Terry Moore è tornato e insieme a lui anche Zoe, la bambina immortale già conosciuta nella saga di Rachel Rising. Adesso è pronta a diventare la protagonista di una miniserie tutta sua, guidata da un irrefrenabile desiderio di spietata vendetta.
«Non sei nessuno, hai solo una matita in mano. Non sei Batman, al massimo lo disegni». E poi ancora: «Sono fortunato, faccio fumetti e ci dedico tutta la mia vita, non sono e non mi sento il prescelto».
Due frasi semplici e d’impatto a rappresentare tutta l’umiltà di un autore divenuto famoso in gran parte del mondo e ormai icona del fumetto americano. Così Terry Moore alla sua prima data in Italia per la presentazione di Serial, sua ultima fatica letteraria.
Attivo nel panorama fumettistico da ben trent’anni, Moore vi ha esordito con quella che si ritiene oggi una delle storie più importanti della sua carriera: Strangers in Paradise. Simbolo della rinascita degli autori indipendenti poiché tale fu la sua prima apparizione ad opera della realtà di Antarctic Press, i sei volumi hanno valso allo scrittore texano tutta una serie di importantissimi premi, tra cui l’Eisner come migliore serie, il Reuben della National Cartoonists Society e il GLAAD come miglior libro. Diversi anni dopo, nel 2007, si è nuovamente imposto sul mercato con Echo, un thriller fantascientifico che ha visto la fine nel 2011 e che conta un totale di circa seicento pagine. Tra il 2011 e il 2016 si è dedicato alla terza saga di sua creazione che l’ha visto cimentarsi con gli elementi tipici dell’horror: Rachel Rising, completa in 42 albi in patria e suddivisi in sette volumi per l’edizione italiana. Nel biennio successivo il fumettista ha lavorato invece a Motor Girl, un’altra storia fantastica capace però di raccontare di vita vera, mentre nel 2019 ha realizzato i due volumi rivelatisi un omaggio alla sua opera prima in occasione dei venticinque anni di quest’ultima, Strangers in Paradise – Venticinque anni dopo e Cinque anni, cominciando così a plasmare il suo personalissimo Terryverse, nato con un unico scopo: quello di creare una storta di continuity tra le sue storie.
E proprio in quest’ottica vede la luce Serial, miniserie che riprende un personaggio già conosciuto all’interno dell’universo di Rachel Rising per renderlo, però, protagonista di una narrazione (im)mortalmente vendicativa: Zoe.
Dare la caccia ai serial killer è come una corsa contro il tempo: richiede intuito, capacità fuori dal comune, reattività immediata e a volte anche un pizzico di fortuna. Soprattutto se l’assassino messo nel mirino mostra di possedere doti camaleontiche tutt’altro che ordinarie. In questi casi, spesso, ciò che conta maggiormente è riuscire ad instaurare con lo stesso una sorta di connessione tale da replicarne, in tutto o in parte, il pensiero: chi meglio di una bambina immortale potrebbe esserne capace? Zoe, l’orfana ormai undicenne che posseduta dal crudele Malus sconvolse la cittadina di Manson, negli Stati Uniti, solo qualche tempo prima è infatti accecata da una spietata vendetta. Chiunque stia seminando il panico in città ha commesso l’errore più grande che potesse immaginare: togliere la vita a Jill, l’unica vera amica che la ragazzina abbia mai davvero avuto. E forse turbare la serenità di una bambina dall’atavica identità e con un simile passato non è stata affatto una buona idea.
Dalle atmosfere tipicamente assimilabili a quelle delle crime stories, cariche di tensione e potenzialmente capaci di oltrepassare la barriera di carta e inchiostro che separa il lettore dal volume, Serial ricalca in buona parte l’essenza del suo autore. Molti degli elementi cari a Terry Moore, infatti, ritrovano spazio nella storia che ha riportato Zoe in fumetteria, a partire proprio dalla sua protagonista. Per stessa ammissione de fumettista texano, la bambina conosciuta per la prima volta in Rachel Rising è probabilmente il personaggio a cui si sente più affezionato e riprenderne il filone narrativo era diventata una necessità.
Non è solo Zoe, però, a costituire la “quota rosa” del fumetto: Serial è un racconto quasi interamente declinato al femminile che porta sulla scena donne forti pur nella loro fragilità, determinate nel salvare se stesse o i propri affetti, oltremodo organizzate, talvolta persino spietate, in grado di sorreggere la storia in maniera pressoché perfetta. Merito senza dubbio anche della capacità di Terry Moore di caratterizzare in maniera profonda e puntuale ogni personaggio, all’azione ben calibrata nei tempi e nei ritmi narrativi, si affianca un’importante introspezione che riesce a rendere quello che all’apparenza poteva sembrare un thriller di stampo classico un’opera decisamente più centrata sulla realtà.
Tradimenti e soprattutto relazioni disfunzionali sono, di fatto, il perno del fumetto che assolve, tra le altre cose, ad una funzione di denuncia sociale sempre più rilevante nel mondo moderno. Di abusi perpetrati ai danni di vittime di ogni sesso ed età ne è purtroppo piena la cronaca e Terry Moore si è mostrato ancora una volta un autore molto sensibile a tutte quelle che sono le dinamiche umane di reazione e coinvolgimento. Se da una parte è forte la condanna verso un’azione dal profilo criminale, dall’altra risulta allo stesso tempo difficile schierarsi apertamente contro la stessa quando messa in atto per salvaguardare la propria persona. Pur riconoscendone il tratto del tutto arbitrario, il lettore si rende sempre più conto come in Serial, proprio come nella realtà, non possano esistere solo i netti confini del bianco contrapposti agli altrettanto definiti limiti del nero, ma che tutte quelle famose e decantate sfumature di grigio siano molto più presenti e penetranti nella stessa indole umana.
Ogni aspetto rilevato fin ora, dalle atmosfere ansiogene al ritmo sostenuto, dalla rilevanza dei soggetti femminili all’intensa riflessione personale e sociale che essi spingono a fare, fino ad arrivare all’aspetto più dinamico della narrazione, ritrova nella struttura del disegno perfetta rappresentazione. Il tratto di Terry Moore è limpido, pulito, nonostante la grande quantità di dettagli che riesce a catturare. Volti e ambientazioni, infatti, custodiscono una ricchezza di particolari unica, capace di esprimere emozioni e generare sentimenti nel cuore di chi legge e osserva senza mai risultare in alcun modo caotico e dispersivo. Al contrario, invece, sono proprio questi diversi elementi a comporre un altro punto di forza di Serial, che la scelta cromatica dell’autore non fa che esaltare.
Con il suo tipico bianco e nero, Terry Moore costruisce ancora una volta una storia in grado di andare oltre la superficie, trasformando la caccia ad un feroce serial killer in un metaforico viaggio più intimistico, volto a scandagliare i rapporti umani giù fin nelle più buie profondità. Serial diviene così, allora, anche un elogio alle piccole cose, a tutti quei piccoli gesti che nascondono in sé i più grandi e scintillanti tesori. Quelli che, esattamente come la doppia faccia simbolo del dio Giano, sono capaci di sprigionare l’oscurità più folle e nera mai esistita.