Con il terzo volume, edito in Italia da Bao Publishing, giungiamo alla fine di “Middlewest“. Cosa ha affrontato il giovane Abel durante le ultime tappe del proprio viaggio?
Nel corso del racconto, le terre del Middlewest sono state una sfida continua per il giovane Abel: paesaggi meravigliosi che celavano pericolose insidie e minacce. Il ragazzo ha sempre deciso di correre via davanti ai nuovi pericoli, di fuggire dalle paure che si portava dentro, pronte a scatenare il suo Cuore di Tempesta. Un potere ancora inesplorato, incompreso, segno congenito di un retaggio altrettanto minaccioso e di un destino che sembrava allungarsi ineluttabilmente su Abel, come era già successo a suo padre Dale prima di lui. All’inizio di questo terzo volume (le recensioni dei primi due potete trovarle qui e qui), quello che raccoglie gli ultimi capitoli della serie di Skottie Young e Jorge Corona, troviamo il nostro giovane protagonista – sempre arrabbiato con il mondo – ormai prigioniero delle fattorie Raider. Rapito insieme a Bobby ed altri adolescenti, si prepara a vivere il resto della sua vita come raccoglitore d’etole, un carburante altamente esplosivo. Abel è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, ancora una volta prigioniero di se stesso ancor prima che del crudele Nick Raider.
Mai come questa volta è tempo di reagire: Abel è sempre stato un ribelle, con un carattere impetuoso ed impulsivo che ha trovato devastanti manifestazioni nei capitoli precedenti. Ora, però, è necessario compiere un passo ulteriore: trasformare la rabbia in energia, far leva sulle proprie paure per salvare gli altri, imparare a convivere con il proprio dolore per cercare ancora una volta una via di fuga, non per scappare, ma per salvarsi. È giunto il momento di compiere un altro passo, quello che segna l’inizio di una nuova vita. Della propria strada. Fin dal primo capitolo, Middlewest è stata una storia di crescita, un romanzo di formazione che ha colorato, grazie allo straordinario lavoro e alla sensibilità di Skottie Young, tematiche teen con tonalità di high fantasy riuscendo a tratteggiare protagonisti reali, vicini, familiari al lettore senza rinunciare alla sospensione dell’incredulità. Negli ultimi capitoli raccolti nel terzo volume, queste caratteristiche non mancano: anzi, riescono a scuotere una volta di più l’animo del lettore che ha seguito fin dal principio il viaggio del protagonista, perché è lo stesso Abel il primo a scuotersi.
Il lungo percorso nelle terre del Middlewest è stato tortuoso e pieno di insidie, una metafora di ciò che accadeva nello stesso momento nel cuore di Abel. Gli ultimi intensi e drammatici capitoli di Middlewest ci portano alla fine di questo viaggio iniziato un sabato mattina: Abel si trasforma nell’eroe che attendevamo di vedere, finalmente capace di superare quella linea tra infanzia ed età adulta, tra dolce ingenuità e dura consapevolezza. Abel affronta quella paura che lo tormenta dal principio della storia, la stessa che abbiamo affrontato tutti noi, in qualche momento ed in qualche misura, e che rende la storia di Abel un po’ la nostra storia; una paura palesatasi un sabato mattina dopo un incubo e una ribellione: crescere. Abel cresce caricandosi sulle spalle il destino dei ragazzi rapiti e sfruttati da Raider; Abel cresce quando capisce che nulla è scritto e che noi stessi impugniamo la penna per scrivere la nostra storia; Abel cresce quando prende consapevolezza di aver una famiglia, degli amici pronti a sacrificarsi per lui e rincorrerlo in capo al mondo. Abel cresce quando si accorge di avere qualcosa verso cui andare, senza più dover scappare.
Il terzo volume di Middlewest riesce nell’intento di far crescere Abel. E mentre il protagonista corre, scopre, cade, si rialza, la storia si evolve con lui in maniera naturale: alla fine del viaggio, quella linea viene superata; le paure vengono affrontate; il dolore accolto ed elaborato. Per Abel, è stato un primo passo, difficile, di un nuovo percorso da battere insieme alle persone che scelgono di stargli accanto, quelle che può chiamare ormai “famiglia“. È un primo passo perché non smetterà mai di crescere ma, adesso, quella paura spaventa un po’ meno. Middlewest si è rivelata un’opera sensibile ed empatica, capace di portare il lettore ad immedesimarsi nel protagonista e ricordare, condividere, rielaborare esperienze vissute in prima persona durante la propria adolescenza. Una lettura adatta a tutte le età che tanto ha ricordato a chi vi scrive il celebre romanzo di formazione “Il giovane Holden” di J.D. Salinger (e vi assicuro che sono solo un po’ più grande di Abel!) e che non ha paura di affrontare anche con una certa durezza il conflitto generazionale, la ribellione, il dolore, lo smarrimento. Questi ultimi sei capitoli portano soprattutto alla luce una verità che, forse troppo spesso, tentiamo di nascondere: le persone cattive esistono e possono essere molto vicine a noi. Possono causare dolore e, certamente, essere perdonate ma i segni, le cicatrici sono destinati a rimanere – forse – per sempre. Middlewest sa toccare le giuste corde ed evidenziare quanto valori come l’amicizia, la famiglia, il senso di comunità e condivisione siano universalmente validi e riconoscibili come solida base per il benessere del singolo individuo.
Alla fine del viaggio nelle terre del Middlewest, crescere fa meno paura.
Best quote:
“Mi avete dato qualcosa verso cui correre e non da cui scappare”