Abbiamo visto “Megalopolis“, il progetto cinematografico più ambizioso di Francis Ford Coppola. Un’opera la cui realizzazione ha richiesto un investimento di 120 milioni di dollari, gran parte sborsati dal regista di Detroit. Queste sono le nostre impressioni rigorosamente no-spoiler
Come nasce il futuro
Dopo aver fatto il suo debutto all’ultimo Festival del Cinema di Cannes come pellicola in concorso, arriva finalmente nella sale italiane “Megalopolis“, il progetto cinematografico più ambizioso di Francis Ford Coppola. Un’opera sulla quale il regista di Detroit ha lavorato sotto traccia da oltre quaranta anni. Non sbagliamo quindi se diciamo che “Megalopolis” rappresenta per Coppola – uno dei migliori registi della storia del cinema, colui che ha diretto pellicole immortali quali “Apocalypse Now” (1979), la trilogia de “Il Padrino” e “Dracula di Bram Stoker” (1992) solo per citarne alcuni – la realizzazione del suo sogno nel cassetto.
Per stessa ammissione di Coppola, i semi di “Megalopolis” sono stati gettati quando il regista ha visto da bambino ” La vita futura” (1936), film diretto da William Cameron Menzies e ispirato da un romanzo di fantascienza di H.G. Wells (“The Shape of Things to Come” del 1933). In questo film si descrive l’evoluzione della società avvenuta a seguito di un conflitto mondiale così lungo che i sopravvissuti non saranno in grado di ricordare i motivi per i quali esso era iniziato.
Sulle ceneri di questa guerra si sviluppa una nuova società tecnologica e democraticamente avanzata che si ispira per usi e costumi all’antica Grecia. L’utopia di una società perfetta, tecnologicamente all’avanguardia, simbolo della capacità della mente umana di superare ogni limite. In certo senso il progetto “Megalopolis” rappresenta l’utopia cinematografica di Francis Ford Coppola.
Un progetto che ha richiesto oltre 120 milioni di dollari di investimento e che ha visto l’ostracismo degli Studios i quali, per decenni, hanno ignorato il progetto costringendo il regista a finanziarlo con investimenti personali. Oggi quell’utopia cinematografica è diventata realtà.
Una campagna di marketing aggressiva
La grande attesa per l’arrivo di “Megalopolis” è stato accompagnato dalle immancabili polemiche. Complice una campagna di marketing aggressiva che ha provocato il risentimento della critica. Un trailer che ha spiazzato tutti, nel quale venivano mostrati stralci di recensioni altamente negative dei precedenti capolavori di Coppola. Citazioni virgolettate con tanto di nomi e cognomi di giornalisti che, in realtà, non hanno mai pronunciato quelle parole. Uno scivolone abbastanza grave che ha provocato il ritiro del trailer e l’imbarazzo dello stesso regista di Detroit. Oggi, a posteriori, dopo aver visto “Megalopolis” ci appare più chiaro il senso di quel trailer. Ci arriveremo.
“Megalopolis” racconta un’America moderna e del tutto utopica. Ci troviamo a New Roma, rinascita di una New York lacerata nel passato da ogni aberrazione commessa dall’uomo, compreso l’attentato alle Torre Gemelle. Questa “nuova civiltà” si ispira per usi e costumi al glorioso impero romano ma è inserita in un contesto tecnologico altamente evoluto. Qui vive Catilina Cesare (Adam Driver), geniale artista e architetto, inventore del “megalon”, un nuovo elemento dalla proprietà miracolose.
Un visionario, dotato anche della capacità di fermare il tempo, che vuole sfruttare le sue scoperte per realizzare la città perfetta. A contrastare l’estro di Catilina Cesare c’è Franklin Cicerone (Giancarlo Esposito), il sindaco conservatore, avido e corrotto di New Roma. A dar man forte a Franklin Cicerone c’è Claudio (Shia LaBoeuf), un fomentatore del popolo indigente e ribelle, gente che non cerca sogni ma solide realtà, Claudio è un individuo che, in realtà, vuole accentrare tutto il potere su di se. In questo circo di uomini dalla dubbia moralità si muove Julia Cicero (Nathalie Emmanuelle), la figlia del sindaco Franklin Cicerone, che si divide tra cercare di compiacere il padre corrotto e il profondo amore che la lega a Catilina Cesare.
Un flusso di coscienza che sacrifica la logica
Se dovessimo attribuire un aggettivo a “Megalopolis” allora non sbaglieremmo se scegliessimo tra “smisurato”, “debordante”, “folle”, “visionario”, “megalomane”. È un fiume in piena di citazioni letterarie, filosofiche e storiche. Si spazia da William Shakespeare a Marco Aurelio, fino alla Congiura di Catilina. Immagini potenti come una nuvola che, nel cielo stellato, diventa un mano che afferra la luna. Immagini inquietanti che testimoniamo di come la mente umana è tanto magnifica quanto capace di immani atrocità (fotogrammi reali di Adolf Hitler, Benito Mussolini e dell’attentato dell’11 settembre alle Twin Tower).
E inoltre: corse con le bighe in arene high tech, concerti pop improvvisati da vestali dell’era moderna, attori che recitano alcune sequenze in latino. Il tutto inserito in un’impianto scenografico fortemente kitsch che viene impreziosito dalle acconciature e i costumi meravigliosi di Milena Canonero. L’impatto visivo di “Megalopolis” è maestoso, vi cadrà letteralmente la mascella di fronte al grande schermo. A pagare le spese di un’opera così ardita è lo sviluppo della trama che appare spesso forzato, dai tratti non lineari, confusionario.
Un’utopia sull’ossessione per il tempo (come nelle migliori produzioni Nolaniane), sul futuro e la sua bellezza, sulla capacità dell’uomo di essere una macchina perfetta che ne fa il centro dell’universo. “Megalopolis” è un film per nulla banale che sacrifica la logica sull’altare delle suggestioni filosofiche e visive. In questo flusso di coscienza diventa dunque molto difficile generare empatia con la storia e mai realmente ci siamo emozionati, se non nel finale quando, al termine del film, compare su schermo la dedica affettuosa ad Eleanor, la moglie di Coppola venuta a mancare pochi mesi fa.
L’Esegesi di Francis Ford Coppola
Questo mare magnum di citazionismo travolge e mette in secondo piano un cast di attori straordinario in cui spicca la performance attoriale di Aubrey Plaza, Giancarlo Esposito e Shia LaBeouf, nonostante al centro della scena ci sia il ruolo di Adam Driver. Se volessimo fare un paragone letterario potremmo dire che “Megalopolis” sta a Francis Ford Coppola come “L’Esegesi” sta a Philip K. Dick. L’autore di fantascienza statunitense, come spinto da visioni mistiche, impiegò 8 anni per raccogliere 8000 pagine di appunti a carattere teologico-filosofico che sono poi diventate un saggio imponente.
Un percorso simile che ha portato Coppola alla realizzazione di “Megalopolis”: «oltre quaranta anni di appunti e ritagli per un album di cose che trovavo interessanti per una possibile futura sceneggiatura».
Tutto questo, e il finale del film suggestivo e di grande speranza per l’umanità, ci fanno pensare che “Megalopolis” rappresenta per Coppola il suo testamento artistico, sebbene il regista abbia recentemente dichiarato di voler realizzare altri due film prima di passare a miglior vita.
Megalopolis o Mega Flop
Purtroppo “Megalopolis” rischia di diventare un mega flop (come evidenziato nel nostro articolo). Il sentore che qualcosa non sarebbe andato per il meglio si è avvertito sin dai primi giudizi dopo la proiezione al Festival del Cinema di Cannes. A quei giudizi ha fatto eco il riscontro del pubblico. Negli Stati Uniti, nel weekend del debutto le sale cinematografiche sono rimaste vuote: 4 milioni di incasso per 2 mila sale, sotto il limite che gli analisti avevano ipotizzato come scenario peggiore. Uno scenario anticipato (forse a voler mettere le mano avanti ?) da quel trailer così provocatorio.
Non lasciamo che l’oggi distrugga il “per sempre”
Dopo aver visto il film siamo stati tentati di liquidare la pratica del giudizio finale sulla pellicola con un perentorio “delirio di onnipotenza di un grande regista a fine carriera“. Ma è stato lo stesso Coppola ad illuminarci durante la sua presenza a Cinecittà avvenuta in questi giorni di lancio del film in occasione della Festa del Cinema di Roma. Davanti a un nutrito gruppo di giornalisti, Coppola ha evidenziato che la domanda che tutti quanti noi dovremmo porci è se il cinema è arte, oppure è solo business.
Nella visione di chi vede il cinema come business, i film dovrebbero essere realizzati tutti con la stessa formula, quella che “funziona”. Come applicare la formula magica della Coca-Cola (algoritmo docet). Secondo Coppola, invece, il cinema è arte e l’arte in quanto tale è in continua evoluzione. Il cinema di 50 anni fa è estremamente differente dal cinema di oggi e chissà come sarà il cinema tra 50 anni. L’arte cambia.
Sulla base di queste parole vogliamo allora credere che Francis Ford Coppola, come l’architetto Catilina Cesare, sia un genio, un visionario, uno che è avanti di 50 anni sul modo di intendere la settima arte. Adesso capiamo il senso di quel trailer tanto “sbagliato” nelle modalità con le quali è stato realizzato quanto profondo nel significato. Solo tra molti anni rivedremo “Megalopolis” e ci stropicceremo gli occhi apprezzandone la sua magnificenza. Oggi no. Oggi non siamo pronti.
“Megalopolis” è al cinema a partire dal 16 ottobre, distribuito da Eagles Pictures.
Megalopolis
Adam Driver: Cesar Catilina
Giancarlo Esposito: Franklyn Cicero
Nathalie Emmanuel: Julia Cicero
Aubrey Plaza: Wow Platinum
Shia LaBeouf: Clodio Pulcher
Jon Voight: Hamilton Crassus III
Jason Schwartzman: Jason Zanderz
Talia Shire: Constance Crassus Catilina
Grace VanderWaal: Vesta Sweetwater
Laurence Fishburne: Fundi Romaine
Kathryn Hunter: Teresa Cicero
Dustin Hoffman: Nush Berman
D.B. Sweeney: Stanley Hart
James Remar: Charles Cothope
Chloe Fineman: Clodia Pulcher
Balthazar Getty: Aram Kazanjian
Bailey Ives: Huey Wilkes
Sonia Ammar: Zena
Isabelle Kusman: Claudine Pulcher
Madeleine Gardella: Claudette Pulcher