Homunculus – La recensione del film di Takashi Shimizu

Dal 22 Aprile è disponibile su Netflix Homunculus, film tratto dall’omonima opera di Hideo Yamamoto. Queste sono le nostre impressioni

recensione homunculus

La visione di Homunculus ce l’eravamo immaginata come un rito profano da compiere con le dovute cautele. Tuttavia, è successo che il 22 aprile è giunto e abbiamo fagocitato avidamente il film. Letteralmente. Senza pause, senza inflessioni corporee. Un po’ come è successo con l’opera originale. Provate a distrarvi, a interrompere la lettura di un volume, è impossibile.

Homunculus è come un getto gelato d’acqua che ti sovrasta. Una volta che ti ha raggiunto, devi rimanere sotto per non morire congelato.

Takashi Shimizu ci ha  offerto la sua versione di Homunculus e ed a lui va un sentito grazie, perché ce l’ha fatta a colpire nel segno. Parliamo di un regista/scrittore che ha già saputo stupirci piacevolmente con Ju-on: Rancore (2002), The Grudge (2004) e The Grudge 2 (2006). Il film è prodotto da Avex Pictures e Netflix lo ha distribuito fuori dal Giappone, dopo il suo debutto nei cinema il 2 aprile 2021.

Questa volta si è ritrovato con del materiale tra le mani che sembra nato per essere adattato sullo schermo. Takashi Miike ha portato al cinema Ichi the Killer. Dovrebbe essere sufficiente questo per capire la qualità eccellente della scrittura di Hideo Yamamoto.

Di quest’ultimo, Planet Manga sta portando avanti anche la pubblicazione di Hikari-Man che vi consigliamo caldamente di recuperare. Mentre scriviamo, siamo in attesa dell’ultimo volume.

Homunculus è un’opera che ha dato agli anni Duemila una nuova spinta al genere seinen, i cui capolavori appartengono tutti al secolo precedente. Serializzata dal 2003 al 2011 su Big Comics Spirits, è stata infine raccolta in quindici volumi.

Takashi Shimizu ha trasposto su pellicola i traumi dell’anima, omunculi che rimangono intrappolati nell’io più profondo, invisibili all’occhio comune ma che condizionano l’esistenza di tutti. Il nostro trascorso è costellato di eventi che ne segnano il cammino. Il dolore, il rancore, più dei sentimenti positivi, raccontano di quali frammenti è composta la nostra esistenza. Cosa sono gli omunculi? Sono elementi distorti bloccati nel profondo del subconscio; e sono terribili.

Homunculus - La recensione del film di Takashi Shimizu

Susumu Nakoshi (Gou Ayano) è un senzatetto dal passato fumoso che vive all’interno della sua vecchia automobile, un oggetto con cui il protagonista ha un rapporto morboso, ossessivo. Il luogo prescelto da Nakoshi per vivere è situato tra un ritrovo di senzatetto e un hotel di lusso. Un giorno viene avvicinato da Manabu Ito (Ryo Narita), uno studente facoltoso al primo anno di medicina. Ito propone a Nakoshi, dietro compenso, di sottoporsi alla trapanazione del cranio, per liberare i sensi normalmente celati in un essere umano. Per recuperare la sua automobile portata via con il carroattrezzi, e per recuperare la memoria perduta anche se non è un intento dichiarato, Nakoshi accetta di fare la cavia di Ito.

Gô Ayano e Ryô Narita sono perfetti nei rispettivi ruoli e danno vita a una ballata altalenante tra l’eccessiva apatia di Nakoshi e l’iperreattività di Ito. Dualità ricorrente, contrapposizioni marcate sono l’esatta linea comunicativa di Yamamoto, enfatizzata molto bene da Shimizu. Nakoshi si dà al vagabondaggio ma potrebbe avere tutto per possibilità. Ito sveste i panni da tirocinante di chirurgia per vestire i panni di un punk di Shinjuku, quasi solo per voler infastidire il sé stesso studente. Racconti che si riversano nella storia di psicosi visibili, tangibili per Nakoshi ora dotato di un terzo occhio e, per l’effetto, di un sesto senso, quasi un superpotere.

Homunculus - La recensione del film di Takashi Shimizu

La famosa scena della trapanazione è una delle più belle di tutto il film, accompagnata dal tema principale, Trepanation, eseguito dal progetto musicale di Daiki Tsuneta, Millenium Parade.

Ito chiede sette giorni in cui monitorare le conseguenze dell’intervento. Cosa succederà a Nakoshi? È come se il cervello di quest’ultimo avesse ritrovato la sensibilità di un bambino, pur conservando le conoscenze e le esperienze di un adulto.

Di suo Homunculus ha questa perfetta concatenazione tra i singoli omunculi che andremo a scoprire con il progressivo comparire dei personaggi, e gli eventi che riguardano Nakoshi. Perché proprio lui, qua l è il suo passato?

Il film è un adattamento lineare che decide di non prendersi libertà esagerate. E di questo non possiamo che essere grati a Shimizu. Il racconto procede costante con una ritmica che ci ricorda le inflessioni horror del manga. Ciò che non ritroviamo è la copiosa presenza di gore, ma c’è un’ottima diluizione nei capitoli ideali del film. Yamamoto nel manga utilizza ad esempio l’elemento delle lacerazioni per esasperare il lettore e per far comprendere la progressiva immersione di Susumu nel suo stesso inconscio e in quello degli altri.

La comparsa della bravissima Yukino Kishii conferma l’ottimo cast di Homunculus che si fa vorticoso nell’ultima mezz’ora lasciando di stucco chi non conosce l’opera originale e piacevolmente appagati tutti coloro che invece il manga lo conoscevano già.

Con il passaggio sul grande schermo, il delirio psicofisico raccontato da Yamamoto diventa carne, ossa e sangue che scorre. Una visione piacevole che arricchisce le nostre ossessioni e ci appaga per la bravura di Gô Ayano nei panni di uno dei personaggi più influenti degli ultimi vent’anni quando si parla di fumetto.

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Homunculus

Homunculus

Regia: Takashi Shimizu
Sceneggiatura: Hideo Yamamoto (manga)
Cast: Ryô Narita, Gô Ayano, Anna Ishii, Yukino Kishii, Seiyo Uchino
Produzione: Avex Pictures
Distribuzione in Italia: Netflix
Voto:

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Sig.ra Moroboshi

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Contro il logorio della vita moderna, si difende leggendo una quantità esagerata di fumetti. Non adora altro Dio all'infuori di Tezuka. Cerca disperatamente da anni di rianimare il suo tamagotchi senza successo. Crede ancora che prima o poi, leggerà la fine di Berserk.

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