Il Mississippi degli anni ’30. Distese infinite di campi di cotone, intrisi del sudore di chi vi lavora sotto il sole implacabile. Un’America segnata dalla segregazione razziale, dura, impietosa. L’incessante incedere delle melodie blues. E poi, all’improvviso, l’elemento che non ti aspetti: i vampiri. Ryan Coogler e Michael B. Jordan firmano “I Peccatori“, un horror atipico ma potente che non dovete assolutamente perdere. Questa sono le nostre impressioni, rigorosamente senza spoiler
Coogler e B. Jordan, un sodalizio che si forma sul cinema di genere
“L’amore per il cinema di genere porta solo buoni frutti“: potremmo parafrasare così un celebre slogan pubblicitario per celebrare la straordinaria alchimia creativa tra Ryan Coogler e Michael B. Jordan. Un sodalizio che, fin dal 2013, ha dato vita a opere cinematografiche di discreto successo, dimostrando che la passione per il genere può davvero generare ottimi risultati.
Il loro percorso inizia con “Prossima Fermata Fruitvale Station“, un crime indipendente basato su una tragica storia vera che anticipa l’ascesa del movimento “Black Lives Matter“. Il vero grande salto arriva con “Creed – Nato per combattere” (2015), il coraggioso spin-off della saga di Rocky che ha avuto il merito di dare nuova linfa vitale al franchise ideato da Sylvester Stallone.
“Creed – Nato per combattere” ha conquistato critica e pubblico, il cui passaparola ha generato un incasso al botteghino superiore alle aspettative.
Poi sono arrivati i cinecomics, tutti di ottima fattura (di questi tempi, non è un risultato banale). Il duo si afferma ulteriormente con “Black Panther” (2018), un cinecomic che è diventato il primo film di supereroi candidato all’Oscar come miglior film e che del massimo riconoscimento è stato insignito nelle categorie “Migliori costumi”, “Migliore scenografia” e “Migliore colonna sonora originale”. Il seguito, “Black Panther: Wakanda Forever” (2022) lo ricordiamo per il commovente omaggio a Chadwick Boseman, l’attore della Carolina del Sud, azzeccato interprete di T’Challa, scomparso prematuramente all’età di 24 anni.
“I Peccatori” segna il quinto capitolo della collaborazione tra Ryan Coogler e Michael B. Jordan, questa volta nel genere horror. A differenza delle loro precedenti opere, che si ispiravano a storie vere o a franchise consolidati, il film presenta una trama originale che trae ispirazione dalla potenza malinconica della musica blues, dalla condizione dei lavoratori di colore nei campi di cotone nell’America segnata dalla segregazione razziale e dalle produzioni pulp horror vampirische instrise di sangue.
Robert Johnson, il poeta blues maledetto e ispirazione per “I Peccatori”
“I Peccatori” presenta una singolare commistione tra la musica ed elementi sovrannaturali. La fusione tra il blues ed aspetti esoterici non è un tema del tutto nuovo. Un esempio emblematico è la figura di Robert Johnson, uno dei pionieri del delta blues, la cui vita è avvolta nel mistero. Del celebre bluesman, originario del delta del Mississipi, si sa poco o nulla. Non sappiamo l’esatta data di nascita, ne quella della sua dipartita.
Nel Mississipi esistono ben tre lapidi posizionate in punti diversi dello Stato e nessuno sa dire su quale di esse sono sepolte le sue spoglie. Di lui si racconta che sia sparito dalla circolazione per un anno intero, per poi tornare in possesso di una tecnica chitarristica notevolmente migliorata. La leggenda narra che Johnson abbia stipulato un vero e proprio patto con il demonio al fine di suonare la chitarra in maniera eccelsa, in cambio della propria anima. Questa storia si basa su racconti di musicisti dell’epoca che testimoniarono un cambiamento improvviso e radicale nel suo stile di musicista.
Inoltre, la sua musica, ricca di riferimenti al diavolo e al soprannaturale, alimentò ulteriormente questa narrazione. La sua morte, avvenuta nel 1938 a soli 27 anni, è altrettanto misteriosa. Le circostanze non sono chiare: alcuni sostengono che sia stato avvelenato da un marito geloso, altri che sia morto per cause naturali. Di certo, La sua musica rimane l’eredità più importante e tangibile che Johnson ha lasciato della sua breve esistenza terrena.
Ryan Coogler, i cui genitori sono originari del Mississipi, si è ispirato alla storia di Robert Johnson per la realizzazione de “I Peccatori” e, sebbene di carne al fuoco ce n’è tanta (in tutti i sensi..), la pellicola risulta un’opera solida, potente e affascinate, come le sonorità blues che l’accompagnano.
Dal Tramonto all’alba, intrappolati in un Juke Joint
Siamo nel 1939 nel delta del Mississipi, l’area nord-occidentale dello stato americano del Mississipi, definita come il luogo più a sud della Terra per via della sua storia razziale. Siamo nel pieno della “Jim Crow Era“, un’epoca in cui negli stati del sud degli Stati Uniti vennero introdotte leggi per la segregazione razziale della comunità nera. I fratelli gemelli Elijah “Smoke” Moore e Elias “Stack” Moore (Michael B. Jordan che interpreta il doppio ruolo), reduci dalla loro vita da gangster a Chicago, decidono di tornare nella loro terra natale.
Con i guadagni accumulati, acquistano una segheria con l’intento di trasformarla in un “juke joint“, un locale di ritrovo per la comunità nera locale, dove musica, danza e socialità si intrecciano. Per l’inaugurazione del locale, i gemelli reclutano un talentuoso gruppo di artisti, tra cui il rinomato pianista blues Delta Slim (Delroy Lindo) e Sammie (Miles Caton, alla prima parte da attore protagonista), un giovane aspirante chitarrista che decide di unirsi alla comitiva nonostante gli ammonimenti del padre pastore, il quale considera la musica blues come “musica del diavolo”.
Nel gruppo spicca anche la presenza di Mary (una bellissima Hailee Steinfeld, anche lei proveniente dal mondo dei cinecomics con il ruolo di Hawkeye nel Marvel Cinematic Universe) una ex amante di Stack dal rancore non ancora sopito per essere stata abbandonata quando quest’ultimo ha deciso di lasciare Chicago.
La serata di apertura del locale dei fratelli Moore è una festa di musica e allegria, con il blues che risuona potente e l’alcol che scorre a fiumi. L’atmosfera festosa attira l’attenzione di Remmick (Jack O’Connell) e dei suoi scagnozzi, un manipolo di uomini bianchi che inizialmente cercano di integrarsi pacificamente nella festa esclusiva, ma che presto riveleranno la loro vera natura: un gruppo di vampiri evocati dalla melodia suonata da Sammie. La comunità nera si ritrova così intrappolata nel loro punto di ritrovo e costretta a lottare con ogni mezzo per la propria libertà e sopravvivenza.
“I Peccatori”, due anime si fondono nello stesso film
“I Peccatori“ si configura come un’opera cinematografica che fonde due anime nettamente distinte. Nella prima parte, la narrazione si concentra su un affresco storico e folkloristico, richiamando lo stile e le tematiche tipiche di registi come Spike Lee. In questo segmento, il film esplora la ricchezza della cultura afroamericana, le dinamiche del razzismo sistemico e la minaccia rappresentata dal Ku Klux Klan, movimento statunitense noto per le sue ideologie suprematiste bianche e gli atti di violenza.
La seconda parte della pellicola si trasforma nel più dei classico survival horror, dove la tensione cresce in parallelo al ritmo incalzante della musica blues. I membri suprematisti bianchi si rivelano essere vampiri assetati di sangue, una scelta narrativa geniale che aggiunge una dimensione soprannaturale alla già tagliente critica sociale. Questa metamorfosi richiama l’approccio di film come “Dal tramonto all’alba” (1996), dove il cambio di genere sorprende e coinvolge lo spettatore.
In questo caso, “I Peccatori” impone una riflessione profonda sulla storia e la cultura afroamericana attraverso la lente dell’horror. Un film che dimostra come il cinema di genere possa essere utilizzato in modo intelligente.
“I Peccatori” è una riuscita allegoria sulla conquista della libertà
Ne “I Peccatori”, l’anello di congiunzione tra i generi è senz’altro rappresentato dalla musica, vera e propria protagonista aggiunta della storia che riesce a trasmettere forte energia a tutta la pellicola. Non solo musica blues ma anche musica folk (apprezzabile una coreografia su un brano irlandese che coinvolge gli aggressori succhiasangue) e diversi inserti di musica rock e elettronica ruvida, carpenteriana composta da quel fenomeno di Ludwig Göransson, già premio Oscar per “Black Panther” e “Oppenheimer” (2023). A tratti “I Peccatori” si trasforma in musical che, siamo sicuri, saprà trascinare anche chi disprezza questo tipo di forma narrativa.
Ryan Coogler fa leva sul folklore e il potere trascendentale della musica per realizzare la sua allegoria politica sulla conquista della libertà che supera i confini del reale. “I Peccatori” è un’opera ambiziosa, girata in pellicola formato 65mm e, in parte, in IMAX. A nostro giudizio, questo film è uno dei migliori horror movie che abbiamo visto negli ultimi anni. Un’esperienza coinvolgente che merita di essere vissuta al cinema.
“I Peccatori” è al cinema a partire dal 17 aprile, distribuito da Warner Bros Italia.

I Peccatori
Michael B. Jordan: Elijah "Smoke" Moore/Elias "Stack" Moore
Hailee Steinfeld: Mary
Miles Caton: Sammie "Preacher Boy" Moore
Jack O'Connell: Remmick
Wunmi Mosaku: Annie
Jayme Lawson: Pearline
Omar Benson Miller: Cornbread
Delroy Lindo: Delta Slim
Li Jun Li: Grace Chow
Yao: Bo Chow
Lola Kirke: Joan
Peter Dreimanis: Bert
Saul Williams: Jedidiah Moore
David Maldonado: Hogwood
Helena Hu: Lisa Chow
Buddy Guy: Sammie "Preacher Boy" Moore (anziano)