Sekiro Side Story: Hanbei L’Immortale è il manga spin-off del videogioco targato FromSoftware, souls-like che ha riscosso consensi in tutto il mondo: Sekiro: Shadows Die Twice. Hanbei, il protagonista del volume unico pubblicato da Dynit Manga, è suggestivo, dolente, brutale e nervoso. Assolutamente da leggere
Chi si aggrappa alla vita muore, chi sfida la morte vive.
Uesugi Kenshin (1530-1578) Samurai e Daimyō del periodo Sengoku
L’immortalità a cui aspirava il daimyō Uesugi Kenshin era quella dello spirito. Egli si consegnò alla gloria grazie alle sue imprese in battaglia, poi tramandate negli annali. E se riuscissimo ad andare oltre. Se aspirassimo all’immortalità del corpo, oltre che dello spirito.
Ma l’immortalità, dopotutto, forse è solo una maledizione. Immaginate un corpo spossato che non riesce a morire. Occhi stanchi, vitrei, che vedono uno dopo l’altro perire i propri affetti senza poterli mai raggiungere.
Sekiro Side Story: Hanbei L’Immortale è un volume unico che prende vita dall’immaginario di un ottimo videogioco, Sekiro: Shadows Die Twice, prodotto da FromSoftware. Che voi abbiate o meno giocato al famoso souls-like da cui il manga trae origine, poco importa. L’opera permette a tutti di perdersi nei torbidi avvenimenti delle Terre di Ashina, durante il sanguinoso periodo Sengoku (1467 – 1603).
Scritto e disegnato da Shin Yamamoto, sotto la supervisione diretta di FromSoftware e del curatore della lore del videogioco, Hidetaka Miyazaki, Hanbei L’Immortale ci conduce dietro le quinte di un personaggio molto amato, Hanbei appunto, palesando retroscena che nel gioco non venivano rivelati e introducendo i neofiti a un mondo che cammina benissimo con le sue gambe, senza costringerli a trovare appoggi altrove.
Giappone, era Sengoku. Hanbei è un dannato. Immortale certo, ma roso nella carne e maledetto. Un samurai condannato a vagare, ridotto alla stregua di un vagabondo errante senza una meta da raggiungere o affetti da cui tornare.
Protagonista di un bel volume unico, pubblicato recentemente da Dynit Manga, Hanbei è finalmente uscito dall’ombra di un altro grande nome, Okami/Sekiro, per raccontarci la sua storia. Prima di addentrarci in quest’ultima, cerchiamo di comprendere insieme la genesi di quest’ottimo titolo, per vivere appieno l’atmosfera feudale giapponese, quella ben impiantata nella nostra fervida e ben nutrita immaginazione. Pensiamo a manga come Vagabond di Takehiko Inoue; ad anime come Ninja Scroll di Yoshiaki Kawajiri. Da ultimo, ma non meno importante, la nostra immaginazione pesca a piena mani dal mondo dei videogiochi come Sekiro: Shadows die twice, titolo di punta di FromSoftware.
Creato dagli sviluppatori di Bloodborne e della serie Dark Souls, Sekiro ha ottenuto più di cinquanta premi e nomination in tutto il mondo. Pensate che in meno di dieci giorni dall’uscita, vennero vendute oltre due milioni di copie.
È proprio da quest’ultimo titolo che nasce Hanbei. Dalle avventure tracotanti di violenza dell’epoca Sengoku ambientate nelle terre di Ashina, incentrate sullo shinobi protettore dell’Erede Divino, soprannominato il Lupo, mentre tenta di salvare il signore a cui ha giurato fedeltà. Siamo in una società contrassegnata da sanguinosi scontri e il manga si apre con la medesima sequenza del videogioco: le battute finali dello scontro tra il Generale Tamura e Isshin Ashina, che si conclude con la vittoria di quest’ultimo.
Hanbei, ancora ragazzo, aveva preso parte alla guerra mettendosi al servizio del Generale Tamura, che vuole sfruttare la sua immortalità già nota. Tamura nulla può contro l’incredibile forza di Isshin Ashina, così lui e il suo servitore, che combatterà contro un potente guerriero di nome Takamine, soccomberanno in battaglia.
Passano gli anni e il potere degli Ashina è messo in pericolo dal Governo Centrale, pronto a riconquistare i possedimenti perduti. Il nostro errante protagonista giunge in un villaggio facente parte dei territori sotto il controllo diretto di Takamine, daimyō fedele agli Ashina.
Gli uomini hanno i villaggi, le scimmie hanno le montagne.
Chi non ha né l’uno, né l’altro, un posto in cui tornare non ce l’ha. Proprio come Hanbei. Quest’ultimo, inizialmente scambiato per un bandito, verrà accolto nella casa di Shokichi, un giovane determinato a difendere la propria famiglia e il proprio villaggio, e Suzu, sua dolce sorella.
Da tempo diversi abitanti del villaggio sono scomparsi misteriosamente tra le montagne. Shokichi, a cui verrà salvata la vita da Hanbei durante l’attacco da parte di alcuni briganti, scoperta l’immortalità di quest’ultimo, deciderà di chiedere il suo aiuto per proteggere il piccolo paese. Si inaugura così la parte più bella e affascinante del racconto.
Non solo scopriremo cosa si cela dietro al dono maledetto di Hanbei, ma le terre misteriose di Ashina faranno alcune concessioni, svelandosi al lettore. Terribili segreti, maledizioni, abominio e dolore si snodano in una narrazione calzante, avvolgendoci in un turbinio di emozioni sino alle ultime battute.
L’umanità di Hanbei, nonostante la sua immortalità è gonfia di dolore. I suoi occhi persi nel vuoto, la sua pelle corrosa dal tempo impietoso. Il suo dolore non fisico nonostante i tagli. La sua anima chiede pietà e redenzione ad esseri che non fanno sconti. L’ossessione per l’immortalità e l’imminente scontro tra gli Ashina e il Governo Centrale conducono alla spietata ricerca condotta sugli esseri viventi e sulle incredibili proprietà dei sedimenti del ristoro.
Sekiro Side Story: Hanbei l’immortale è un volume unico in grado, davvero, di imprimere il segno nel lettore. Lascia un grande vuoto, la storia del protagonista non ci basta, vorremmo sapere di più. Conclusa la lettura, i giocatori si ritroveranno appagati dall’ottimo lavoro di traduzione di Dynit che riprende esattamente i termini utilizzati nel videogioco e dalla splendida riproduzione delle mosse iconiche del gioco come il Doppio Ichimonji o la Contromossa Mikiri. I lettori puri ne rimarranno esterrefatti.
Suggestivo, dolente, brutale e nervoso. Sekiro Side Story: Hanbei l’immortale provoca fitte terribili al cuore.
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