Maccio Capatonda ci porta nella sua “Sconfort Zone“. Arriva su Prime Video una nuova serie TV nella quale il comico abruzzese seppellisce le maschere che lo hanno reso celebre e affronta una vera e propria crisi di creatività. Noi l’abbiamo vista in anteprima e queste sono le nostre impressioni rigorosamente no spoiler
Una serie seria
La prima cosa che ci ha colpito del trailer di “Sconfort Zone“, la nuova serie di Maccio Capatonda dal 20 marzo su Prime Video, è stata la frase con cui si conclude: «Una serie seria». Un’espressione che ci ha strappato un sorriso, non solo per il gioco di parole tipico della comicità di Maccio, ma anche perché chiude una sequenza di sketch surreali dove alcuni dei suoi personaggi più famosi fanno una brutta fine per mano del loro stesso creatore: Marcello Macchia, l’uomo dietro il comico Maccio Capatonda.
Con quella affermazione, Macchia sembra voler raccontarci un’autentica crisi d’identità di cui è stato vittima, arrivando a mettere in scena la simbolica eliminazione delle maschere che lo hanno reso celebre. Un tema tutt’altro che comico, che ha reso questa serie ancora più interessante ai nostri occhi.
Maccio Capatonda, un artista versatile
Con queste premesse abbiamo affrontato le sei puntate da circa 30 minuti ciascuna che ci ha fornito l’ufficio stampa di Prime Video con rinnovato interesse. Dobbiamo ammetterlo: adoriamo Maccio Capatonda e, forse, non siamo del tutto imparziali. Abbiamo avuto la possibilità di incontrarlo un paio di anni fa in occasione della prima edizione di UmbriaCon. Maccio ci ha raccontato – tra il serio e il faceto, tra la genialità e la follia – la sua grande passione per il cinema dandoci qualche anticipazione sui progetti a quel tempo futuri.
Ci siamo trovati davanti un artista versatile capace di esprimere la sua arte comica attraverso vari media senza mai tradire il suo inconfondibile stile. “Sconfort Zone” conferma quella impressione, mostrandosi come il prodotto di un comico che sembra aver raggiunto una maturità artistica notevole.
Il disagio di Maccio in sei puntate
In “Sconfort Zone”, Maccio Capatonda veste i panni di Marcello Macchia, ovvero se stesso, un comico alle prese con una profonda crisi creativa. I personaggi che lo hanno reso famoso non lo entusiasmano più, le gag che un tempo definivano il suo stile ora gli sembrano ripetitive e prive di ispirazione. Consapevole di aver esaurito quella fase del suo percorso artistico, Marcello decide di lasciarsi alle spalle quel tipo di comicità che lo ha reso celebre per esplorare nuovi direzioni.
Poche cose sono più frustranti di una pagina bianca, soprattutto quando una produzione preme affinché vengano rispettate le scadenze contrattuali. Chiunque lavori e viva con la scrittura conosce bene questa sensazione e sa che, più dei manuali che promettono miracoli, è l’esperienza a suggerire strategie per superare il blocco.
Uno dei consigli più diffusi è quello di uscire dalla propria zona di comfort per stimolare la creatività. Affrontare le proprie insicurezze può tradursi in una crescita personale che arricchisce e rende più originale il proprio lavoro. Nel caso di Marcello Macchia, la soluzione arriva sotto forma di un improbabile psicologo, il Professor Braggadoccio (interpretato da Giorgio Montanini). Questo fantomatico luminare della psicanalisi dai metodi tutt’altro che convenzionali convince il nostro disposto a tutto pur di superare la crisi che il cambiamento debba necessariamente passare attraverso esperienze estreme, un processo che definisce «appropriarsi del disagio».
Sulla base di questa teoria, lo psicologo sottopone Marcello a una serie di prove più che sfidanti (dalla partecipazione a trasmissioni improbabili alla simulazione di aver contratto una malattia terminale, dal tradimento della propria partner fino ad esperienze ben più radicali), una vera e propria terapia d’urto rappresentata da una tortuosa via crucis che dovrebbe condurre il comico abruzzese alla riscoperta dell’ispirazione perduta, ma che lo porterà molto rapidamente a distruggere la propria esistenza.
Lo stile comico surreale di Maccio non viene tradito
Il genio di Maccio Capatonda si esprime al suo massimo quando riesce a raccontarci situazioni tutt’altro che comiche senza tradire il suo stile. Maccio è formidabile nel destrutturare la realtà e presentarla in chiave surreale. Durante le prove commissionate dal sedicente psicologo affronta tematiche serissime come la malattia, l’eutanasia, il suo rapporto con i fan, la sovraesposizione digitale e il suo ruolo di celebrità nel mondo, il tutto mantenendo la cifra stilistica che lo contraddistingue: tanta ironia, situazioni nonsense e parodistiche.
Attorno a lui si muove un cast composto per lo più da amici. Oltre al già citato Giorgio Montanini, troviamo Francesca Inaudi (che interpreta la fidanzata di Marcello Macchia), Valerio Desirò (che ha un ruolo centrale all’interno della serie tv, oltre ad essere co-sceneggiatore insieme a Maccio), Camilla Filippi, Luca Confortini, fino ad arrivare ai tre amici “saggi” e confidenti di Maccio: gli esilaranti Edoardo Ferrario, Gianluca Fru e Valerio Lundini.
Sono loro che danno valore aggiunto ad un’opera già di per se molto valida. Chi meglio di un gruppo di amici può trasformare in una zona di conforto quello che è il disagio personale di un comico messo in scena in un prodotto televisivo ?
Il rapporto tra l’artista e le sue maschere
Durante la conferenza stampa di presentazione di “Sconfort Zone”, Maccio ha rivelato di attraversare un periodo di profonda crisi, sia personale che professionale, che lo tormenta da mesi. Si tratta di una fase di “transizione” che lo sta allontanando dalla comicità assoluta alla quale era abituato, portandolo a esplorare nuovi orizzonti narrativi.
«Chissà, magari un giorno potrò fare un horror, ma sempre con della commedia dentro», ha dichiarato. Questo cambiamento è evidente anche in una precedente produzione televisiva che lo vede nel ruolo di comprimario: “Vita da Carlo“, la sitcom di Carlo Verdone che potete recuperare sulla piattaforma streaming Paramount+. Nella quarta stagione di questo show, infatti, Maccio interpreta un personaggio che sta vivendo un forte esaurimento nervoso, causato dalla crisi esistenziale che lo affligge.
In “Vita da Carlo”, gli elementi surreali e grotteschi del suo personaggio sono molto più marcati rispetto a quelli mostrati in “Sconfort Zone“, e Maccio appare come una versione macchiettistica di se stesso.
Anche Carlo Verdone, nella stessa serie televisiva, sembra riflettere gli stessi sentimenti che animano Maccio. Nella sua serie, Verdone interpreta una versione romanzata di se stesso: un attore di grande statura, un comico le cui maschere sono diventate iconiche, mentre si trova nel bel mezzo di una transizione artistica. È quindi chiaro come l’evoluzione di un performer possa costituire un percorso narrativo interessante da esplorare: il comico che si distacca dalle sue maschere e diventa, a sua volta, la maschera di se stesso.
“Sconfort Zone” dimostra la maturità artistica di Maccio
“Sconfort Zone” ci ha favorevolmente colpito. È un prodotto godibilissimo in binge watching stante la sua durata, dal buon ritmo e dai contenuti estremamente interessanti. Il finale che ribalta la prospettiva risulta un pelo forzato ed è, forse, l’aspetto meno riuscito di questa produzione. Sopratutto, “Sconfort Zone” è la valida opera di un artista che ha intrapreso un percorso artistico non privo di difficoltà ma che lo sta portando alla piena maturità.
“Sconfort Zone” è su Prime Video a partire dal 20 marzo.

Sconfort Zone
Maccio Capatonda: sé stesso
Francesca Inaudi: Myriam
Giorgio Montanini: Arnaldo Braggadocio
Valerio Desirò: Valerio
Camilla Filippi: Laura
Luca Del Fuego Confortini: Luca
Edoardo Ferrario: sé stesso
Gianluca Fru: sé stesso
Valerio Lundini: sé stesso