Per la serie oldies but goldies, parliamo de Il bambino dentro, un grande classico di Spider-Man dei primi anni ‘90, uno splendido esempio di analisi introspettiva e psicologica del personaggio più famoso della Casa delle Idee ed una pagina importante e toccante della sua storia, che segna per sempre il fato del suo migliore amico Harry Osborn. Un volume assolutamente da recuperare nell’edizione cartacea o digitale di Panini Comics
Nei cuori dei fan di Spider-Man, a cavallo fra gli anni ‘80 e ‘90, si fece strada, primo fra tutti gli altri, un autore di origini italiane di nome J.M. DeMatteis. Lo scrittore si fece subito notare sulle testate del tessiragnatele nel 1987, con la saga L’ultima caccia di Kraven, disegnata da Mike Zeck, artista in coppia col quale DeMatteis aveva realizzato già un acclamato ciclo su Capitan America. In Tremenda Simmetria (questo è l’altro titolo con il quale è conosciuta L’ultima caccia di Kraven), DeMatteis diede per la prima volta a Spider-Man, personaggio in genere solare e scanzonato, le cui storie erano impostate sul registro dell’avventura e del divertimento, atmosfere cupe e disperate, con tematiche più adulte, drammatiche, molto differenti da quelle che si respiravano in quello stesso periodo, per esempio sulla serie ammiraglia di Spidey, Amazing Spider-Man, dove a fare la parte del leone non erano i testi, godibili ma di certo non avveniristici, di David Michelinie, ma le esplosive tavole di Todd McFarlane, che rivoluzionarono la concezione grafica del personaggio negli anni a venire.
Ci trovammo così di fronte ad un eroe per la prima volta in balia delle ombre che la sua doppia vita si portava dietro, trascinato nel delirante piano definitivo di uno dei suoi nemici storici, Kraven il Cacciatore, qui trasformato dall’avversario poco credibile che era stato fino ad allora, in villain davvero spaventoso, che arrivò a seppellire vivo il nostro eroe e a prenderne il posto come vigilante (scontrandosi, in particolare, con una creatura mostruosa creata da DeMatteis su Capitan America, cioè Vermin) in una sorta di immedesimazione finale tra cacciatore e preda. La storia raggiunse il suo culmine, dopo aver assistito alla lotta vittoriosa per la sopravvivenza del nostro eroe, con un gesto forse mai visto nella storia dei comics, cioè il suicidio del cattivo, entrando cosi di diritto nell’olimpo delle saghe più belle dell’Uomo Ragno.
Promosso nel 1991 a sceneggiatore regolare della serie Spectacular Spider-Man, DeMatteis decise di scrivere il seguito ideale dell’Ultima Caccia di Kraven, recuperando proprio quel personaggio secondario, Vermin, per metterlo al centro di un’indagine psicologica destinata a coinvolgere anche il nostro protagonista e il suo migliore amico Harry Osborn, tornato ad indossare il costume di Goblin che era di suo padre. Nacque così Il bambino dentro, saga pubblicata per la prima volta nei numeri 178-184 di Spectacular Spider-Man e riproposta in un unico volume cartonato da Panini Comics, reso disponibile online in versione digitale appena dopo la fine della quarantena ad un prezzo ribassato.
La fuga di Vermin dall’Istituto psichiatrico Ravencroft, costringe Spider-Man ad un lungo inseguimento che s’intreccia con il ritorno della memoria di Harry Osborn e di quest’ultimo all’identità di Goblin, con l’intenzione di vendicare suo padre facendo impazzire il nostro eroe. I tre protagonisti si troveranno ad affrontare il proprio passato, cercando di scendere a patti con i traumi che le loro difficili situazioni familiari hanno provocato in loro, per tornare ad amare il loro bambino dentro; ma non tutti riusciranno a trovare la redenzione che cercano. Il volume contiene anche Il retaggio degli Osborn (Spectacular Spider-Man #189) e Nemici del cuore (contenuta nello storico Spectacular Spider-Man #200), due storie che concludono le trame lasciate in sospeso ne Il Bambino dentro, mostrando anche l’emozionante destino finale di Harry Osborn.
J.M. DeMatteis utilizza nelle sue storie l’analisi psicologica dei personaggi per creare un effetto drammatico, evocando tematiche anche scomode per un medium come il fumetto: il tema degli abusi sui minori, per esempio, che qui viene sviscerato con estrema delicatezza, nelle sedute di ipnosi di Vermin con la dott.ssa Kafka, direttrice del Ravencroft, cioè l’istituto psichiatrico che ha la missione di curare le turbe psichiche dei supercriminali. Proprio la dott.ssa Kafka, introdotta da DeMatteis nel primo numero della storia, diventa uno dei personaggi principali nell’economia della narrazione, poiché permette all’autore di spiegare le teorie psicologiche alla base delle evoluzioni dei personaggi; inoltre è lei a guidare con successo Peter Parker fuori dalle allucinazioni provocate da Goblin, che riportano alla luce il suo trauma infantile dovuto alla tragedia che lo aveva colpito in tenera età e da cui si era ripreso solo grazie all’amore di Zia May e Zio Ben. Il risultato è uno splendido studio sulle motivazioni del personaggio che ancora oggi colpisce per profondità e verosimiglianza (se volete sapere i meccanismi psicologici alla base del detto “da un grande potere derivano grandi responsabilità” dovete leggere assolutamente questa storia).
Lo Spider-Man di DeMatteis è in crisi con sé stesso, cupo, impaziente, stranamente intollerante verso le avversità e non ha nessuna voglia di scherzare; lo stesso si può dire dei suoi antagonisti, sospesi ancora più di lui tra follia e lucidità, capaci di gesti efferati ma anche profondamente attaccati alla propria famiglia, che non vogliono deludere cedendo alle proprie pulsioni peggiori. Per rappresentare al meglio questa svolta allo stesso tempo dark e intimista, lo sceneggiatore usa uno storytelling che mette in secondo piano l’azione, per concentrarsi sulle emozioni dei personaggi, i quali vivono esperienze speculari, suggerite al lettore dall’uso frequente di composizioni in serie di vignette in cui l’inquadratura si avvicina ad un personaggio mentre si allontana da un altro. Inoltre, i pensieri sono rappresentati come un flusso di coscienza, con didascalie spesso rovesciate e centellinate in più tavole, mentre ogni capitolo si apre con una griglia a dodici vignette che aggiunge ogni volta tasselli importanti all’arazzo psicologico complessivo, soprattutto di Vermin. Si tratta di soluzioni che oggi sono state interamente interiorizzate e forse superate, ma nei primi anni 90 erano sicuramente innovative e caratterizzavano la cifra stilistica di Spectacular Spider-Man e del suo scrittore rispetto alle altre serie ragnesche dell’epoca (Amazing Spider-Man e Web of Spider-Man), che fornivano una versione di Spidey più classica, ma meno psicoanalitica e profonda.
Alle matite dell’intero arco di storie non troviamo Mike Zack, come nell’Ultima caccia di Kraven, bensì Sal Buscema, l’allora disegnatore regolare di Spectacular Spider-Man. Fratello del più famoso John, Sal non ne condivideva il tratto epico, ma a furia di sfornare tavole (era uno dei disegnatori più veloci della Marvel, e veniva spesso utilizzato per completare il lavoro di altri artisti più lenti), sviluppò un suo stile personale, spigoloso e geometrico, quasi squadrato nella resa dei corpi. In queste storie è nella sua piena maturità e si è già omologato, forse controvoglia, allo stile McFarlane, divenuto prevalente in quel periodo perché molto amato dai fan, fatto di ragnatele a spaghetti, occhi del costume enormi, piedi giganti ed espressioni a volte al limite del caricaturale, inventandosi un tratto sospeso tra innovazione e tradizione, con una predilezione per quest’ultima. Pur non regalando tavole davvero memorabili (spesso ridotte all’essenziale, senza sfondi e pose degne di nota e con espressioni di rabbia e smarrimento a volte eccessive), porta a casa il risultato d’esperienza, avendo il merito di mettere in risalto le sequenze introspettive immaginate da DeMatteis lasciandone intatta e risaltandone, quando necessario, la carica emotiva.
Lo Spider-Man di J.M. DeMatteis per la qualità delle storie è il miglior Uomo Ragno degli anni 90 e, per l’approccio e lirismo della narrazione, rimarrà nella leggenda del personaggio. Il Bambino dentro è sicuramente la vetta di quel ciclo e, assieme a Nemici del cuore, rappresenta un tassello fondamentale della storia dell’alterego di Peter Parker e del suo rapporto con Harry Osborn. Vietato quindi perderselo.
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Voto 7,5