Completa in due volumi e presentata da Star Comics anche in uno speciale cofanetto da collezione, Takopi’s Original Sin è stata la miniserie rivelazione di Manga Plus nel 2022. Taizan5, al suo esordio, ha trionfato ai Japan Cartoonists Association Award vincendo l’Excellence Prize con una storia emotivamente coinvolgente, tanto delicata nel tratto, quanto crudele nella narrazione. Qualcosa, però, non è andato come sperato
Concetto astratto per antonomasia, il genere umano si è a lungo interrogato sulla definizione di felicità. Sin dai tempi antichi, dai primi filosofi dell’antica Roma e dell’antica Grecia, il pensiero di cosa potesse rendere gli uomini felici affollava le menti e i dibattiti di chi la cultura cercava di tramandarla attraverso la parola. Da Epicuro a Seneca, sembravano tutti concordi nel ritenere la felicità direttamente connessa alla verità delle cose. Nel “De vita beata” Seneca scriveva: “nessuno lontano dalla verità può dirsi felice”; lo stesso Epicuro nelle “Lettere a Meneceo” sosteneva che non ci fosse un’età giusta o più adeguata per riconoscerla e che sia la filosofia, sia la conoscenza facessero concreto proprio il medesimo stato di felicità.
Analizzata anche sotto il punto di vista biologico, psicologico e spirituale dai più diversi scienziati e teologi, sebbene se ne riconoscano le caratteristiche principali (quali serenità, ottimismo, eccitazione e appagamento), la sua realizzazione rimane tutt’oggi un mistero. Cosa significa veramente essere felici? Agli occhi di un estraneo potrebbe apparire felice chi in realtà non lo è affatto. E questo avviene perché in un sistema di valori costantemente variabile è la soggettività a diventare il punto focale dell’interpretazione e determinarne così una sorta di definizione.
Da questo assunto, a suo modo, comincia la storia narrata da Taizan5 in Takopi’s Original Sin. La conclamata miniserie dell’autore emergente, già vincitore di un Excellence Prize ai Japan Cartoonists Association Award, muove infatti i suoi primi passi a partire da uno struggente equivoco capace di segnare fin da subito l’animo del lettore. Totalmente disorientato di fronte ad una crudezza narrativa che non credeva di poter incontrare, tra le pagine del manga egli di scontrerà con la natura effimera dell’essere umano, resa però ancora più straziante dalla giovanissima età dei suoi protagonisti.
Piccolo alieno proveniente dal pianeta Happi, Takopi giunge sulla Terra con lo scopo di diffondere tra i suoi abitanti un unico sentimento: la felicità. Obiettivo tanto nobile quanto arduo da perseguire che un sorriso, quello della dolce Shizuka, sembrerebbe comunque rendere di più agevole soddisfazione. A volte, però, dietro ad un gesto all’apparenza inequivocabile è capace di nascondersi un mondo popolato da emozioni completamente contrapposte. Eppure, questo per Takopi non è in alcun modo possibile: come può la bambina che l’ha sfamato pur non conoscendolo non essere felice? A scuola le sue compagne, e Marina in modo particolare, le prestano un’attenzione quasi spasmodica, le scrivono sui quaderni, sulla cartella, persino sul banco e ridono quando parlano di lei. A casa la aspetta sempre un animale domestico molto affettuoso e una madre con un lavoro molto impegnativo. Come può celarsi altro nel suo cuore?
Ben presto Takopi, nella sua innocenza, capirà che la realtà è molto più complessa di quello che la superficie lascia intendere, ma non si darà per vinto: Shizuka e Marina devono a tutti i costi ritrovare quel rapporto che, ne è certo, si è solo incrinato, ma è sempre esistito. Due amiche, in fondo, non si possono abbandonare così.
Crudo, impetuoso, lacerante, Takopi’s Original Sin rompe gli indugi sulla sua natura fin dalle prime tavole facendo cadere quel velo che il disegno dolce, molto attento alle emozioni e tipicamente chibi di Taizan5 aveva posato su di sé. Il contrasto tra il tratto innocente e cartoonesco del fumetto e la durezza delle tematiche trattate al suo interno, infatti, diviene evidente non appena il primo piano della piccola protagonista si materializza davanti agli occhi del lettore, fugando ogni dubbio. Oltre l’ingenuità di Takopi, l’alieno che accompagna la “dolce Shizuka” e al quale la stessa ha dato il nome, il suo strano mondo e la tenerezza che i suoi gadget suscitano, la vita mostra il suo lato più crudele e farne le spese, come sempre più spesso accade, sono incolpevolmente i bambini. Simbolo per eccellenza di un candore e una purezza senza eguali, Taizan5 rende i loro ruoli centrali nella sua narrazione e non unicamente in quanto suoi personaggi principali: ciò che viene analizzato, qui, non è solo il comportamento messo da loro in atto in modo diretto, ma anche l’influenza che gli stessi, in quanto esseri umani non ancora dotati di una propria indipendenza di pensiero ed emotiva, finiscono inevitabilmente per subire.
È difficile pensare, infatti, che un bambino di età così piccola possa autonomamente credere in maniera ferma e decisa al male che sta compiendo sia da un punto di vista verbale che materiale e in Takopi’s Original Sin il mangaka si dimostra molto abile nel trasmettere proprio questa particolare sensazione. Le violente percosse perpetrate dal carnefice assumono, quindi, una doppia identità, donando alla serie di Taizan5 uno spettro interpretativo molto più ampio.
La denuncia del bullismo è dura, lampante e quest’ultimo non viene in nessun modo reso meno grave di quello che è realmente: se ne sottolineano, anzi, le conseguenze, siano esse visibili o al contrario invisibili, che provoca, portando alla luce soprattutto gli effetti psicologici che ne conseguono. Ma si fa anche qualcosa in più. Senza giustificarne l’atteggiamento, si tenta di scavare a fondo nella vita dell’oppressore e nelle cause scatenanti le azioni compiute trovandosi così di fronte ad uno scenario estremamente problematico: le famiglie disfunzionali. Conflitti, abusi e ingiustizie costanti e protratti nel tempo assorbiti e spesso normalizzati dai bambini che finiscono per specchiarsi per forza di cose nel loro rapportarsi con la società esterna.
Portando i riflettori sull’importanza dell’educazione familiare, Taizan5 amplia il contesto narrativo in cui la sua opera si inserisce, mostrando una certa abilità nel muoversi tra le fitte trame di quello stesso dualismo che permea la comunità intera e che egli cerca di riportare fedelmente nelle sue storie. In questo senso le atmosfere di Takopi’s Original Sin sono strazianti. Il dolore di Shizuka straripa e colpisce il lettore con tutta la forza di cui è capace, la rabbia di Marina manda in frantumi qualsiasi certezza e il senso di abbandono e inferiorità di Azuma ne avvilisce l’animo.
La denuncia sociale è tagliente, penetrante, ma se dal punto di vista emotivo il manga coglie nel segno, lo stesso non può dirsi per la restante parte di trama. Tolto l’espediente narrativo della forma di vita aliena mandata sulla Terra per portare serenità e felicità tra i suoi abitanti, a non convincere è proprio lo sviluppo ad esso riservato. Dopo il colpo di scena con cui si conclude il primo volume, nel secondo (ed ultimo) si assiste inermi ad un aggrovigliarsi degli eventi non necessario che rischia, soprattutto nei capitoli finali, di distogliere l’attenzione dall’intento primario della serie.
Luci e ombre trovano ancora una volta spazio nella narrazione, evidenziando quanto l’essere umano, indipendentemente dall’età, sia istintivo nei sentimenti, meschino a volte, pronto a tutto pur di difendere un’apparente impenetrabile rete di menzogne costruita solo per mettere a tacere il brusio incessante della propria coscienza. Tutto questo, però, rischia di passare in secondo piano proprio a causa di una trama che lambisce il pericolo più grande, quello di trasformarsi da mera aggiunta non fondamentale ma funzionale in un qualcosa di troppo invadente.
L’elemento fantastico, dunque, non giova del tutto a Takopi’s Original Sin, che si fa carico di una tematica troppo sensibile per poter accogliere favorevolmente caratteristiche narrative così lontane dalla sua essenza. Ciò non toglie, comunque, importanza all’opera prima di Taizan5, a cui va senz’altro riconosciuto il merito e il coraggio di aver voluto affrontare una critica sociale così spietata con un approccio dolceamaro capace, nonostante tutto, di alimentare il flebile fuoco della speranza. Un esordio non perfetto, quello del mangaka, ma sicuramente beneaugurante.