Su Netflix sono disponibili i due film Sailor Moon Eternal. Tra un tuffo commosso nei ricordi e qualche smorfia per scelte meno convincenti, questa è la nostra recensione!
Sailor Moon Eternal è finalmente giunto in Italia. Grazie allo smisurato affetto che godono le paladine anche al di fuori della loro terra d’origine, non abbiamo dovuto aspettare poi così tanto per vedere uno tra i film più chiacchierati e attesi del biennio 2020-21. In Giappone, i due lungometraggi sono usciti nelle sale rispettivamente a gennaio e a febbraio 2021.
Il fervore e la trepidante attesa è presto spiegata. Ogni fan che si rispetti del nobile lavoro della Maestra Naoko Takeuchi fremeva all’idea di gustarsi il nuovo adattamento del quarto arco narrativo della saga delle guerriere sailor.
Fermi al 2016 con la diffusione del terzo ciclo (concluso) di avventure, con Pretty Guardian Sailor Moon Crystal, aspettavamo l’adattamento del quarto ciclo con molta curiosità, vista anche la scelta di ricavarne direttamente un film (diviso in due parti), rispetto alla classica struttura episodica delle avventure.
Entrambi i lungometraggi sono diretti da Chiaki Kon, già dietro la macchina da presa con la terza serie dell’anime, mentre il character design è stato affidato a Kazuko Tadano che curò la prima, storica, serie. Le bellissime musiche sono invece firmate da Koji Takanashi. Uno dei pezzi più belli, lo ascolterete nel secondo lungometraggio: Tsukiiro Chainon delle Momoiro Clover Z. I due film durano circa un’ora e venti l’uno e coprono interamente i capitoli dedicati alla regina Nehellenia.
Eravamo ovviamente piuttosto rilassati sulla trama, essendo la serie Crystal un secondo adattamento più fedele all’opera originale; una sorta di reboot di buon gusto, ecco. Gli aspetti maggiormente interessanti riguardano pertanto l’approccio a una storia che ha più di vent’anni, cercando di capire se il racconto che ci ha fatto sospirare guardando la luna tutti questi anni, è invecchiato bene oppure no.
Dicevamo, Dead Moon Circus (ciclo chiamato così a causa della presenza sulla fronte dei nemici di un marchio con la luna nera). Faremo la conoscenza di Zirconia, suddita e scagnozza di Nehellenia che utilizzerà le Amazzones Quartet per condurre il mondo nelle tenebre, cancellando i sogni e i desideri delle persone.
Una rara eclissi solare sta infatti per oscurare il cielo di Tokyo. Quest’ultima corrisponde all’arrivo sulla Terra del nuovo nemico da battere. Come molti ricorderanno, la quarta saga nell’anime differisce molto dal manga. Nel nuovo adattamento si è cercato di ridimensionare la disparità, riconducendo Nehellenia al suo posto originario, quello di nemesi di Queen Serenity. I Dead Moon riescono a creare una sorta di barriera isolante. A causa di questa serra maledetta, Chibiusa non riesce a tornare nel futuro dopo gli eventi di Crystal, e le guerriere a trasformarsi. Le paladine dovranno indagare a fondo nei loro cuori per riuscirci. Mentre l’oscurità avanza, anche nei corpi consumati di Mamoru e Usagi, grazie a Chiubiusa incontreremo Helios, custode del Regno di Elysion. Per ora tuttavia, solo sotto forma di Pegasus.
Il primo lungometraggio ci appare come una lunga puntata in effetti, con gli scontri singoli del gruppo sentai classico, a cinque, ben orchestrati e arricchiti dalle nuove sequenze di trasformazione, davvero belle ed evocative. Avendo di base una buona conoscenza della trama, questo è l’aspetto che maggiormente attende e colpisce lo spettatore, insieme al rinnovato character design generale e gli ottimi arrangiamenti musicali. La trama orizzontale è per ora dolcemente sopita ma ce lo aspettavamo. Solo con la seconda parte infatti il ritmo aumenterà.
Ciò che risulta meno godibile in questa prima parte sono i dialoghi, vale a dire quanto le ragazze condividono con gli spettatori dei loro pensieri. Quest’aspetto non sembra invecchiato benissimo. Gli scambi che le amiche si rivolgono, il rapporto tra Usagi, Momoru e Chibiusa è incastonato in un’epoca che non ci appartiene più. Certo, nessuno vuole stravolgere il mondo creato dalla Maestra Takeuchi che ha saputo creare un’opera imperfetta ma bellissima, figlia di un tempo che, con il senno di poi, ci manca moltissimo. Un forzato perbenismo, un candore esagerato. Insomma, più combattimenti e meno chiacchiere, ragazze! Detto questo, vi sfido a non esagerare in gridolini di felicità per ognuna delle cinque trasformazioni (più una, quella della nostra adorabile Small Lady). Solo per questo, il primo lungometraggio merita un fragoroso applauso! VI lascio un piccolo assaggio:
Il secondo lungometraggio ha una marcia in più. D’altronde è ciò che accade in generale nella storia e nella prima realizzazione dell’anime, grazie al rientro in scena di Sailor Pluto, Sailor Uranus, Sailor Saturn e Sailor Neptune. Le Outer Senshi si sono ritirate dalla lotta e convivono felicemente. Haruka, MIchiru e Setsuna si prendono cura insieme della piccola Hotaru che, successivamente all’eclissi, ha preso a crescere in maniera rapidissima. Avvertendo tuttavia il pericolo che minaccia le Inner Senshi, infine decidono di raggiungerle e andare in loro soccorso. Nel frattempo la guerriera dormiente dentro Hotaru completerà il suo risveglio.
Il secondo film ha un ritmo decisamente più avvincente e una trama orizzontale che prosegue sino alla grande battaglia finale. Il dinamismo con cui la scena è diretta, le trasformazioni, e lo spazio riservato alla scoperta delle radici del nemico, lo rendono interessante. Inutile negare infine che le scelte narrative di Naoko Takeuchi, concentrate in questa seconda parte, risultano più che mai attuali a differenza delle prime. È infatti piacevole riscontrare meno frasi fatte e più fatti. Ecco. Per dire, ci si ama, si cresce insieme una bambina, senza giri di parole inutili.
È difficile inquadrare nel 2021 il successo di Sailor Moon. Sicuramente grande merito va attribuito alla prima generazione che ha sempre cercato di mantenere vivo l’interesse sulla sua eroina preferita, alimentando sana curiosità nelle leve più giovani. Oggi, quella prima generazione, si sente finalmente appagata dall’ottima realizzazione artistica e dalla maggiore fedeltà al materiale originale. Ma i fan più giovani, cosa ne pensano di Sailor Moon? Certo, i valori e i sani principi che cerca di trasmettere è giusto che sconfinino nel tempo, ma sarà questo il linguaggio giusto da utilizzare? Su questo rimane qualche dubbio.
Infine, certamente Sailor Moon Eternal vince rispetto alla prima realizzazione ma è un prodotto con molti difetti che oggi notiamo per l’enorme quantità di materiale con cui operare un confronto. La narrazione verticale ha forse davvero finito di sparare tutte le sue cartucce.
Nel cast ritroviamo Kotono Mitsuishi nei panni di Usagi Tsukino/Sailor Moon, Hisako Kanemoto in quelli di Ami Mizuno/Sailor Mercury, Rina Satou torna a interpretare Hino/Sailor Mars; infine, Misato Fukuen è Chibi-Usa/Sailor Chibi Moon, Ami Koshimizu Makoto Kino/Sailor Jupiter e Shizuka Itou sarà Minako Aino/Sailor Venus.
I dubbi rimangono ma in fondo chi se ne frega. Al cuore non si comanda. E il cuore sceglie di stare al fianco delle Sailor ancora una volta.
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