Abbiamo visto in anteprima Talk to Me, il nuovo film di Danny e Michael Philippou. Presentato come l’horror dell’anno, riuscirà a mantenere questa promessa? Scopriamolo in questa recensione assolutamente no spoiler
Il contatto con gli spiriti e l’aldilà è da sempre un argomento gettonatissimo nella cinematografia horror, basti pensare a Esp – Fenomeni paranormali, diretto dai Vicious Brothers nel 2011, a Ouija di Stiles White, film di discreto successo del 2014, al quale nel 2016 è seguito un prequel Ouija – Le origini del male, di Mike Flanagan. Ma non solo, facendo un balzo indietro nel 1986, troviamo Spiritika, di Kevin S. Tenney, pellicola non molto apprezzata dal pubblico, ma del tutto degna d’essere citata. Oltre a questo è interessante notare il legame tra il cinema horror e la mano, rappresentata spesso come simbolo del male, in film come La mano strisciante di Herbert L. Strock o come figura iconica in La Famiglia Addams.
Nel film di Danny e Michael Philippou – noti nel web per essere gli autori del canale YouTube RackaRacka, una raccolta di video splatter e parodie horror – sono presenti entrambi gli elementi, in un mix che risulta a tutti gli effetti vincente.
Talk to Me però non è solo questo. Il film infatti mette in evidenza quanto gli adolescenti siano a volte incuranti del pericolo e poco inclini a usare quel buon senso che, probabilmente, superata una certa età diventa impossibile ignorare.
Ma veniamo alla trama.
Alcuni ragazzi sono in possesso di una mano in ceramica dotata di poteri straordinari, in grado di connettere chi la stringe col mondo dell’aldilà. Le regole per il suo utilizzo sono semplici: a turno una persona dopo aver stretto la mano deve chiederle di parlarle recitando la frase Talk to me. A quel punto uno spirito a caso si palesa davanti al malcapitato e, se quest’ultimo lo invita a entrare, lo possiede. Purché non si superino i 90 secondi, la possessione è priva di conseguenze e i presenti possono divertirsi a girare video virali da caricare su Internet. Una delle ragazze del gruppo, Mia (Sophie Wilde), è convinta di poter entrare in contatto con lo spirito della madre defunta e partecipa a diverse sedute, ma in una di queste le cose non vanno esattamente come sperato.
Da lì in avanti, in un crescendo di tensione e scene volutamente gore, la storia precipita in un abisso infernale dal quale sembra non esserci via d’uscita.
Quello che all’inizio appare come un banale teen movie, si tramuta in un horror vecchia scuola, ricco di jumpscare, ma anche di pura e semplice angoscia, tant’è che a metà film lo spettatore tira una sospiro di sollievo al pensiero di non essere nei panni della protagonista.
A tal proposito viene da chiedersi: per quale motivo l’essere umano è attratto dall’ignoto e da ciò che non è in grado di controllare? Una domanda che, guardando il film, nasce davvero spontanea. Per noia, forse. Oppure per il bisogno di dimostrare di essere in grado di superare i propri limiti e le proprie paure. O anche, per la curiosità di oltrepassare una soglia che i più non varcherebbero mai.
Qualunque sia la risposta, Talk to Me ci mostra che il sottovalutare situazioni di cui è impossibile avere il controllo, non è mai una saggia idea. Oltre a questo, ci dimostra anche quanto oggi il bisogno di apparire e diventare famosi sui social, sia uno degli obiettivi primari da raggiungere per sentirsi realizzati.
Il film, presentato come l’horror dell’anno, a conti fatti non tradisce le aspettative e si presta – perché no – a diventare un franchise. In buona sostanza fa quello che un buon film dell’orrore deve fare: semplicemente, spaventare la gente. E ci riesce senza troppi sforzi, su questo non c’è alcun dubbio.
La sensazione, una volta terminata la visione, è la stessa avuta tanti anni prima con Candyman.
Quanti di voi, dopo averlo visto hanno avuto l’ardire di pronunciare cinque volte il suo nome davanti allo specchio? Temerari fatevi avanti!
Identico discorso per Talk to Me. Quanti, dopo aver visto di cosa è capace la mano, sarebbero disposti a toccarla e pronunciare la fatidica frase?
Per non saper né leggere e né scrivere, meglio non rischiare. Senza offesa, lasciamoci da amici, con una stretta di mano… ah, no.
Talk to Me
Miranda Otto,
Sophie Wilde,
Alexandra Jensen,
Joe Bird,
Otis Dhanji