Amazon ci stupisce ancora: nell’era del binge-watching Tales From The Loop ci insegna a rallentare, tramite immagini, contemplazione e silenzi.
L’epoca d’oro delle serie TV, l’era del binge-watching, dei prodotti thriller e d’azione da vedere tutti d’un fiato. Dei cinecomics e delle valanghe di nuovi contenuti che ogni mese si riversano sulle piattaforme, da vedere quando e per quanto vogliamo. Questo è il contesto in cui Tales From the Loop si è tuffata, armata di tutto ciò che rappresenta l’esatto opposto. Targata Amazon Prime Video, questa nuova serie sembra infatti quasi una scommessa fatta con lo spettatore di riuscire a rallentare, o più semplicemente, a guardare.
Tales From the Loop è in effetti una sfida già in partenza, essendo probabilmente la prima serie TV tratta da illustrazioni. Partendo dalle creazioni dell’artista svedese Simon Stålenhag, Matt Reeves e Nathaniel Halpern hanno creato otto storie che raccontano la vita rispettando fedelmente il media originale, le immagini sono infatti la parte predominante della narrazione e spostano in secondo piano i dialoghi, in alcuni episodi quasi assenti. Stålenhag, anche musicista e designer, è specializzato nella realizzazione di immagini retro-futuristiche dai toni nostalgici, che spesso ritraggono ambienti rurali svedesi immaginari e alternativi. La sua impronta rimane ben visibile anche su schermo, pur spostando l’ambientazione dalla Svezia all’Ohio, gli ambienti ricordano quelli originali, dall’arredamento alla natura, riprendendo i tratti malinconici tramite le colonne sonore e i richiami agli anni ’60 e ’80.
La storia creata a partire dalle illustrazioni segue le vicende che ruotano attorno al Loop, un acceleratore di particelle costruito nel sottosuolo che influisce sull’esistenza degli abitanti della zona. Il macchinario futuristico e i laboratori che lo circondano si estendono infatti per chilometri sotto le zone rurali circostanti, lasciando tracce e creando fenomeni inspiegabili per la maggior parte degli abitanti. Tra robot, scambi di corpi e alterazioni del tempo, andiamo così avanti seguendo lo sguardo di protagonisti di volta in volta diversi, senza mai scoprire fino in fondo cosa faccia il Loop e con quale scopo sia stato concepito.
Al centro di tutte le otto storie che compongono la serie non c’è, come ci si potrebbe aspettare, la fantascienza, ma piuttosto delle domande sull’universo, sull’esistenza e soprattutto sullo scorrere del tempo. L’amore e l’identità sono alla base di tutti i racconti, portando la scienza in secondo piano e differenziando radicalmente Tales From The Loop dalle serie che a partire dalla premesse potevano considerarsi simili, come Stranger Things, Black Mirror o Dark.
La nuova produzione Amazon Prime Video è riuscita perciò ad imporre la sua identità, ponendosi in netto contrasto rispetto alla corsa all’episodio successivo, (re)insegnandoci a sentire quello che vediamo e non soltanto a farcelo raccontare. La ben riuscita trasposizione dei dipinti ha puntato tutto sui silenzi della natura, l’inaferrabilità del tempo, la contemplazione e le paure alla base dell’essere umano. Tales From The Loop è insomma qualcosa da vedere liberando la mente da tutto il resto, con le cuffie, lasciandoci guidare da ritmi e profondità ai quali non siamo più abituati.
Gli otto episodi della durata media di circa un’ora sono disponibili su Amazon Prime Video dal 2 aprile 2020. L’omonimo artbook di Simon Stalenhag è invece stato pubblicato nel 2014 e raccoglie le illustrazioni condivise sul suo sito web dell’artista.
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