Nel mare delle uscite spesso ci sembra di vedere le solite cose, ma ogni tanto ce ne sono alcune che colpiscono per lo stile estremamente eccessivo e particolare. Questo è il caso di Tank Chair, l’opera prima di Manabu Yashiro, che con tavole piene di splatter cerca di fagocitare i lettori più accaniti del genere. Noi di MegaNerd abbiamo avuto tra le mani il primo volume e questa è la nostra sincera opinione.
Tank Chair – Attenti a quell’uomo in sedia a rotelle
Nagi Taira era uno dei killer più letali del suo tempo ma, un giorno, una pallottola lo colpisce alla testa e lo rende un vegetale. Sua sorella, Shizuka Taira, si sente pienamente responsabile per ciò che è accaduto perché il fratello versa in queste condizioni per averla protetta. Vederlo inerme sulla sedia a rotelle è qualcosa che non può e non vuole accettare, e allora trova un modo per risvegliarlo (anche se solo per brevi istanti), assolutamente antiscientifico e non convenzionale.
Si rende conto che Nagi riprende possesso delle sue facoltà mentali solamente se minacciato da un vero intento omicida, perciò decide di attirare su loro due gli sguardi di altri assassini per permettere al fratello di tornare a vivere. E non è solo lui a risvegliarsi, con tutte le sue abilità, ma anche la sua sedia a rotelle, provvista di diversi marchingegni letali che lo aiutano nel combattimento. E quando il passato bussa alla loro porta sotto forma di ex compagni della Accademia per assassini, qualcosa sembra mettersi in moto per i fratelli Taira.
Manabu Yashiro – Un artista emergente davvero promettente
La vita di Manabu Yashiro è avvolta dal mistero così come le sue opere precedenti, comprese magari oneshot, di cui non si ha notizia. Tank Chair sembra essere l’opera prima assoluta di un artista che ha molto da dire sia con la sua storia che con i suoi disegni. Trovo incredibili alcune tavole, così come i disegni presenti alla fine del volume dell’Illustration Gallery, ma vi mentirei se dicessi che la sua matita è eccellente.
L’impressione è che il mangaka sia spesso di fretta e lasci da parte i dettagli per quanto riguarda il viso dei personaggi, per concentrare tutto il suo estro su abiti, accessori e tutte le trasformazioni della sedia a rotelle di Nagi. Quest’ultima sembra essere la protagonista assoluta della storia, così come ce lo urla il titolo stesso, e a essa Manabu Yashiro dedica tutto sé stesso, dando anche una sua versione davvero particolare della disabilità.
Non la nega, non la nasconde, ma la mette in evidenza come semplicemente una parte del suo personaggio principale, come se fosse un fucile lanciarazzi o una katana di pregiata fattura. La sedia a rotelle sembra quasi un trono per il re dei killer e non semplicemente un mezzo, così come l’armatura che indossa il suo cavaliere.
Le (possibili) ispirazioni
Guardando il personaggio di Touko, studentessa dell’Accademia che compare verso la fine del volume insieme al fratello che sembra essere l’unico a poterla trattenere, ma anche gli abiti di alcuni personaggi la mente corre a Dorohedoro di Q Hayashida, uno shonen splatter con il quale condivide anche il gusto per le scene forti adatte al solo pubblico adulto.
Un altro riferimento immaginabile è quello a Kaiju No. 8, ma non per la presenza di mostri (qui le uniche creature spaventose sembrano essere gli esseri umani) ma per come Nagi si trasforma in una bestia quando avverte un forte istinto omicida. Il mondo in cui curva la schiena, sormontata da quello che sembra una sorta di esoscheletro, ricorda un po’ l’aspetto da kaiju di Kafka.
L’inizio di uno shonen promettente?
Non so dirvi se sarà un successo o meno, l’impressione è che Manabu Yashiro sia tentando di fare qualcosa di completamente nuovo, mantenendo le atmosfere dei generi a cui si ispira senza tradire sé stesso e la trama, che ancora deve prendere forma. Attualmente al settimo volume in patria, mentre da noi è appena uscito il secondo volume per Planet Manga e non ci resta altro che sfogliarlo per capirne di più. Vi ricordo che potete ancora recuperare la prima uscita allo speciale cut price di solo un euro, un’occasione da non perdere!
Quello che mi incuriosisce maggiormente è il modo in cui il mangaka cercherà di non rendere ripetitiva la storia, perché altrimenti sarebbe un banale susseguirsi di tentativi di assassinio ai danni di Nagi solo per riuscire a risvegliarlo temporaneamente. A questo scopo, credo, è stata accennata sul finale l’esistenza dell’Accademia per killer, le cui redini sembrano essere in mano a un personaggio dall’aspetto così ordinario da risultare interessante.
E voi? Avete letto Tank Chair? Cosa ne pensate? Vi aspettiamo, come sempre, qui nei commenti o sui nostri sociale per parlarne. Appuntamento alla prossima recensione, ovviamente sempre su MegaNerd!
