La biografia di un matematico può essere affascinante? Se l’opera è realizzata da Alessandro Bilotta e Dario Grillotti, la risposta non può che essere affermativa. Vi raccontiamo un libro da recuperare il prima possibile, perché è un piccolo gioiello
Non ero così sicuro che potesse interessarmi La funzione del mondo di Alessandro Bilotta e Dario Grillotti (Feltrinelli Comics, 112 pagine, 16 euro). In generale non mi piacciono le biografie, soprattutto a fumetti, e poi il nome di Vito Volterra non mi diceva niente. Fortunatamente me ne è stato parlato bene e ho corso il rischio. Sono stato fortunato, perché il libro è stato ignorato dai più, si trovano pochissime recensioni in giro.
D’altronde, sono un vedovo inconsolabile di Mercurio Loi (ne ho parlato qui e soprattutto qui) e sono ancora arrabbiato con tutti per la sua fine prematura. Consiglio anche in questa sede di recuperarlo il prima possibile, perché la versione da edicola non so fino a quando si troverà, mentre quella da libreria oltre che eccessivamente costosa, ha un andamento incostante, nessuno sa se e quando continuerà. Dalla conclusione di quella serie ho cercato di seguire quel talento immenso di Alessandro Bilotta recuperando la ristampa del premiatissimo La dottrina sempre per Feltrinelli Comics e de Il lato oscuro della luna per la Bonelli (li cito perché meritano molto). Sempre dalla casa editrice milanese aspetto novità su Eternity, serie annunciata alla chiusura di Mercurio Loi e di cui non si è saputo più nulla. Promettere una nuova serie a un fan di Alessandro Bilotta e non dargliela mai è come far annusare a un tossico qualche cristallo di blue sky, senza però soddisfare mai il suo bisogno.
Ritornando al libro, l’ho davvero apprezzato e sono molto contento di averlo letto. Prima di tutto perché parla di un personaggio davvero importante, Vito Volterra, che abbiamo colpevolmente dimenticato. È stato un grande professore universitario e matematico (i suoi colleghi nostri contemporanei lo conoscono benissimo) che oltre ad aver dato un contributo notevole alla disciplina, ha avuto all’inizio del Novecento l’intuizione che bisognasse avere un ottica interdisciplinare («Non può più funzionare che i matematici non capiscano i fisici e i fisici non capiscano i chimici…»). Il suo impegno nel progresso e la ricerca scientifica l’ha portato fino ai banchi del Senato e poi a istituire il CNR nel 1923, di cui è stato il primo presidente. Nella prima guerra mondiale, nonostante l’età avanzata, si offre come volontario e con i suoi studi riesce a dare consigli strategici fondamentali. Con il fascismo iniziano i problemi: se in un primo momento si limita a far parte dell’opposizione è proprio sull’insegnamento che diventa più duro. Prima è uno dei firmatari del Manifesto di Croce, rinominato anche l’antimanifesto, in contrapposizione a quello ufficale di Gentile. Quest’ultimo è anche autore della riforma che limita la ricerca scientifica a un ruolo marginale. Infine è uno dei dodici docenti universitari a non giurare fedeltà al regime, come richiesto dal rettore dell’università di Roma. Perde progressivamente tutti i suoi incarichi e muore nel 1940, prima di vedere riabilitato il suo nome.
Conoscere Vito Volterra è importante anche per chi non è matematico, perché oltre a esempio di uomo dalla schiena dritta è anche portatore di valori che a ottant’anni dalla sua morte ancora restano parzialmente irrisolti. L’Italia col tempo ha ritrovato la democrazia e il benessere, lasciando la libertà d’insegnamento nelle scuole e nelle università, ma il nostro Paese ha un problema enorme con la ricerca scientifica, finanziata poco e male, considerata quasi come una scocciatura dalla politica, in quanto non produce effetti immediatamente utilizzabili. In qualche modo, quella legge Gentile tanto odiata da Volterra e ormai superata, produce ancora degli effetti. Inoltre, ci fa capire quanto siano importanti la fantasia e i libri che aprono la mente: il piccolo Vito era appassionato di Verne e provò a calcolare la traiettoria del razzo de Dalla terra alla luna. Alcuni snobbano la letteratura e in generale i campi umanistici, ma la storia di Vito Volterra, amante dell’interdisciplinarietà, ci fa capire come ogni campo di studio è fondamentale e legato a tutti gli altri. In ultimo, la storia di questo genio della matematica dev’essere conosciuta per mettere fine a un’ingiustizia: la damnatio memoriae che ce lo ha fatto dimenticare da quando ha rifiutato quel maledetto giuramento.
Se la storia di Volterra è interessante a prescindere, lo è altrettanto come viene raccontata. Bilotta sceglie solo parti della biografia (il sottotitolo non a caso è Una storia di Vito Volterra) in modo da incuriosire ed emozionare (compito difficile, stiamo comunque parlando della vita di un matematico). Usa con maestria la gabbia della pagina (ma questo chi lo segue già lo sa) e osa molto, soprattutto quando prova a spiegare alcune intuizioni matematiche in maniera astratta o riporta tutto il discorso che Volterra ha tenuto all’Università di Roma nella lezione inaugurale del 1901. Ogni scelta stilistica risulta efficace, le tavole sempre diverse danno ritmo alla storia.
Ogni volta che leggo qualcosa sceneggiato da Bilotta mi sembra di capire qualcosa di più sul fumetto come medium.
Ovviamente se un fumetto riesce, molto del merito è dell’illustratore. Dario Grillotti per me è una piacevole scoperta, non lo conoscevo prima di questo libro. Riesce a essere astratto e accurato nello stesso tempo (a pensarci, non sono le caratteristiche di un buon matematico?). Alcune tavole non hanno nemmeno lo sfondo, altre sono ricchissime di dettagli, tanto da farci capire non solo in quale quale città è ambientata la scena (Volterra ha girato tanto) ma ricostruendo il contesto talmente bene che è possibile riconoscere palazzi, strade e vie. I volti dei suoi protagonisti sono espressivi e raccontano pure senza bisogno di parole e anche le tavole più complicate, come quelle che spiegano il modello preda-predatore di Lorka-Volterra con i pesci che diventano grafici, risultano chiare ed efficaci.
In generale, l’operazione di Feltrinelli in collaborazione con CNR Edizioni è assolutamente riuscita, anche se non credo che un libro come questo attiri i giovanissimi, come spera un po’ ingenuamente Massimo Inguscio, attuale presidente del CNR dell’introduzione. Personalmente lo consiglio a chi ha voglia di scoprire una figura ingiustamente dimenticata e a tutti quelli che vogliono scrivere fumetti perché secondo me c’è molto da imparare. Compratelo presto, se vi ho incuriosito, perché c’è difficoltà a reperirlo addirittura nelle Feltrinelli stesse: facciamo capire alle case editrici cosa vale davvero e cosa no con i nostri acquisti, soprattutto in un annata ricca per il fumetto italiano come questa (ne ho parlato nell’introduzione di questo articolo).
La mia dipendenza da Bilotta per ora è soddisfatta, c’è solo da aspettare la prossima primavera per leggere Gli uomini della settimana della Panini, che si preannuncia imperdibile già da ora. E il futuro sembra pieno di soddisfazioni: mentre scrivevo quest’articolo ho scoperto che lo sceneggiatore sta lavorando assieme a Manuele Fior, altro fuoriclasse, su una storia di Batman e Robin. Sarà curioso vederli all’opera su una storia del Dinamico Duo, chi ha letto Mercurio Loi sa perché, per tutti gli altri come detto all’inizio: che aspettate a recuperarlo?
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