Il Mio Amico Robot (Robot Dreams, nella versione originale), tra i candidati al Premio Oscar 2024 nella categoria del miglior film d’animazione, è nelle sale italiane dal 4 Aprile. Ecco cosa ne pensiamo (ovviamente senza spoiler)
Lo dobbiamo ammettere… a tutti almeno una volta nella vita è capitato di interrompere una relazione amorosa o un’amicizia credendo di non poter andare avanti. Ecco, è proprio questo di cui parla “Il Mio Amico Robot”, il nuovo film d’animazione di Pablo Berger prodotto da I Wonder Pictures.
Candidato agli Oscar 2024 nella categoria del miglior film d’animazione, “Il Mio Amico Robot” si rivela fin da subito un film completamente muto, ma allo stesso tempo… pieno di parole e significato.
LA TRAMA
Ci troviamo nella New York degli anni ’80. Una New York però molto differente in quanto popolata da tantissimi animali antropomorfi annoiati. Proprio in questo contesto facciamo infatti la conoscenza di Dog, un cagnolino solitario che soffre di solitudine. Un giorno vedendo una pubblicità, Dog decide di costruirsi un amico robot che gli faccia compagnia. I due ben presto diventano inseparabili, passando tutte le loro giornate insieme. Tutto questo fino a che i due decidono di recarsi a Coney Island per passare una giornata in spiaggia. Purtroppo però, sarà proprio su questa spiaggia che il piccolo robot rimarrà bloccato a causa dell’ossidazione di alcuni componenti. Dog, quindi, tenta di aiutarlo in ogni modo, purtroppo non riuscendo. Arriva così l’autunno e la spiaggia chiude fino al giugno successivo…
Dog si trova a questo punto davanti ad una scelta: andare avanti o lasciare che qualcosa si trasformi?
COSA VUOLE FARE IL REGISTA?
Pablo Berger decide di osare e di presentare nel suo film una tematica estremamente particolare e poco trattata all’interno dell’ambito “infantile”. Ci presenta un film che i bambini possono guardare tranquillamente, ma che allo stesso tempo trasmette agli adulti un messaggio in grado di dare quasi “uno schiaffo in pieno volto”. A tutti è capitato almeno una volta nella vita di interrompere un’amicizia o una relazione amorosa pensando di non poter andare avanti. Siamo di conseguenza costretti così ad arrivare alla consapevolezza e la maturità di comprendere il perché alcune relazioni sono destinate a terminare. Non necessariamente ciò dipende dalla persona, semplicemente a volte sono le circostanze della vita che ci portano ad allontanarci.
È proprio a questo punto che ci si trova davanti ad un bivio: cercare di tornare da quella persona o andare avanti con la consapevolezza che è andata così.
Questo è il fulcro. Questa è la domanda che il regista desidera porci.
IL TITOLO ITALIANO
Il titolo italiano ossia “Il Mio Amico Robot” sminuisce però la potenza del titolo originale, che è Robot Dreams, “Sogni di Robot”.
Il titolo è infatti un fattore particolarmente rilevante: quando i due personaggi si separano e sono costretti ad affrontare da soli alcune circostanze… semplicemente sognano. Entrambi sognano. Sognano delle storie e delle soluzioni differenti nelle quali entrambi tornano ad essere felici insieme. C’è solo un problema: certo, entrambi sognano, svegliandosi però ogni volta e realizzando che quella felicità è in realtà qualcosa di intangibile. I protagonisti infatti, sebbene abbiano delle fattezze animali, sono profondamente umani.
“Il Mio Amico Robot” si rivela una piccola perla per questo 2024, andando a scardinare così tutte le nostre certezze. Berger sceglie una rappresentazione semplice: un’animazione in due dimensioni che rasserena, mentre il film ci interroga profondamente. Dog e il piccolo Robot sanno parlarci, riuscendo addirittura a farci capire che per essere felici dobbiamo abbandonare le nostre certezze: una lezione di vita spiegata da chi non dovrebbe darcela, da chi percepiamo come qualcosa di aggiuntivo, come un animale o una macchina.
Questo film, nel suo piccolo, riesce in un’ora e 42 minuti a cambiare la nostra percezione del mondo.