Notti insonni tormentate dagli incubi e dai ricordi. Ogni rumore si trasforma in un proiettile, in una bomba che esplode. Un bisogno irrefrenabile di sedare il tutto con pillole, calmanti, antidolorifici. Jun è una veterana, ha combattuto, è tornata a casa: eppure la guerra non l’abbandona mai.
Cecchino infallibile e soldato altruista, Jun ha vissuto sulla propria pelle gli orrori di una guerra impopolare e sanguinosa. Ha visto cadere sotto il fuoco nemico quei compagni che aveva promesso di proteggere, ne ha aiutati altri senza aver alcuna competenza medica. È sempre stata in prima linea, pronta a combattere, e non si è mai arresa. Ma quando la guerra è finita, con tutte le conseguenze del caso, Jun è tornata a casa. Ammesso che il ciglio della strada possa definirsi davvero “casa”. Eppure, è tutto ciò che le è rimasto.
In un futuro prossimo e terribilmente realistico, dopo aver prestato servizio in guerra, a Jun non rimane che vivere di stenti, rifiutata dalla società ed abbandonata dal governo che aveva difeso. Il suo nuovo posto nel mondo è un groviglio di strade e vicoletti animati dai mercati rionali, pullulanti di spacciatori ed approfittatori, su cui giganteggiano grattacieli imponenti, austeri, lontani. Come per Jun, quelle stradine affollate sono il rifugio di tanti dimenticati, veterani e reduci, che devono fare i conti con una guerra che non li ha mai lasciati andare veramente.
Al contrario, continua a tormentarli durante le lunghe notti insonni, nelle quali incubi e ricordi si mischiano pericolosamente e li spingono al limite della sopportazione. I farmaci, gli antidolorifici, le pillole sembrano essere l’unica via d’uscita, l’unico modo per sedare quei ricordi, che distorcono ogni rumore in uno sparo, in un’esplosione. Gli spacciatori ne approfittano, tengono in pugno i poveri veterani, portano avanti un mercato illegale e crudele, sfruttando debolezze e dolore altrui.
Jun, come gli altri, è confusa, disorientata, debole, ma l’incontro con Leona e il piccolo Bao risvegliano in lei qualcosa: i due, madre e figlio, gestiscono una piccola bottega con la voglia, il desiderio, lo scopo principale di soddisfare i clienti con le loro ricette. Un atteggiamento così altruistico risveglia in Jun sentimenti che, probabilmente, aveva dimenticato: è il momento d’intervenire, di porre fine alle oppressioni delle gang e dei criminali.
Aiutata dal fedelissimo Red, Jun intraprende una crociata personale tra le stradine che l’avevano accolta al ritorno dalla guerra: sono diventate casa sua, farà di tutto per ripulirle. Perché è un soldato e, forse, non è davvero mai tornata. Ma ora, più di prima, sente di avere uno scopo, una causa per cui valga veramente la pena combattere. Ciò che scatena è terribile, i proiettili riempiono i vicoli, i colpi d’arma da fuoco riecheggiano nei mercati. “Blam, blam, blam”. Ancora in guerra, in prima linea. Le gang si scindono, scompaiono; i criminali diminuiscono: Jun ha vinto. Ma a quale prezzo? I danni causati dalla guerra di strada sono incalcolabili, le persone hanno paura della ragazza dai capelli rosa. Ha ucciso per proteggere, Jun, perché è un soldato. E allora, di nuovo, dovrà combattere per riabilitarsi agli occhi della gente, di chi calca con lei quel groviglio di strade e vicoletti che sono diventati casa. Stavolta, però, senza armi: con i gesti, con le parole, con una mano tesa in segno di aiuto. Non sarà facile, ma Jun è un soldato. E non smetterà mai di combattere.
In “P.T.S.D. – Lontana da Casa”, Guillame Singelin, autore unico dell’opera, indaga il disturbo da stress post-traumatico di Jun e degli altri veterani di guerra che la ragazza incontra nel suo percorso in maniera delicata e potente allo stesso tempo. Mostra senza timore le crudeltà della guerra e le conseguenze che questa comporta su chi l’ha combattuta: un abisso che fagocita tutto e tutti, anche una ragazza forte e determinata come la protagonista. Denuncia le istituzioni che abbandonano i reduci, i veterani, considerando ancora come “invisibile” il PTSD (Post Traumatic Stress Disorder).
Immersa in una metropoli ispirata a Tokyo (questo confessa l’autore nella postfazione), la graphic novel alterna lunghe sequenze mute rotte da un rumore che scatena ricordi, flashback, reazioni in Jun, trasportata nuovamente sul campo di battaglia. La guerra, come situazione (combattuta nella foresta, prima, e tra le strade, poi) e come condizione interiore, aleggia per tutta la durata del racconto fino a poche pagine dalla conclusione, quando Jun decide di mettersi a disposizione degli altri, in cerca di redenzione e pace.
Attuale, delicato, forte, profondo, intenso: P.T.S.D. di Guillame Singelin, pubblicato da Edizioni BD, è un racconto su chi ha combattuto e vuole ricominciare a vivere, scegliendo la via dell’altruismo e della gentilezza.
BEST QUOTE
“È confusa, come noi. Ha fatto qualche errore, come noi. Ma so che è una brava persona.”
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