Smile 2 – Il sorriso horror dell’ipocrisia

Il primo capitolo del 2022 diretto da Parker Finn, al tempo regista esordiente, ha sorpreso critica e pubblico tanto da diventare il film horror più redditizio della scorsa stagione. A fronte di un successo così importante diventa un dovere realizzare un seguito. Finn è tornato dietro la camera da presa ed ecco arrivare nella sale italiane “Smile 2“. Noi lo abbiamo visto e queste sono le nostre impressioni rigorosamente no spoiler.

recensione smile 2

Un successo inaspettato

Il successo di un film horror come “Smile” è stato un qualcosa che pochissimi si aspettavano. Neanche il regista Parker Finn probabilmente si immaginava un riscontro di pubblico e critica così positivo. Il genere horror, dobbiamo ammettere, è quello che forse nasconde più insidie. È molto difficile realizzare un film horror che possa mettere tutti d’accordo, sopratutto la critica che è tendenzialmente poco benevola nei confronti di pellicole di questo tipo.

Altresì è molto facile provare ad osare e realizzare film molto brutti. Gran parte delle pellicole horror giunte nelle sale cinematografiche degli ultimi anni, consapevoli di questo rischio, sono produzioni che “non osano”, film horror che si pongono l’obbiettivo di arrivare ad un pubblico generalista più vasto possibile e che, di conseguenza, risultano opere “annacquate”, film che non lasciano nulla di significativo agli amanti del genere.

smile 2

La piacevole eccezione è rappresentata da “Smile”, grazie anche e sopratutto alla bravura del suo regista. Parker Finn è un filmmaker americano che nel 2022, proprio con “Smile”, ha fatto il suo debutto alla regia. Finn è stato bravo a riciclare il plot di “Laura Hasn’t Sleep“, un suo cortometraggio del 2020 in cui ha gettato i semi per quello che sta diventando un vero e proprio franchise. “Smile” racconta la storia della psichiatra Rose Cotter (Rosie Bacon) che viene perseguitata da una forza maligna che si trasmette come il morbillo.

Un’entità che si manifesta attraverso l’espressione più rassicurante e gentile che l’essere umano possa compiere: il sorriso. Forse la genialità di Finn è stata trasformare questa espressione facciale adottando lievi modifiche nella postura (abbassare leggermente la testa e alzare gli occhi per fissare l’interlocutore dal basso verso l’alto) e trasformandola in un ghigno terrorizzante, costruendoci sopra una storia terrificante. “Smile” ha incassato circa 216 milioni di dollari, dieci volte il budget stanziato per la sua realizzazione.

Un risultato niente male se si considera che questa pellicola, inizialmente, non doveva vedere la sala cinematografica ma doveva traguardare esclusivamente il canale dello streaming. Di fronte a un successo del genere non è possibile adagiarsi sugli allori. La realizzazione di un sequel diventa non solo un dovere morale nei confronti del pubblico, ma anche una chiara esigenza di business.

Nuova storia, nuovi attori

smile 2

A due anni di distanza, Parker Finn torna dietro la macchina da presa con l’obbiettivo (non facile) di realizzare un seguito che sia all’altezza delle aspettative. Forte di un budget più cospicuo rispetto al primo capitolo e di un cast che vede la prestigiosa presenza di Drew Barrimore,  Finn decide di rompere la “continuity” con il fortunato predecessore. Il regista americano cambia la  storia,  gli attori (con la sola eccezione di Kyle Gallner nel ruolo di Joel), pur mantenendo l’elemento centrale rappresentato dall’entità maligna che si manifesta attraverso sorrisi inquietanti.

Smile 2” è la storia di Skye Riley (Naomi Scott), una pop star di fama mondiale dal passato segnato dalla tossicodipendenza e dalla perdita del fidanzato a causa di un incidente stradale. Skye è tormentata da visioni terribili in cui le persone a lei più care si tolgono la vita in modo brutale, non prima di aver sfoggiato un sorriso inquietante che preannuncia la presenza dell’entità maligna del primo film. Skye dovrà affrontare i suoi demoni interiori, derivanti da un passato complicato e da un mondo dello spettacolo che non ammette pause o errori. Inoltre, dovrà combattere la maledizione che la perseguita per salvare se stessa e le persone a lei care.

Una critica feroce allo show business

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Non è un caso che negli ultimi mesi stiamo assistendo a un proliferare di film che analizzano il mondo dello show business, raccontando storie delle sue vittime.  Il cinema, come tutte le arti, riflette attraverso storie fatte di immagini in movimento i sentimenti del nostro tempo. La società odierna richiede velocità, tempi di reazione rapidissimi e il massimo delle prestazioni. Di conseguenza, il mondo dello show business diventa sempre più competitivo.

Un modello che consuma artisti e talenti in nome del ritorno sugli investimenti. Tre film, usciti a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, affrontano queste tematiche declinandole in forme differenti. Joker: Folie à Deux, diretto da Todd Phillips e interpretato da Joaquin Phoenix e Lady Gaga, utilizza abilmente il celebre personaggio della DC Comics per raccontare gli effetti collaterali dell’improvvisa celebrità, dell’idolatria e dell’incapacità di sostenere il peso della maschera imposta.

“The Substance”, body horror diretto da Coralie Fargeat e interpretato magistralmente da Demi Moore e Margaret Qualley, in uscita il 30 ottobre nei cinema italiani, mostra l’ascesa e la caduta di una celebrità di Hollywood e la difficoltà di accettare il passare del tempo quando si è emarginati dallo star system. “Smile 2” si inserisce perfettamente in questo filone condividendone non solo i contenuti ma anche l’epilogo.

Skye Riley, nonostante il suo passato burrascoso, è un idolo delle masse. Una donna che nell’immaginario collettivo rappresenta la sublimazione dell’arte e del girl power. In realtà è una macchina da soldi, la classica gallina dalle uova d’oro, la cui vita è controllata da una madre manager ossessionata dal business.

Skye deve reprimere la propria fragilità per mostrare costantemente il meglio di se, nonostante demoni terribili la divorano dall’interno. In questo contesto, il “sorriso” non rappresenta solamente l’entità maligna che possiede le sue vittime, ma diventa la metafora perfetta dell’immagine di facciata, dell’ipocrisia e del “buon viso a cattivo gioco “a cui è costretta per soddisfare le aspettative del pubblico e di chi manovra questo ingranaggio perverso.

Un sequel migliore del primo capitolo

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“Smile 2” non introduce nulla di innovativo agli stilemi classici del genere horror. È un film che basa la costruzione del livello di tensione sull’uso intensivo del jumpscare. Personalmente, non apprezzo molto questo espediente. Una tecnica spesso abusata e prevedibile che finisce per far crollare la suspense.

Tuttavia, bisogna riconoscere che Parker Finn è molto abile nel trarre il massimo anche da questi artifici. Alcune sequenze culminano con il jumpscare  ben costruiti checi hanno fatto saltare sulla poltrona in più di un’occasione. Quello in cui “Smile 2” eccelle e innova è sulla scrittura, sulla capacità di arricchire di significati nuovi quello che sarebbe un mero film di possessione di entità maligne.

Parker Finn è riuscito nella difficile impresa di realizzare un sequel migliore del pur convincente primo capitolo. “Smile 2” è un ottimo film horror che trae giovamento da una scrittura solida che dona all’intera pellicola significati per nulla sovrannaturali.

“Smile 2” è al cinema a partire dal 17 ottobre, distribuito da Paramount Pictures.

Smile 2

Smile 2

Paese: USA
Anno: 2024
Regia, soggetto e sceneggiatura: Parker Finn
Casa di produzione: Temple Hill Entertainment
Distribruzione italiana: Paramount Pictures
Interpreti e personaggi:
Naomi Scott: Skye Riley
Rosemarie DeWitt: Elizabeth Riley
Kyle Gallner: Joel
Lukas Gage: Lewis
Miles Gutierrez-Riley: Josh
Peter Jacobson: Morris
Raúl Castillo: Darius
Dylan Gelula: Gemma
Ray Nicholson: Paul
Drew Barrymore: sé stessa
Doppiatori italiani:
Veronica Puccio: Skye Riley
Claudia Catani: Elizabeth Riley
Davide Perino: Joel
Andrea Oldani: Lewis
Lorenzo Crisci: Josh
Franco Mannella: Morris
Eva Padoan: Gemma
Chiara Colizzi: Drew Barrymore
Voto:

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Mr. Rabbit

Stanco dal 1973. Ma cos'è un Nerd se non un'infanzia perseverante? Amante dei supereroi sin dall'Editoriale Corno, accumula da anni comics in lingua originale e ne è lettore avido. Quando non gioca la Roma

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