Inserito nella lista dei 30 fumetti migliori dell’anno selezionati dai Lucca Comics & Games Awards 2023, La Conquista del Cielo di Yudori è un racconto delicato, che rappresenta diverse gradazioni di colori e sentimenti. Questa è la nostra recensione, ovviamente senza spoiler
Nel 2019, la giovane e talentuosa fumettista coreana Yudori conquista il Lucca Comics and Games con La scelta di Pandora; intervistata dalla nostra Sig.ra Moroboshi, rivela di lavorare a un romanzo storico fantascientifico dove una ragazza nell’Olanda del XVII secolo cerca d’inventare un congegno volante.
È il 2023 e quel testo, La conquista del cielo, vede finalmente la luce, pubblicato in Italia da J-Pop in un volume unico cartonato da 183 pagine. Una storia tutta al femminile, che restituisce idealmente a una donna – e a tutte le donne – il suo posto nel mondo della scienza e della tecnica.
SINOSSI
Olanda, XVI secolo. Amelie è una giovane cattolica, erede di una famiglia aristocratica caduta in malora, che viene data in sposa ad Hans Aldebert, agiato mercante con la passione per il collezionismo. Hans è tutto ciò che una giovane donna olandese potrebbe desiderare: pragmatico, diligente, competente, e pure un bell’uomo; ma per quanto ci provi, Amelie proprio non riesce a creare ad amarlo come lui vorrebbe. Hans si aspetta una moglie servizievole e succube, mentre Amelie è curiosa e dall’intelletto vispo: ama farsi domande, osservare il mondo che la circonda e capirne i meccanismi.
In particolare, la appassiona lo studio degli uccelli e il loro modo di volare: ma per Hans, quella “stregoneria” che sua moglie chiama “scienza” mal si addice a una brava moglie olandese.
Il loro equilibrio, già reso precario dalle mancanze di entrambe, dalla presenza ingombrante della procace cameriera Yolente, e dal muro che Amelie sembra frapporre tra sé e Hans, s’infrange del tutto quando, di ritorno da uno dei suoi viaggi di lavoro, egli porta con sé un nuovo pezzo per la sua collezione: una bellissima schiava orientale, dai lunghi capelli scuri e dal corpo morbido.
L’iniziale disprezzo di Amelie per quella che considera una prostituta e che è obbligata a tenere in casa, si trasformerà presto in stima, quindi in un’amicizia intensa che darà forza a entrambe e, alla fine, le renderà libere.
IL CIELO NON È ROBA DA FEMMINE
L’opera si apre con quello che, cinematograficamente parlando, definiremmo un primo piano di Amelie: i tratti eleganti e altezzosi, i capelli raccolti, il seno piccolo e un rosario appeso al collo lasciano già intuire del personaggio quello che scopriremo leggendo. Si tratta di una donna aristocratica, cresciuta in una rigida morale cattolica, e dal corpo esile così diverso dalle floride popolane olandesi.
Ciò che però non si vede al primo colpo – e che infatti ci viene suggerito dal testo – è che dietro quell’altezzosità Amelie sia una ragazza brillante: aveva rivolto il suo sguardo prima alla terra, poi al mare, ma gli uomini si erano impadroniti di entrambe. Quindi non le era rimasto che il cielo, verso cui aveva alzato gli occhi: ma i suoi genitori l’avevano costretta ad abbassarli per occuparsi di questioni più terrene e sposarsi.
Amelie non è felice nel suo ruolo di moglie: forse, se solo lei o Hans avessero fatto un passo in più per intendersi, per venirsi incontro, sarebbero potuti perfino essere felici. Ma le aspirazioni di lei sono troppo grandi per un uomo che fa dell’orgoglio la sua unica religione; e la consapevolezza di non essere compresa fino in fondo la allontana, privando suo marito di un amore che avrebbe sinceramente voluto provare.
È il solito gioco di forza, maschi contro femmine, con i primi che non concedono parità di trattamento per paura di restare con un pugno di mosche, nudi nella propria miseria. Amelie è la moglie di Hans, e deve comportarsi come tale, rispettando tutto ciò che è previsto e non facendo colpi di testa. Che ne penserebbero tutti?
L’orgoglio di Amelie, di contro, non è importante; è una donna ed è fatta per subire a testa bassa. Poco importa se il suo giovane marito le porta in casa una bella schiava di piacere dai tratti esotici, ennesimo trofeo di viaggio. Per Hans, dopotutto, quella giovane non è che un pezzo in più in una delle sue collezioni; per Amelie, invece, è una vergogna con cui dover convivere.
Eppure proprio in quella donna, l’altra donna, Amelie trova una motivazione e un’alleata: conquisterà il cielo per poter rimandare Sahara – questo il nome che le da, in un tipico gesto da colonialista che dimostra quanto alcuni comportamenti vengano interiorizzati nostro malgrado. Tu non sai il mio nome le dirà la stessa Sahara, mostrandole ancora una volta le ipocrisie della propria realtà. Ed è proprio questa collisione di mondi che fa nascere unanuova luce, una speranza: l’una impara dall’altra, e insieme fanno gruppo per proteggersi dagli uomini, che hanno sempre e solo saputo rubare loro qualcosa.
Mentre Amelie le spiega l’amore e quanto questo sia diverso dal possesso, Sahara le chiede per la prima volta in vita sua cosa desideri davvero, mentre le racconta del suo dio e della libertà che lo caratterizza, mostrandole quanta leggerezza possa nascere dal fuoco: un insegnamento che finisce per diventare la magia che fa volare i sogni di Amelie.
Ma Amelie è solo una donna, e alle donne non è permesso possedere nulla, neppure i propri sogni, pensieri, progetti. Viene rinchiusa in soffitta, incinta, mentre Hans si appropria della sua creazione – una mongolfiera – che vuole vendere per soldi. Amelie si batte, strepita, cerca di difendere la propria creatura: ma nulla, né il cielo, né ciò che ha progettato – e nemmeno più il suo corpo – le appartengono.
Ancora una volta, è Sahara la schiava, Sahara la puttana, Sahara la donna senza dio che va in suo soccorso e la salva – o meglio, salva entrambe – dalla gabbia che le sta facendo intorpidire le ali. La conquista del cielo è, in fin dei conti, un racconto sul potere dei legami tra donne: che si tratti di congreghe di streghe o semplicemente di due amiche improvvisate, è attraverso quel tipo di legame che ogni donna può attingere appieno alla propria forza creatrice.
Un testo delicato, che con un uso sapiente del tratto riesce a rappresentare diverse gradazioni di colore – e di sentimenti – pur restando sempre in bianco e nero. Un lavoro in cui gentilezza e forza si mescolano senza mai prevaricare sull’altra: come lo Yin e lo Yang, come Amelie e Sahara, come le anime in equilibrio.