L’ultima avventura del Professor Jones è finalmente arrivata nei cinema di tutto il mondo. Imperfetta, a tratti superficiale e altalenante. Eppure ci ha fatto divertire ed emozionare nei momenti giusti, facendoci idealmente abbracciare (e ringraziare) Indy prima della meritata pensione. Questa è la nostra recensione – assolutamente no spoiler – di Indiana Jones e il Quadrante del Destino, con un immenso Harrison Ford per la regia di James Mangold
Il compito che attendeva James Mangold, ottimo regista che negli ultimi anni ci ha regalato delle verie e proprie perle, era duplice: da un lato doveva far dimenticare ai fan quel disastro che è stato Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo, dall’altro doveva organizzare l’ultimo, grande saluto del Professor Jones al suo pubblico. Se fare meglio del quarto film non sembrava impresa impossibile (forse uno dei film meno riusciti del grande Steven Spielberg), reallizzare l’ultima avventura di Indy appariva decisamente più complicato.
Perché quando hai a che fare con personaggi così iconici, entrati nell’immaginario e nel cuore di milioni di persone in giro per il mondo, il rischio di scontentare qualcuno c’è sempre. Considerando oltretutto che il protagonista ormai ha un’età importante e dunque tutta l’azione dovrà essere ricalibrata per un uomo della sua età, che non potrà certo fare evoluzioni o salti impossibili. In più metteteci anche che raccogliere l’eredità del già citato Spielberg non dev’essere facile per nessuno, anche se Il Regno del Teschio di Cristallo ha lasciato un po’ tutti perplessi (eufemismo, ma rispetto troppo Spielberg per essere più cattivo).
Quindi ce l’ha fatta? Indy è tornato? Lui sì, assolutamente. Harrison Ford da solo riesce a sostenere il peso di un film imperfetto e che ha alcuni momenti d’incertezza: i suoi sguardi, il modo in cui interpreta un invecchiato Professor Jones, la voglia che ci mette quando è nel cuore dell’azione o quando semplicemente il cuore dev’essere lui e nessun altro. Immaginare un altro attore con quel cappello e quella frusta appare impossibile, anche se sappiamo bene che prima o poi questa cosa accadrà… ma non oggi. Oggi in sella c’è ancora lui e vederlo prendere a calci in culo i nazisti è sempre un piacere.
Indiana Jones e il quadrante del destino inizia nel passato: siamo nel 1944 e Indiana Jones – ringiovanito con la computer grafica in modo piuttosto credibile – sta ovviamente vivendo una delle sue grandi avventure. È alla ricerca della lancia di Longino, con cui Gesù è stato trafitto nel costato, finita nelle mani proprio dei nazisti. E se avete visto anche solo un film con il nostro archeologo preferito, sapete bene che non gli stanno molto simpatici… Mangold tira fuori immediatamente un grande classico di Indy, ovvero una scena ambientata su un treno, in cui l’azione la fa da padrone: il nostro eroe si finge uno dei suoi nemici per mettere le mani sulla preziosa reliquia e salvare il suo grande amico Basil Shaw. Questa parte introduttiva, girata oggettivamente in modo impeccabile, rischia di annoiare un po’ lo spettatore, sembra quasi non finire mai. A mio modo di vedere – ovviamente contestabilissimo, si capisce – poteva essere condensata di più e forse sarebbe stata molto più incisiva.
Ma torniamo a noi: la lancia di Longino è uno specchietto per le allodole, perché il vero fulcro del film è l’incredibile “macchina di Antikythera“, ovvero il “quadrante del destino” citato nel titolo del film, un costrutto formidabile inventato da Archimede in persona che – se attivato nel modo giusto – consentirebbe di aprire dei varchi nel tempo. Esattamente, secondo la leggenda e alcuni preziosi studi compiuti da Basil, sembrerebbe proprio che con questo antichissimo manufatto si possa addirittura viaggiare nel tempo.
Quindi ci troviamo di fronte a un nuovo multiverso, nuove varianti, nuovi paradossi temporali? Ve lo dico subito: no, almeno su questo potete stare tranquilli. Tuttavia, l’importanza di questo “quadrante” non sfugge a Jürgen Voller (interpretato da un sempre ottimo Mads Mikkelsen, in quellon che ormai sembra essere il suo ruolo predefinito in tutti i film), un fisico nazista che dopo aver tentato di metterci le mani sopra nel 1944, cerca di ripulirsi l’immagine aiutando gli Stati Uniti a vincere la corsa allo spazio nel 1969, contribuendo in modo decisivo a mandare l’uomo sulla luna. Ed è proprio nel 1969 che si svolge questo ultimo capitolo di Indiana Jones, che inizia proprio nella storica giornata in cui Neil Armstrong posa per la prima volta il piede sul suolo lunare. Il Professor Jones è ormai anziano, il cappello, la frusta e le avventure sono ormai un lontano ricordo e la pensione sembra essere l’ultimo traguardo da raggiungere. I suoi studenti sono svogliati e distratti, mentre il suo carattere si è indurito sempre di più, soprattutto da quando… beh, questo è meglio che lo scopriate da soli, quando anche voi avrete l’opportunità di vedere il film.
Nell’ultimo giorno di attività universitaria torna torna nella vita di Indy Helena Shaw, personaggio insopportabile interpretato da Phoebe Waller-Bridge. Si tratta, come probabilmente avrete intuito, della figlia di Basil, di cui il professor Henry Jones è padrino. Ci troviamo di fronte a una donna molto colta, forte fisicamente, dalla battuta sempre pronta e dalla velocità di pensiero fuori dal comune: sostanzialmente Wonder Woman, senza poteri ovviamente. Lei è la co-protagonista del film, tutt’altro che una damigella in pericolo, ma una giovane donna che spesso il pericolo lo attira e lo affronta a viso aperto, che ha deciso di mettere tutta la sua conoscenza sulle culture antiche (frutto degli insegnamenti del padre) al servizio del denaro, unica stella polare che la guida. Per lei, personaggio stereotipato al massimo e dal carattere spigoloso, contano solo i soldi. Nessun legame, nessun affetto, nessuna morale: in nome del dio denaro è pronta a tutto, anche a trafficare preziose reliquie.
Ovviamente tutta questa parte Indy la scoprirà suo malgrado e si ritroverà a inseguirla fino in Marocco in seguito a una catena di eventi che priorio lei contribuirà a mettere in moto… e che – neanche a dirlo – coinvolgeranno alcuni nazisti guidati dal già citato Jürgen Voller desiderosi di mettere le mani sul manufatto di Archimede.
Il Professor Jones sarà costretto a tornare a essere Indiana Jones e nonostante i tanti anni e i tanti chilometri sulle spalle, scoprirà che ha ancora la forza per un’ultima, grande avventura che lo porterà ad attraversare almeno due continenti, ad andare nuovamente a cavallo, a salire su una nave, a immergersi a volare e persino in una grotta dai cunicoli segreti. Gli ingredienti ci sono tutti, come nella miglior tradizione del personaggio creato da George Lucas e Steven Spielberg.
Il problema è che non c’è quest’ultimo dietro la macchina da presa e nonostante il film sia un crescendo (parte lento e pian piano acquista sempre più velocità), manca quella scintilla che ha reso i primi tre film della saga dei capolavori senza tempo. La sensazione che ho avuto guardando questo film è che James Mangold sia effettivamente un grande fan della saga – o quantomeno ha studiato tantissimo in previsione di questo quinto capitolo – e che come ogni fan che si rispetti, volesse rendere omaggio alla grandezza di Indiana Jones e dei meravigliosi tempi che furono. Mangold sembra non voler creare un capitolo tutto suo, ma tenta di girarlo e forse anche pensarlo come lo avrebbero fatto in passato… il risultato è un film altalenante, che ogni tanto si perde qualche pezzo per strada per la grande voglia di raggiungere l’orizzonte fissato da Lucas e Spielberg. Ma lo sapete, l’orizzonte è fatto per camminare, non per essere raggiunto.
Indy cammina, corre quando serve. Usa la frusta nel momento giusto e uccide il numero necessario di persone. Non cade nel cliché di fare da mentore o da faro per Helena, né per il piccolo Teddy. Loro se la cavano benissimo da soli, anche se inevitabilmente finiranno per affezionarsi a questo vecchio burbero. Un po’ affascinati dalle sue storie, un po’ per necessità, un po’ perché… beh, è Indiana Jones, ragazzi.
Ovviamente ci sarà uno scontro fisico con la banda di nazisti che vuole prendere il quadrante, Helena assume un’importanza sempre più grande nella storia (apparentemente non c’è nulla che non sappia fare) e ci fa capire che forse sì, questa sarà davvero la fine per Indy. Il momento di passare cappello e frusta è arrivato? In teoria sì, in pratica sappiamo bene che non glieli toglierà mai nessuno. Lo sappiamo bene, non sono gli anni, sono i chilometri a contare… e lui ne ha fatti parecchi, anche in quest’ultimo capitolo.
Indiana Jones e il Quadrante del Destino è un film divertente, ma certamente non il miglior film possibile. Tuttavia, anche se non rinuncia a strizzare l’occhio ai fan (inevitabile in un ultimo capitolo) e in alcuni momenti ad affidarsi troppo all’effetto nostalgia, non ti lascia con un brutto ricordo, anzi. Lo sai benissimo che il film ha mille difetti, però trova il modo di farsi perdonare lungo il viaggio. Lo capiamo da subito, questa forse non è davvero un’avventura, ma un lungo e sentito addio ai fan e pazienza se non è venuto perfetto. Il vecchio e acciaccato Professor Jones ce la mette tutta, lotta contro i nazisti, cerca di riportare una ragazza sperduta sulla retta via, conserva dolore e amore in ogni cicatrice.
Il tempo passa per tutti, per noi come per i nostri eroi. Speravamo tutti in un’ultima, grande avventura indimenticabile, che avesse guizzi geniali e battute che avremmo ripetuto all’infinito, ma tutto sommato va bene così. Sono uscito dal cinema consapevole di aver passato un paio d’ore piacevoli, ho rivisto un grande eroe salutare il suo pubblico e in un paio di momenti mi ha persino esaltato.
È stato fantastico seguirti in tutti questi anni, Indy. Ora ti è rimasta un’ultima, grande cosa da fare: tornare a sorridere. Te lo meriti.
Indiana Jones e il Quadrante del Destino
Anno: 2023
Paese: USA
Durata: 154 minuti
Regia: James Mangold
Sceneggiatura: Jez Butterworth, John-Henry Butterworth, David Koepp, James Mangold
Casa di produzione: Lucasfilm, Amblin Entertainment
Distributore italiano: Walt Disney Studios Motion Pictures
Interpreti e personaggi: Harrison Ford: Indiana Jones Phoebe Waller-Bridge: Helena Shaw Mads Mikkelsen: Jürgen Voller Antonio Banderas: Renaldo John Rhys-Davies: Sallah Shaunette Renée Wilson: Mason Thomas Kretschmann: colonnello Weber Toby Jones: Basil Shaw Boyd Holbrook: Klaber
Appassionato di fumetti, curioso per natura, attratto irrimediabilmente da cose che il resto del mondo considera inutili o senza senso. Sono il direttore di MegaNerd e me ne vanto.