikis doppia Bryce, il fantasma/spirito guida di Monkey e l’interprete di Ted Lasso non lesina il suo talento. Sarcastico, dalla battuta cattiva e pronta sempre, con quel tono tra il disilluso e lo scurrile.
Gli fanno eco, in ordine sparso: Fred Tatasciore (i versi del protagonista – c’è un motivo se sembrano così “personali”), Ally Maki, Olivia Munn, Reiko Aylesworth e George Takei.
Tutti concorrono, insieme alla sceneggiatura imbastita dagli showrunner Will Speck e Josh Gordon, a dare spessore ai personaggi, carattere, un vissuto che alterni momenti comici a spaccati di vita personale.
La si poteva banalmente prendere a ridere e ammazzare, ma tra le pieghe della trama e il fioccare delle pallottole e il clangore delle spade da samurai, c’è spazio per sentimenti non così gettati al vento che muove le foglie, e che lentamente creano quel bel rapporto tra spettatore e opera, che finisce col primo che premia la seconda.
Il tutto senza mai dimenticare divertimento, fedeltà alla controparte a fumetti e violenza.
Sopratutto quest’ultima.
Seriamente, penso che in questo senso Hit-Monkey segni un suo personale primato (nel senso di record, non di scimmia) per quanto riguarda la Casa delle Idee e la libertà lasciata ai creativi di una serie animata.
Perché se M.O.D.O.K. aveva dalla sua la carta “esci gratis di prigione” per eccellenza, ovvero le risate irriverenti, Monkey ci prova anche ad esser “serio” di quando in quando, e quando il rosso del sangue si mischia al nero dell’asfalto, con la yakuza a farne le spese, si sgranano gli occhi come davanti al miglior Tarantino (che di queste cose è sempre il nume tutelare più immediato e riconosciuto, ma non l’unico, ovviamente).
Quindi, inutile dire che personalmente, premio “Hit-Monkey” con quattro stelle meritate, e se volete provare a sporcare i vostri occhi abituati al “candore” del MCU, è una scelta che merita di essere messa nella lista dei “Da Vedere”.
Perché solo quattro stelle, però?
Perché qui arriviamo alla dolente nota, o meglio, “dolente” sino ad un certo punto, sinché non capisci che il bello sta altrove, e su quel difetto, inizialmente un mezzo pugno in un occhio, poi ti ci abitui e lasci che tutto il resto si faccia carico di nascondere la cosa sotto il tatami.
Ovvero lo stile scelto per l’animazione. Tecnicamente, si chiama “Limited Animation Style”, e visto anche il carattere della serie, il richiamo e paragone più evidente è con “Archer“.
E in effetti, lo studio responsabile per entrambe le serie è lo stesso: Floyd County Productions.
Qualcuno potrebbe anche fare un paragone con “Invincible”, ma sarebbe improprio, perché qui anche le scene d’azione pagano il pegno di questo stile “limitato”, e sulle prime risulta davvero uno scoglio, a livello prettamente visivo.
Ma, come ho detto, quando capisci che la vera forza di Monkey sta altrove (letteralmente e metaforicamente), seppur con un pizzico di rammarico, finisci per non farci più caso, arrivando tranquillamente all’ultima puntata felice di avergli dato una chance.
E dico ultima non a caso.
Perché quella di “Hit-Monkey”, come anche per “M.O.D.O.K.”, potrebbe essere un’incursione da “una botta e via” (maledetto Bryce, sto finendo per parlare come te), sempre che i Marvel Studios non decidano diversamente (cosa in cui, scioccamente forse, spero davvero)!