Shrinking è una delle serie dramedy più belle e meglio realizzate degli ultimi anni. In questa recensione proviamo a spiegarvi il perché, stando attenti a non mettere spoiler, ovviamente.
OK, sono di parte. A me Jason Segel piace sempre e comunque. L’ho adorato in How I Met Your Mother (e chi non ha amato Marshall?), l’ho adorato in Forgetting Sarah Marshall (no, non lo chiamerò mai con il ridicolo titolo italiano Non mi scaricare) e in tutti gli altri film del prolifico Brat Pack di Judd Apatow (che ha dato il là anche a personaggioni come Seth Rogen e Jonah Hill, non so se mi spiego).
L’ho adorato anche in produzioni più introspettive, come il film La scoperta (The Discovery) o la serie Messaggi da Elsewhere (Dispatches from Elsewhere) di cui è interprete e creatore.
E sono tra quelli che ha amato Scrubs, il cui principale fautore, Bill Lawrence, è tra gli autori di Shrinking (oltre che della serie di enorme successo Ted Lasso). Bill si è portato dietro da Scrubs anche Christa Miller, Jordan nella serie dei medici ai primi ferri nonché sua consorte. Jordan non è l’unico omaggio a Scrubs, ma non dico altro per non rovinarvi la sorpresa.
Ad ogni modo, anche se non fossi così schierato, avrei comunque amato Shrinking. Stiamo parlando di una serie in 10 episodi del 2023, prodotta da Apple TV+ e interamente disponibile sulla piattaforma di streaming della mela morsicata. La prima stagione vede come creators Bill Lawrence, Jason Segel e Brett Goldstein. I primi due non hanno bisogno di presentazioni. Goldstein è attore (Ted Lasso, Doctor Who) – che chissà se (ri)vedremo nel Marvel Cinematic Universe, visto che ha interpretato Ercole nella scena post-credits di Thor: Love and Thunder. Ma è anche sceneggiatore (Ted Lasso, Soulmates) e produttore (Soulmates).
La serie ha avuto un notevole successo sia di critica che di pubblico, diventando in breve tempo una delle più viste su Apple TV+. Bill Lawrence ha già detto che Shrinking, già rinnovata per una seconda, sarà composta da tre stagioni. Nelle intenzioni degli autori, Il tema della prima stagione è il lutto. Quello della seconda il perdono e della terza l’andare avanti.
I personaggi principali di questa prima stagione sono Jimmy Laird (Jason Segel) e Gaby (Jessica Williams), due psicoterapeuti che lavorano nello studio del Dr. Paul Rhodes (Harrison Ford). La figlia di Jimmy Alice (Lukita Maxwell), la vicina Liz (Christa Miller), il paziente-amico-coinqulino Sean (Luke Tennie) e il migliore amico di Jimmy Brian (Michael Urie).
Il titolo, tradotto dall’inglese, significherebbe più o meno strizzacervellando (Shrinker è traducibile in Strizzacervelli), con un chiaro riferimento al lavoro di tre dei protagonisti, ma anche al tema della serie.
Perché in Shrinking tutti hanno bisogno di essere aiutati. Di ricevere buoni consigli. E tutti li ricevono. E li danno. Creando un circolo virtuoso che aiuta ad affrontare meglio i drammi personali di ognuno. Ad iniziare da Jimmy, colpito dalla tragica scomparsa della moglie. Tragedia da cui ha grosse difficoltà a riprendersi. E che lo ha allontanato da sua figlia Alice, con cui fatica a ricostruire un rapporto di fiducia.
Attorno a Jimmy ruotano le vicende di tutti gli altri personaggi. Sia quelli principali che secondari. Come i suoi pazienti, con le loro ossessioni, debolezze e idiosincrasie. E su cui non mi soffermerò, perché questa serie dovete assolutamente vederla!
Le vicende di tutti si sviluppano in perfetto equilibrio e con il giusto screentime per ognuno dei personaggi. Perché, sebbene il protagonista sia Jimmy, in realtà tutti coloro che gli ruotano intorno sono a loro volta protagonisti. Con le loro paure, i loro rimorsi, le loro speranze.
Lawrence fa la magia di riuscire a comporre un cast a tutto tondo, ben amalgamato, con personaggi splendidamente caratterizzati, tridimensionali. Ognuno con la sua storia da affrontare. Nonostante i tanti personaggi, ognuno con il suo trascorso, la trama non è mai appesantita, non c’è il temuto effetto telenovela.
I 10 episodi scorrono via leggeri. Si arriva dal primo all’ultimo minuto senza accorgersene e, alla fine, vorresti essere lì ad abbracciare tutti. E vorresti che iniziasse subito la seconda stagione – anche perché la prima termina con un cliffhanger mica da ridere…
E gli attori sono tutti all’altezza. Dai più navigati, come Segel, fino ad arrivare alla giovane attrice di origini indonesiane Lukita Maxwell, sulla quale Internet è avara di notizie, ma di cui sicuramente sentiremo parlare sempre di più in futuro.
La ciliegina sulla torta è ovviamente Harrison Ford. In un ruolo che sembra gli sia stato cucito addosso. Tutti noi vorremmo avere un nonno burbero ma a suo modo affettuoso come Paul. Tutti vorremmo ricevere i suoi consigli, consolarlo per la sua malattia e abbracciarlo, proprio come il buon Jimmy, che muore dalla voglia di farlo se solo Paul glielo permettesse.
Insomma, Shrinking è una serie ben costruita, in grado di alternare con sapienza momenti tristi a battute esilaranti. Ogni singolo episodio lascia lo spettatore col sorriso sulle labbra, sebbene si stia raccontando una storia dannatamente triste. E nonostante qualche lacrimuccia potrebbe far capolino sul viso dei più empatici.
Quindi sì, la serie è classificata Dramedy e posso assicurarvi che da tempo non mi capitava di ridere così tanto davanti alla TV. E chissà, forse la sensazione di soddisfazione che si ha al termine di ogni episodio, in cui abbiamo riso, ci siamo rattristati, abbiamo riso di nuovo, abbiamo riflettuto su quanto la vita possa essere dolorosa e meravigliosa nello stesso tempo e poi abbiamo di nuovo riso, è uguale a quella che segue una seduta con uno psicoterapeuta. O una birra con un buon amico.