J-Pop Manga ha pubblicato l’autobiografia di Keiko Takemiya, pioniera del genere BL e Autrice del capolavoro Il Poema del Vento e degli Alberi. Questa è la nostra recensione
Ciò che mi appaga è il contatto tra la sua pelle calda e la mia.
Keiko Takemiya firma Il suo nome era Gilbert – Le ragazze che cambiarono la storia del manga, autobiografia che racconta il suo lavoro sin dai timidi esordi. Un viaggio che culmina con la pubblicazione de Il Poema del Vento e degli Alberi, manifesto del genere BL. Perché l’amore è sempre un unione tra anime, indipendentemente dal genere.
J-Pop Manga ha pubblicato l’autobiografia di Keiko Takemiya, classe 1950, arricchendo la sua proposta dedicata a una grande firma del fumetto (Il Poema del Vento e degli Alberi, Verso la Terra…); una donna straordinaria e coraggiosa che ora si racconta ai suoi lettori, svelando tutti i retroscena di una vita dedicata con passione al lavoro.
Il libro ci conduce alla scoperta del momento sacro per gli amanti del fumetto d’autore e del genere shōjo: la nascita de Il Poema del vento e degli Alberi, l’opera che aprì le porte al genere BL, infrangendo tutte le convenzioni del tempo.
Keiko Takemiya è una delle mangaka più importanti e influenti del secolo scorso. Non c’è appassionato di manga che non provi una sorta di adorazione reverenziale nei suoi confronti. Una donna ardimentosa dal grande talento che ha saputo imporsi con le sue idee aprendo la strada a un genere, spazzando via l’ombra e l’idea di peccato quando ad amarsi sono due ragazzi.
Oggi più che mai, proporre il racconto della Maestra Takemiya ha un profondo valore. La società è ancora tristemente dominata da un’opprimente discriminazione sessuale e di genere. Solo la cultura, lo studio e la curiosità possono guidarci per superare il terribile oscurantismo che ancora persegue barbaramente la diversità. Lontani dai tempi migliori immaginati, quando di questi temi si nutrivano le prime conquiste culturali in ogni parte del mondo, oggi sbattiamo ripetutamente contro chi urla che il diverso è terribile, dannoso; qualcosa o qualcuno di cui aver paura. Eppure, ormai dovrebbe essere chiaro che siamo uguali perché siamo diversi. La diversità di cultura, provenienza, attitudine sono l’espressione evidente della nostra uguaglianza. Il suo nome era Gilbert, la storia professionale di una donna e della sua opera più famosa, oggi è quasi doveroso leggerla, non credete?
Erano gli anni Settanta, un periodo di grande fermento e crescita per quanto riguarda i manga. Tuttavia il genere shōjo risultava arenato nel suo schema classico e socialmente approvato. La protagonista vive pudicamente i primi amori, e si nutre di profumo di fiori e dolci fantasie sul ragazzo ideale che la farà un giorno moglie e poi madre.
Una giovanissima Keiko Takemiya si trasferisce a Tokyo per realizzare il sogno di vivere di manga. Sotto il marchio Shogakukan vive le prime esperienze di lavoro fatte di scadenze da rispettare, riunioni con l’editor ed estraniamento sociale in una pensione-lattina. Da lì a poco, Takemiya incontrerà due persone che le cambieranno totalmente la vita: Moto Hagio e la sua amica di penna Norie Masuyama. Un ancora giovanissima Hagio era già intenta ad esplorare nuovi mondi, a dare impulso alla nouvelle vague del genere shōjo, nutrendosi di fantascienza e confini a quel tempo mai varcati prima. Dal racconto, che snoda facilmente quegli anni tumultuosi per renderli comprensibili al lettore, arriva il fermento di quegli anni e la lotta interiore delle Autrici che, da una parte cercano di affermarsi all’interno di un’industria ben definita e prettamente maschile; dall’altra provano in tutti i modi a modificarne i confini conosciuti.
Ben presto Takemiya e Hagio iniziarono a convivere in quella che è passata alla storia come residenza Oizumi. È ed all’interno delle sue mura che venne scritta una pagina di storia del manga.
L’autobiografia proposta da J-Pop Manga, è un’occasione ghiotta per scoprire a fondo i retroscena della nascita di un genere, nonché di un’opera bellissima, iconica. Il Poema del Vento e degli Alberi è una storia d’amore struggente e violenta, nutrita da quel romanticismo maledetto che tanto ci fa ancora sognare. Sud della Francia. Nel collegio maschile Lacombrade, Serge, figlio di un nobile francese e di una zingara, farà un incontro che gli cambierà per sempre la vita: quello con il bellissimo e dissoluto Gilbert. Tra i due ragazzi nascerà un legame romantico e fatto di attrazione.
Keiko Takemiya e Moto Hagio, ripetendo l’esperimento del Tokiwa-so, la palazzina dove il Maestro Tezuka da giovane visse insieme a, tra gli altri, Shotaro Ishinomori e Fujo Akatsuka, vengono annoverate nel Gruppo Anno 24 (24 年 組, Nijūyo-nen Gumi). Questo gruppo, di cui fa parte anche la Maestra Ikeda, ha contribuito in maniera determinante a innovare il genere shōjo, sviluppando molti sottogeneri e indagando a fondo nei desideri delle lettrici che sognavano altro rispetto alla classica e canonica storia d’amore.
Keiko Takemiya ci racconta il fervore di quegli anni, la grande voglia di confronto e condivisione con le colleghe emergenti che trascorrevano del tempo presso la residenza Oizumi. Il tumulto creativo e l’affermazione dei ruoli arriva diretta. Leggere l’opera è coinvolgente ed estremamente interessante. Le Autrici si aiutano per rispettare le scadenze, completando l’una le tavole dell’altra; si confrontano sugli stipendi dibattendo su quanto siano inferiori i compensi delle autrici rispetto a quelli dei colleghi uomini. La Maestra Takemiya descrive inoltre con molta naturalezza l’amicizia speciale che l’ha legata a Norie Masuyama, inizialmente amica di penna della Maestra Hagio. Masuyama è stata una figura determinante, colei che ha spinto le due Autrici ad andare oltre i limiti imposti dalla convenzioni dell’epoca. I tempi erano maturi per proporre al pubblico qualcosa di nuovo. Mai intuizione fu più giusta di quella della cara Masuyama.
Si prova a dir poco stupore, e sincera ammirazione per Takemiya quando ella decise di prendere in contropiede la redazione di Shogakukan. Sovvertendo gli ordini per la realizzazione di un lavoro per la TV, Takemiya, senza dire nulla al suo editor, cambia il plot dell’episodio commissionato con il seguente: la storia di un giovane che a costo della vita confessa il proprio amore per un altro ragazzo. Messi alle strette e fuori tempo massimo per modificare il lavoro proposto, Keiko Takemiya riuscì nella pubblicazione del primo manga shonen-ai della storia: Yuki to hoshi to tenshi to…(La neve e le stelle e gli angeli), successivamente rinominato Sanruumu ni te (Nel solario). Apertosi un insperato spiraglio, Takemiya prosegue il suo racconto. Il viaggio in Europa, l’ascesa inarrestabile della collega Moto Hagio. Arricchiscono il libro delle splendide tavole a colori. Per chi ha letto Il Poema del Vento e degli Alberi, non è una novità lo stile di disegno dell’Autrice, così attento a includere moltissimi particolari che le servono per raccontare gli umori dei suoi protagonisti, le influenze culturali e artistiche che incontrano il suo gusto. Per chi approccia oggi per la prima volta l’Autrice, l’autobiografia è il modo perfetto per prendere confidenza con il suo stile unico.
In appendice. Keiko Takemiya firma la postfazione all’edizione italiana curata encomiabilmente da J-Pop Manga che propone, tra l’altro, l’ottima traduzione a cura di Loris Usai.
Un libro che sognavo di leggere. Un modo diverso, oltre le sue opere, di sentirsi vicino a una grande Autrice. Keiko Takemiya è la ragazza che ha cambiato la storia. E lo ha fatto decisamente in meglio.
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