J-Pop Manga prosegue senza soste la Osamushi Collection, collana dedicata interamente alle opere del Maestro Osamu Tezuka. È la volta de La Principessa Zaffiro, pietra miliare della tradizione shōjo manga
C’era una volta e c’è ancora.
Le donne in ogni angolo di mondo si mostrano e combattono a testa alta, costrette a nascondere la loro meravigliosa sensibilità, scambiata per debolezza. Ciò che vergognosamente loro si è sempre imputato, tra le altre cose, è di essere inferiori nell’intelletto, non adatte a ruoli che la tradizione patriarcale ha da sempre riservato agli uomini. Una nenia senza fine.
Osamu Tezuka sapeva benissimo, più di mezzo secolo fa, che il corso degli eventi è davvero difficile da riscrivere. Le battaglie per liberarsi dall’oscurantismo, per affermare la propria identità in un mondo che ha già deciso anzitempo chi dobbiamo essere, oggi è di assoluta attualità.
Quando Ribbon No Kishi (Il principe col fiocco) vide la luce, la prima versione risale al 1953 mentre la seconda nel 1963, Tezuka pose in essere qualcosa di unico, strabiliante. Con una dolcezza che ancora oggi non trova eguali, diede i natali ad una principessa che, per il pasticcio di un angelo, il piccolo Tink, vide la luce con due cuori: uno maschile e uno femminile.
Il regno di Silverland è in fermento per la nascita dell’erede al trono e Dio e i suoi angeli stanno distribuendo i cuori ai nascituri. Il cuore rosso è destinato alle bambine, e donerà loro sensibilità e dolcezza. Il cuore blu è destinato ai bambini e li renderà coraggiosi e pieni di vigore. L’infante destinato a succedere al trono può essere solo un maschio, altrimenti non ha diritto ad entrare nella linea di successione. Zaffiro, che nonostante la dualità di cui è dotata, sente prediligere il suo animo femminile, e il suo corpo sboccerà di conseguenza, sarà costretta a vivere come un uomo. Solo nei rari momenti privati si toglie le pesanti brache e volteggia come la più graziosa delle fanciulle.
La protagonista di una fiaba, apparentemente solo per i bambini, è in realtà il simbolo della dualità insita in ogni essere umano. Zaffiro tuttavia sente esplodere dentro di sé la femminilità, ma il più delle volte è costretta a reprimerla violentando i suoi impulsi, perché la legge vuole un uomo al comando del regno. Nonostante l’atmosfera fiabesca, il magistero di Tezuka deriva da secoli di storia, monotona, sul triste destino riservato alle infanti.
Chissà quale senso di colpa provò Caterina D’Aragona, moglie di Enrico VIII, per non essere riuscita a dare un erede maschio al Re d’Inghilterra. La regina triste, così la chiamavano. E dopo di lei, pensate ad Anna Bolena che ha subito una sorte peggiore della prima regina, accusata addirittura di stregoneria, tanto Enrico voleva sbarazzarsene per passare oltre. La storia sarebbe stata diversa se Anna avesse partorito un figlio maschio. Ridotte ad incubatrici e, solo se fortunate, con la testa ancora sulle spalle (Enrico VIII ebbe sei mogli. La terza, morta per complicazioni legate al parto, diede alla luce il tanto desiderato figlio maschio che purtroppo morì a soli sedici anni e comunque dopo il padre, che si spense ignaro del fatto che fu la sua primogenita Maria a salire al trono. Quando dici il destino).
Tornando al nostro caro mondo, anni dopo l’uscita di Ribbon no kishi, la Maestra Ikeda consegnava alla storia Oscar Francoise de Jarjayes, rea di essere nata donna con un padre che si rifiutò sempre di rivolgersi a lei in termini femminili.
La colpa di essere nate donne. Anche senza l’intervento del piccolo Tink, nel nostro petto convivono da secoli due cuori.
La principessa Zaffiro è ufficialmente il primo shōjo manga di Osamu Tezuka. Ha dell’incredibile che nel suo primo lavoro rivolto, allora, principalmente alle bambine, lui abbia mandato loro un messaggio così potente. Eppure tant’è. Fortemente ispirato dal teatro Takarazuka, la cui particolarità è di essere composto da sole donne, in contrapposizione con il teatro Kabuki (dove anche i ruoli femminili sono interpretati dagli uomini), questo manga è una perfetta commistione di tutti gli influssi culturali prediletti dal Maestro. Diversi elementi disneyani perfettamente combinati con le favole tradizionali e la mitologia classica (Dio in questa storia è in realtà il padre di Venere) ci trasportano in un mondo fiabesco. Un’opera breve ma intensa che ha trovato fortuna anche da noi, grazie alla trasposizione animata mandata in onda a ripetizione sulle (gloriose) reti locali a partire dagli anni Ottanta.
Il caso vorrà che Zaffiro a un ballo mascherato, vestita da fanciulla, incrocerà il principe del vicino reame di Goldland, Franz Charming, e se ne innamorerà. Se fino a quel momento era riuscita a reprimere il battito del suo cuore da donna, da lì in poi non le sarà più possibile.
Tink è sulla Terra al suo fianco per cercare di rimediare al terribile scherzo che ha condannato Zaffiro. Il perfido Duca Duralmin scopre la verità e cerca di distruggere Zaffiro, assicurandosi lui un erede al trono. Nel mentre, la fiaba del Maestro Tezuka volge verso la fine. A complicare il tutto, interverrà anche la signora Hell che cercherà di strappare il cuore a Zaffiro per donarlo alla figlia Hekate. Il mondo fantastico dell’Autore gioca con l’ambiguità della protagonista, crea intrighi e complotti perfidi tra politica e magia. Nel frattempo, i lettori sin da subito sono consci della femminilità di Zaffiro e sperano di vederla felice ad occupare il posto che merita: il trono del suo regno con a fianco l’amore che ha scelto.
Si rimane colpiti dalla graduale consapevolezza della protagonista, e di tutti i personaggi femminili presenti nel manga. Zaffiro a un certo punto “perde” il suo cuore blu. Se nel primo combattimento che ne segue, si sente spossata, debole, da quello successivo scopre il suo vigore nonostante l’assenza. Allo stesso modo, le donne progressivamente fanno sentire la loro voce, arrivando a reclamare con forza “il diritto di voto, il diritto di divorzio e quello di picchiare i loro mariti”. Volutamente Tezuka forza la mano, fa parte del gioco, non c’è nessun incitamento alla prepotenza. Come sempre, ma ripeterlo non fa mai male, le opere di Tezuka necessitano di essere contestualizzate nel periodo storico di riferimento. Alcuni termini, alcune affermazioni oggi sarebbero inaccettabili e da condannare. Osamu Tezuka si è sempre schierato contro ogni forma di discriminazione e violenza.
Ribbon no Kishi ci porta ancora a riflettere. E forse la cosa che più conta è la consapevolezza che le donne stanno acquistando, svestendosi dei pesanti retaggi che le accompagnano da secoli. Le donne al comando non sono migliori degli uomini. Nessuna di noi vuole sentirsi così, non ci è mai interessato. La parità non prevede prevaricazioni di genere. Al vertice ci vogliamo salire indossando la gonna, e non dei pantaloni solo per convincere il mondo che sappiamo portarli come gli uomini. Zaffiro ci ha insegnato che il diritto a regnare lo abbiamo indossando i nostri splendidi vestiti, le nostre scarpe scomode, ma belle. Soprattutto, la principessa di Tezuka ci ha lasciato detto che di cuore pulsante ne abbiamo solo uno, risultato della fusione di uno rosso e uno blu. Siamo coraggiose e piene di forza, ma anche sensibili e dotate di dolcezza. Più di ogni altra cosa, tutte e tutti abbiamo il diritto di scegliere ciò che sentiamo adatto a noi. Uomo, donna, nulla di tutto ciò. Cosa importa, se non essere felici?
La nuova edizione proposta da J-Pop Manga, che con determinazione prosegue la sua linea dedicata interamente a Manga no Kamisama (Dio dei manga), oltre ad essere proposta a un prezzo contenuto, è di ottima fattura. Inoltre, per la prima volta, proporrà l’inedito sequel La principessa Zaffiro – I due gemelli: Zaffiro è diventata ormai regina e con due gemelli valorosi come eredi. La difesa del regno e della libertà sarà̀ affidata a questi due ragazzi, un maschio e una femmina, guidati da un unico destino.
Osamu Tezuka è una figura demiurgica che il mondo del fumetto continua a ringraziare. Noi lettori non dobbiamo essere da meno.
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