La seconda stagione di Loki è senza ombra di dubbio una delle migliori produzioni Marvel Studios degli ultimi anni, con un finale che brilla per qualità e importanza narrativa. Una serie che ci fa riconciliare con la Casa delle Idee cinematografica. Ecco la nostra recensione, ovviamente priva di qualsiasi spoiler, ma ricolma di gloriosi propositi
Ricolmo di Gloriosi Propositi.
Lo si potrebbe dire di LOKI come personaggio, lo si potrebbe dire di “Loki” serie televisiva, perché ci aspettavamo grandi cose da lei, Signor Hiddleston.
Terribili, certo. Ma grandi cose.
E ora che anche la seconda stagione, questo secondo atto dell’epopea sul piccolo schermo del Dio dell’Inganno dell’MCU, si è concluso su Disney+, è anche bello ed importante, per l’attore e per il pubblico, vedere chiudersi così un cerchio iniziato dodici anni fa con quel primo film del Tonante diretto da Kenneth Branagh.
Al cinema ci siamo inizialmente scioccati, quando, nella sequenza iniziale di “Infinity War“, abbiamo visto morire Loki per mano di Thanos. C’era stata una redenzione, un riavvicinarsi con quel fratello con cui ha sempre avuto un rapporto così complicato, lui, meraviglioso villain che abbiamo amato odiare, interpretato a meraviglia da un attore che, tu guarda il caso del destino, aveva fatto inizialmente il provino per interpretare Thor (Fatto vero, andate a cercare sul web, dovrebbe esserci anche il video dell’audizione)
Lo ritroviamo poi nel film successivo, non tanto redivivo, quanto la sua versione del primo “Avengers“, quella sconfitta da Hulk con un mucchio di comiche mazzate, e che stavolta, in barba alle linee temporali, riesce a scappare, ed è lui che seguiremo lungo tutte le dodici puntate della serie televisiva, da un “Gloriosi Propositi” all’altro (inteso come i titoli degli episodi).
Cattivo, vanaglorioso, desideroso di un trono e di essere acclamato come il Dio che dice di essere (e che in fondo è), compirà un cammino uguale e diverso dalla sua controparte, sempre di redenzione e di cambiamento, ma stavolta scoprendo cose come l’amore, e non parlo di quello fraterno, e sopratutto il valore dell’amicizia e delle seconde possibilità, del fare qualcosa non per gloria personale, ma per il Bene, quello con la maiuscola.
Lo ha fatto in un cammino reso complicato da varianti, TVA, flussi temporali impazziti, sconvolgimenti di vario tipo, Colui che Rimane, AI con lievissimi problemi di autostima e sentimenti, Jet Ski, panini del McDonald, bromance e Ke Huy Quan.
Qui dovrei parlare della serie televisiva nel suo complesso, e di come si è abilmente corretto il tiro nella seconda, in una sorta di specchio riflesso tra le due parti dello stesso racconto.
Se nella prima stagione difatti avevamo avuto un’ottima trama generale, depotenziata poi nel finale e da episodi non sempre quadrati, in queste ultime sei puntate, è avvenuto un poco il contrario.
Grande sforzo produttivo, una eleganza sempre mirabile nel descrivere e mostrare i corridoi della TVA, un certo pregio nel vestire tutti, di abiti e situazioni, sempre all’altezza, eppure si faceva fatica a seguire bene il quadro complessivo.
Quello che intendo dire, è che ho adorato ogni singolo episodio della Stagione 2, e sottolineo quel “singolo”. Merito sopratutto del cast (e ci torno) e di una sceneggiatura brillante, che dava ritmo ad ogni puntata, settimana dopo settimana. Ma era il disegno a sfuggirmi, faticavo a trovare quella coesione, che invece era stata più immediata nella precedente tornata.
Ma arrivati alla penultima puntata, quando Loki inizia a mettere insieme i pezzi, e sopratutto a questo epilogo… beh, stavolta nulla è stato depotenziato, anzi, tutto ha incontrato una esplosiva, nel senso di emozionale, piega degli eventi, che non solo ha permesso al tema del Multiverso di chiudere il suo cerchio ridondante, ma sopratutto di dare al personaggio titolare una eccellentissima chiusa alla sua storia, con un’ora che è, di fatto, tra le cose migliori mai partorite in ambito MCU. E non parlo solo del piccolo schermo, dove sinora i Marvel Studios si sono dimostrati veramente claudicanti.
C’è emozione, ci sono effetti speciali, c’è il cuore che sospende il battito perché sei sinceramente avvinto – e un pelo preoccupato – dal destino del personaggio, di cosa i demiurghi in sala sceneggiatori possano aver ideato per lui, perché sai di questa cosa di Kang e di cosa potrebbe comportare (e in questo sesto episodio, dei problemi legali di Jonathan Majors non te ne è importato un accidenti, a differenza che nei precedenti).
E poi eccolo, giungere ad una importante epifania, la più grande, la più eccelsa, quella che eleva un Dio e lo porta a diventare qualcos’altro, qualcosa di più, qualcosa di eterno.
Rendendo “Loki” serie compiuta tanto quanto Loki personaggio, e regalandoci ottima narrazione, che ben rivaleggia con quella dei comics più ispirati.
Non voglio spoilerare, e mi tengo perciò al limite estremo del vago, sino a stressare questo stesso concetto, anche perché il consiglio è di essere testimoni del fatto che l’MCU, che continua a “move il sole e l’altre stelle” della discussione social, nonostante e anche per la crisi di idee che sembra attraversarlo ultimamente, ha invece ancora carte da giocare, ha ancora di che raccontare, deve solo capire bene come farlo, a cosa davvero affidarsi per dare corpo e sostanza ai propri prodotti.
Un MCU che può essere brillante, senza essere sciocco, drammatico, senza risultare pesante o tetro, che può e deve non perdersi nel finale ma anzi comprendere che è lì che una trama raggiunge un culmine che non deve essere accozzaglia di cose, ma rivelazione e compimento di tutti quelle tessere del domino che hai piazzato in precedenza.
Un episodio da vedere coi propri occhi, che inizia e si sviluppa, anche attraverso una indovinata scelta musicale, con quella cadenza e quel modo di affrontare l’argomento del loop temporale, che forse solo nelle migliori e più indovinate puntate di “Doctor Who”, rendendo chiaro quanto folle sulla carta, ma incisiva nella messa in scena, sia sta la scelta di affidarsi alla Fantascienza più classica per parlare del Dio dell’Inganno norreno.
“Con la Fantascienza non conta il Cosa o il Come. Conta il Perché“, ci viene detto da un azzeccato Ke Huy Quan nella penultima puntata, mentre prova a spiegare ad uno spaesato Loki come funziona tutto questo complesso meccanismo che il Nostro vorrebbe cercare di padroneggiare.
Ma poi è proprio Loki, sempre nella medesima S02E05, a comprendere la vera chiave di tutto: “Non conta il Dove, il Quando o il Perché. Conta il Chi”.
Quanto è vero. E ancora una volta, lo è per Loki personaggio, quanto lo è per “Loki” serie televisiva e prodotto del MCU, appunto.
Il Chi.
Che indica certo i protagonisti, il modo in cui il loro percorso sullo schermo, ha permesso al pubblico di empatizzare ed affezionarsi, di superare tutti i Dove, Quando e Perché, e andare al nocciolo, incuranti di snodi, di buchi e fossati della trama, e delle piccole incongruenze. Non le risate, non i duelli a colpi di effetti speciali, ma il Chi.
Termine che indica però anche gli attori, gli interpreti di quei personaggi: Loki non sarebbe tale senza Tom Hiddleston, e dopo tutti questi anni potrebbe apparire una frase fatta, ma è stato un viaggio, che lo ha fatto conoscere al pubblico, che ne ha fatto conoscere il talento, e gli ha dato una carriera, che la sua eleganza e stile hanno reso importante.
Sa muoversi sulla scena, il buon Hiddleston. Sa calcare il palco con sempre diverso passo, che sia quello scatenato e acceso di chi fa il gigione, rendendo pura espressione di moda un paio di bretelle e dei pantaloni marroni, il passo di chi si muove tra le forze temporali e ripete ancora e ancora un loop, sino a conoscerlo a menadito.
Che sia invece il passo più drammatico, quello più solenne, quello di chi è pronto a dire addio e al sacrificio, in nome di chi ama, in nome di chi rimane, e non di Colui Che Rimane.
Il passo di una Divinità, il passo di un Re che sale sopra la montagna, tenendo tra le mani i destini di un intero universo, anzi no, Multiverso.
È curioso, lo ripeto, che chi voleva essere Dio del Tuono, ha invece trovato la propria strada come quello dell’Inganno, non nascondendoci mai la propria bravura.
Ma non solo Hiddleston, perché “Loki”, inteso come serie, non avrebbe avuto lo stesso impatto, lo stesso collante, senza un altro interprete straordinario come Owen Wilson: il suo Mobius, il rintuzzarsi con Loki, la loro amicizia, hanno tenuto assieme queste dodici puntate, gli hanno dato anima e divertimento, un rapporto che è cresciuto, tanto quanto quello con Sylvie, che è una variante di Loki ma che è sempre stata molto di più, grazie anche a quella piacevole scoperta che è Sophia Di Martino.
Non era facile fare da specchio e tener testa a Tom Hiddleston, ma lei non solo lo ha fatto ma si è guadagnata talmente tanti punti da sperare in un suo ritorno futuro, in qualche modo, sopratutto adesso, dopo questo finale.
Menzioni, sempre pensando al “Chi”, meriterebbero poi Gugu Mbatha-Raw, Wunmi Mosaku e Eugene Cordero, senza dimenticare la Miss Minutes di Tara Strong, a dimostrazione che anche il cartone animato di un vecchio orologio può essere inquietante tanto quanto saperci regalare il miglior e più glaciale “a-ha-a a-ha-a” dai tempi di “Jurassic Park”.
Di Key Huy Quan, e di quanto sia tesoro nazionale, è stato già detto in tutte le forme, anche in questa trasferta da “Every Variant Every Marvel All At Once”.
E so di aver calcato l’accento, sinora, solo sull’ultimo episodio, e che dovrei guardare al quadro generale, al Dove, Quando, Perché, Come, Cosa, dato che potrebbero esserci cose non spiegate del tutto, massimi sistemi in campo che siamo disposti a perdonare a chiunque, tranne che alle robe di supereroi, ma non importa, perché il Chi è stato pieno, totalizzante.
Ha preso i dubbi, le domande fatte lungo tutte queste settimane, le ipotesi e le ramificazioni da fandom, e ci ha consegnato un vero finale, qualcosa che è riuscito ad elevare tutti gli elementi: il cast, gli effetti visivi, la sceneggiatura e persino l’idea di un potenziale futuro da scoprire, tra lampi di viola e ultime inquadrature.
Mantenendo tutti i suoi… Gloriosi Propositi!
Loki - Stagione 2
Paese: USA
Anno: 2021-2023
Stagioni: 2
Episodi: 12 (totali)
Durata: 42-56 min (episodio)
Ideatore: Michael Waldron
Interpreti e personaggi:
Tom Hiddleston: Loki
Owen Wilson: Don / Mobius M. Mobius
Sophia Di Martino: Sylvie
Gugu Mbatha-Raw: Ravonna Renslayer
Wunmi Mosaku: Verity Willis / B-15
Ke Huy Quan: A.D. Doug / Ouroboros "O.B."
Eugene Cordero: Frank Morris / Casey
Rafael Casal: Brad Wolfe / X-5
Jonathan Majors: Colui Che Rimane / Victor Timely
Tom Hiddleston: Loki
Owen Wilson: Don / Mobius M. Mobius
Sophia Di Martino: Sylvie
Gugu Mbatha-Raw: Ravonna Renslayer
Wunmi Mosaku: Verity Willis / B-15
Ke Huy Quan: A.D. Doug / Ouroboros "O.B."
Eugene Cordero: Frank Morris / Casey
Rafael Casal: Brad Wolfe / X-5
Jonathan Majors: Colui Che Rimane / Victor Timely
Dove vederla: Disney+
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