Juni Ba, in veste di autore unico, accende i riflettori su Damian Wayne: l’attuale Robin dell’universo DC Comics è il protagonista de “Il Ragazzo Meraviglia“, favola in cinque capitoli in cui affronta il proprio passato, il retaggio del suo ruolo, per provare ad autodefinirsi e capire quale sia la strada da intraprendere per migliorare il mondo. Un racconto toccante e transgenerazionale, ottimamente realizzato anche dal punto di vista grafico e raccolto da Panini Comics in un cartonato che non dovete assolutamente perdere.
A Gotham City – ahinoi – l’alto tasso di criminalità è una componente che definisce la città stessa. Nonostante la presenza del Cavaliere Oscuro e della Bat-Family, folli assassini, criminali istrionici, rapinatori e borseggiatori non mollano e tediano gli onesti cittadini ogni notte. E se il Pipistrello non c’è, i cattivi ballano… allora tocca a Robin scendere in pista e guadagnarsi il centro.
Proprio quando Bruce Wayne è costretto ad allontanarsi da Gotham City per una missione con la Justice League, una serie di misteriosi rapimenti sconvolge la città e tocca a Damian Wayne – l’attuale Robin nell’Universo DC – fare luce su questi crimini, la cui origine sembra essere legata a doppio filo con il suo passato. Un’indagine come tante diventa un’indagine introspettiva per Damian, che si trova a riflettere sul proprio ruolo, sul retaggio del titolo di “Robin” e sul proprio posto nel mondo, pronto ad autodefinirsi e a trovare il modo migliore per influenzarlo, nella storia in cinque parti “Robin: Il Ragazzo Meraviglia“ di Juni Ba.
Pubblicata da DC Comics da luglio a novembre 2024 negli Stati Uniti, la miniserie Black Label è stata raccolta da Panini Comics per l’Italia in un unico volume cartonato all’inizio del nuovo anno. In The Boy Wonder, l’autore senegalese esplora la figura di Damian Wayne, introdotta originariamente da Grant Morrison nel 2006, rendendolo protagonista di una missione in solitaria – più o meno – nei panni di Robin. Un ruolo da poco ottenuto – la storia, infatti, si colloca proprio a ridosso di Batman #655 – ma con il quale il figlio naturale di Bruce e Talia al Ghul deve già confrontarsi.
Riuscirà a sopportare il peso di questi titolo? E come lo renderà “suo”?
Il Ragazzo Meraviglia – Damian (non) vuole essere Robin
Nel 2017, Cesare Cremonini pubblicava il suo sesto album in studio, Possibili Scenari. La seconda traccia del cantautore bolognese, che egli stesso riconobbe come la più autobiografica e la preferita dell’intero album, è “Nessuno vuole essere Robin“. Il brano, d’impatto quanto significativo nel titolo, è stato spesso ripreso a mo’ di metafora in altri contesti – e fuorviando anche il significato più profondo ed originale del testo – per indicare la condizione non tanto agognata di essere “la spalla di qualcun altro”. Ed il Ragazzo Meraviglia, che esordì nel 1940 su Detective Comics #38, è – con ogni probabilità – la spalla per antonomasia.
La lunga storia editoriale del pettirosso che affianca il Pipistrello nella lotta al crimine subisce una svolta nel succitato Batman #655, quando Bruce Wayne viene a conoscenza di aver avuto un figlio con Talia al Ghul, figlia di Ra’s, la Testa del Demone. Damian, addestrato fin dalla nascita agli usi e costumi della Lega degli Assassini, viene affidato al padre che, nonostante il carattere scontroso e diffidente del ragazzo, vuole incanalarne le energie – e sfruttarne le abilità, bisogna ammetterlo – nella lotta al crimine.
Ovviamente, Damian non vuole essere Robin…
È proprio a ridosso di questo momento storico-editoriale che si colloca la storia realizzata come autore unico da Juni Ba: in Il Ragazzo Meraviglia, Damian è appena diventato Robin e si ritrova a dover affrontare una serie di rapimenti che stanno interessando la città proprio quando suo padre è fuori per una missione con la Justice League. Il ragazzo sta ancora cercando di capire come far proprio il nuovo ruolo, soprattutto dopo aver deluso il padre uccidendo un criminale (in questo senso, pur essendo sotto l’etichetta Black Label, The Boy Wonder è in continuity con gli eventi di Batman & Figlio, a circa tre mesi di distanza da questi) e conscio di essere l’erede della Testa del Demone.
Non solo questa scissione dicotomica lacera l’animo di Damian: il giovane deve misurarsi anche con il retaggio dei suoi predecessori che hanno indossato il mantello di Robin e hanno contribuito ad elevarne lo status, togliendogli l’etichetta di semplice “sidekick”. Dick Grayson è stato il primo, il raggio di luce; Jason Todd il secondo, il dannato; Tim Drake il terzo, l’acuto; ora Damian: che Robin sarà? In quale modo riuscirà ad «influenzare il mondo» in questo ruolo? Sarà l’erede di Batman o di Ra’s al Ghul?
La storia in cinque parti di Ba si colloca, cercando di rispondere a queste domande, nel più tradizionale dei racconti “coming of age” in cui il giovane protagonista cerca di costruirsi la propria strada che possa condurlo a raggiungere il proverbiale proprio posto nel mondo. Con un accattivante escamotage narrativo, Ba rivolge la propria storia a tutti i lettori – se fosse un film TV, avrebbe il bollino giallo – usando come cornice narrativa quella della favola, raccontata boccaccescamente da una bambina rapita al proprio rapitore, in cui Damian, Bruce, Dick e gli altri, Ra’s e Talia “interpretano” i ruoli di Principe, Re, Demone e via dicendo.
Così com’è scisso interiormente, Damian si trova ad operare su due binari: da un lato, risolvere il mistero dei rapimenti “come farebbe suo padre” in quanto protettore designato della città; dall’altro, proprio attraverso la collaborazione con Nightwing, Cappuccio Rosso e Red Robin, tenta di autodefinirsi come Robin. Non vuole copiarli – non ne sarebbe in grado e il suo orgoglio non glielo permetterebbe – ma pian piano impara a conoscerli, comprendendo in che modo loro abbiano contribuito a rendere quello di Robin un ruolo e un titolo di ispirazione.
Su Damian grava il peso di essere l’erede, di suo padre e di suo nonno. Essendo il figlio naturale di Bruce, il ragazzo proietta su se stesso tutta l’eredità del padre e del suo alter ego Oscuro: vuole esserne all’altezza pur riconoscendo di non esserne una copia. E poi è il nipote di Ra’s: l’oscurità fa parte della propria essenza – tanto da aver ucciso, senza rimorso, il criminale nella “prima” missione morrisoniana – ed ha un richiamo troppo forte per poter essere messo a tacere. Tutta la sua educazione è stata diretta a farne l’erede della Testa del Demone e, nonostante la nuova vita a Gotham, il passato non può essere dimenticato.
Tocca a Damian, quindi, tirare le somme: quando il mistero dei rapimenti si dipana e lo conduce proprio faccia a faccia con il proprio passato – e con il proprio futuro – Damian avrà ripercorso la propria storia e quella dei ruoli che potrebbe dover ricoprire.
Damian vuole essere Robin?
La favola di Juni Ba è, in tutto e per tutto, un Anno Uno per Damian Wayne: ne ripercorre il breve passato, l’educazione che ha ricevuto e il futuro cui sembrava essere destinato, mostra come è arrivato a Gotham e quanto debba lavorare su se stesso per comprendere chi sia… o chi voglia diventare.
Ba realizza una storia che può già collocarsi come uno dei titoli migliori dell’anno e che può essere considerata senza troppi fronzoli come quella “definitiva” di Damian Wayne (o, comunque, delle sue “origini” come Robin). Se la trama rispetta i crismi del romanzo di formazione, declinata ai diktat superoistici e poggiandosi sugli elementi fondazionali del suo protagonista, mettendo in evidenza – sempre rispettando il carattere del personaggio e senza cascare nel melodramma – le turbe interiori, adolescenziali e “di ruolo”, di Damian, l’efficacia narrativa complessiva de Il Ragazzo Meraviglia è ottenuta anche grazie al comparto grafico.
L’autore, infatti, realizza un’opera fusionista che si compone di arte africana, influenze mignoliane e topos grafici caratteristici dello shonen – che mai come in questo momento storico incontrano il gusto dei più giovani. Accompagnate da una ricerca registica che non vuole rinunciare all’effetto sorpresa, le tavole di Ba rompono qualsivoglia struttura rigida, prediligendo una narrazione grafica più fluida e sequenziale, in modo tale da accelerare e rallentare il ritmo a seconda dei momenti ma senza perdere, complessivamente, la propria forza narrativa.
Il Ragazzo Meraviglia è un’opera squisitamente supereroistica ma che è in grado di parlare ai coetanei di Robin attraverso la metafora del sidekick: la prospettiva per un futuro all’apparenza scelto da altri, il ruolo nel mondo che sembra già stabilito a seconda da dove si viene e non per chi si è realmente, il continuo confronto con qualcun altro sono problematiche che affliggono i giovani del mondo “reale”.
Ma Juni Ba ci mostra un Damian, sempre attraverso le dovute ricalibrazioni metaforico-narrative, capace di analizzare, capire, comprendere chi sia, dove sia e chi voglia diventare. Perché non è un titolo portato da altri a definire chi siamo; non è l’educazione impartita a dirci a cosa siamo destinati; non è il nostro nome a definire cosa ci spetta: basta capire come influenzare il (nostro) mondo.
Damian è Damian. Noi siamo noi.
E nessuno deve avere paura di essere Robin.
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