Abbiamo letto “Valeria” , secondo spin-off al femminile della saga “The Barbarian King” di Leviathan Labs. Queste sono le nostre impressioni.
La storia editoriale a fumetti di Conan il Barbaro affonda le proprie radici negli anni 70 ed è nata quasi per caso. Nel 1970 l’allora Editor-in chief di Marvel Comics, Roy Thomas decise di investire una cifra irrisoria sull’acquisto dei diritti di pubblicazione delle storie basate sul personaggio creato da Robin Ervin Howard. Fino a quel momento, e per quasi 40 anni, la mitologia di Conan Il Barbaro si era consacrata sulla rivista pulp Weird Tales. La scelta di pubblicare le storie del Cimmero furono per Thomas un ripiego dopo che le richieste per i diritti delle storie di Lin Carter con protagonista Thongor di Lemuria furono giudicate troppo onerose. Fu questo un grandissimo colpo di fortuna.
La prima serie a fumetti “Conan the Barbarian” composta da 275 albi debuttò nel 1970 e si protrasse fino ai primi anni 90. Alla conduzione artistica si sono alternati artisti del calibro di Barry Windsor-Smith, John Buscema e Neal Adams. Il successo clamoroso derivante contribuì in maniera decisiva a lanciare il genere “Sword e Sorcery” nei fumetti oltre a creare una fanbase molto ricca che nulla ha da invidiare ai più affermati supereroi della Casa delle Idee.
Nel corso degli anni, la gallina dalle uova d’oro ha prodotto una sequenza infinita di volumi e miniserie tra cui la migliore serie fantasy mai realizzata: “Savage Sword of Conan”. E’ grazie a questa serie che la mitologia di Conan approda sul grande schermo: nel 1982 arriva nelle sale cinematografiche di tutto il mondo “Conan the Barbarian”, pellicola diretta da John Milius e interpretata da Arnold Schwarzenegger. A questo film ne seguirono altri che hanno riscosso alterne fortune.
A partire dagli anni 2000 I diritti sono passati in mano a Dark Horse e solo ultimamente Marvel Comics li ha ripresi pubblicando la serie “King Conan” con Jason Aaron ai testi e Mahmud Asrar alle matite e introducendo il personaggio in un team di (selvaggi) Avengers, una commistione di generi che avrà fatto rivoltare nella tomba Robin Howard. Notizia degli ultimi mesi (e quasi per giustizia divina, visto lo scempio perpetrato da Marvel) sembrerebbe che Marvel Comics abbia di nuovo perso i diritti per la pubblicazione dei fumetti di Conan come vi abbiamo raccontato in questo articolo.
In Italia I fumetti di Conan sono arrivati grazie alla oramai defunta Editoriale Corno e , successivamente, graze a Comic Art, Marvel Italia e, oggi, Panini Comics.
A partire dal 2019 Leviathan Labs, un piccolo editore italiano che si sta ritagliando uno spazio significativo nelle librerie specializzate, ha iniziato a pubblicare in autonomia storie a fumetti inedite del Cimmero. Le storie proposte sono ambientate anni dopo le eroiche gesta a cui il pubblico è abituato. Per la generazione cresciuta seguendo le gesta di Conan, vedere cosa succede dopo, vederne il seguito è un balsamo miracoloso. Tiene a bada il demone della nostalgia e nel mentre racconta delle avventure cariche di sfaccettature nuove. E’ una sfida affascinante ma anche ostica perché, come avete potuto capire dalla lunga introduzione sulla vita editoriale del personaggio, Conan ha alle spalle una storia importante e non è semplice raccontare qualcosa di nuovo a uno zoccolo duro e esigente di fan, cercando di non tradire e di rispettare la natura del personaggio. Al momento l’editore toscano ha pubblicato 5 volumi della serie “The Barbarian King” e due spin-off incentrati su comprimari femminili.
Se siete arrivati pazientemente a questo punto della recensione, sappiate che siete stati premiati perché cominciamo a parlare di “Valeria” il secondo spin-off dopo quello dedicato a Salomé.
La storia ci racconta le gesta di Valeria, piratessa guerriera della costa Stigiana e comprimario storico, nonché vecchia fiamma di Conan.
La Valeria che incontriamo in questa storia non è la bellissima Sandahl Bergamn del film di Milius ed è ben differente del profilo tracciato nel racconto postumo “Chiodi Rossi” (1936) dal creatore Robert E. Howard:
«Era alta, di corpo pieno e di corporatura robusta, con spalle compatte. Tutta la sua figura rifletteva una forza insolita, senza nulla togliere alla femminilità del suo aspetto. Era tutta donna, nonostante il portamento e le vesti.»
In “Valeria” viene ribaltato lo stereotipo dell’eroina bellissima e letale e troviamo una donna segnata dal tempo e dalle innumerevoli battaglie. Gli anni sono stati inclementi con Valeria: non è semplice essere una donna e un capitano di ventura in una società machista dove prima di combattere nemici sanguinari si devono combattere i pregiudizi della società. Ma Valeria è anche una piratessa : a lei non interessa se la missione da portare a termine ha dei risvolti etici deplorevoli. Per Valeria ogni missione è quella giusta se è giustificata dalla giusta quantità di denaro.
«Non si diventa meno testardi invecchiando.»
Oltre ad essere segnata nel fisico, Valeria è una combattente sommessamente lacerata da un rimorso (che non ammetterà mai) su quello che è successo e quello che poteva succedere con Conan, suo amante e punto di riferimento.
Adesso Valeria è rimasta sola con il suo forte ego, convinta di poter fare a meno del Cimmero il quale, gira voce, sia impazzito trascinando nel caos il regno di Aquilonia.
La storia è ambientata nel Vanheim, l’estremo nord delle terre Hyboriane, terra di ispirazione Asgardiana sin dalle prime storie di Howard. Un luogo ostile, una terra impietosa dal clima rigido e intrisa dal sangue di mille battaglie. Vanheim è ancora un luogo ricco di misteri celati in tombe nascoste.
Proprio uno di questi misteri è l’oggetto della missione suicida che Valeria accette di guidare per il vile denaro: la ricerca di un misterioso manufatto appartenuto a Wulfhere il Rosso della stirpe dei Vanir. Di questo manufatto Valeria ignora la potenza e le conseguenze che potrà portare all’intero regno di Aquilonia. Assieme alla piratessa si aggregano un negromante e Zarallo, un’avversario di vecchia data. Quando la nostra eroina scoprirà la natura del manufatto e i motivi per i quali è così tanto importante allora sarà troppo tardi.
Alla sceneggiatura troviamo Marco Cei il quale struttura la narrazione su due linee temporali parallele ma destinate a convergere nel finale. Mentre nella prima seguiamo l’orizzonte degli eventi e ci troviamo davanti la piratessa guerriera imprigionata e torturata, nella seconda ci vengono raccontate le vicissitudini che portano la nostra eroina dritta nella bocca del serpente. I frequenti flashback ci riportano alla giovane guerriera a cui siamo abituati e ci danno un approfondimento importante della psicologia del personaggio. L’espediente delle due linee temporali per narrare un’unica storia l’ho trovato particolarmente efficace, perché consente un’ottima caratterizzazione dei personaggi pur mantenendo un impianto solido della storia. Nel tratteggiare un profilo perennemente in bilico tra rimpianti e cocciuta spavalderia emerge tutto il lavoro di approfondimento che è stato fatto sul personaggio e l’amore che l’autore vi ha dedicato.
Le matite e I colori sono affidati ad un veterano di Leviathan Labs. Ramiro Borrallo è reduce dall’esperienza cyberpunk di Nobody’s Child e arriva a questa avventura fantasy apportando un ritmo adrenalinico nella costruzione delle tavole, puntellato da alcune splah page ad effetto. Lo stile di Borrallo è molto particolare e potrebbe spiazzare ma l’ho trovato particolarmente funzionale al taglio smaccatamente fantasy della storia. La caratteristica più interessante del suo stile è costituita dalle espressioni incredibilmente variegate e lontani anni luce dagli stereotipi del genere.
La lettura di “Valeria” è stata una piacevole sorpresa sia per la storia che per l’impianto artistico. È una storia che non stona assolutamente nell’universo di racconti che hanno creato il mito di Conan il Barbaro. Inoltre il finale aperto si riallaccia alle vicende narrate sulla serie ammiraglia “The Barbarian King” e adesso sono curioso di sapere come si svilupperà l’intera vicenda.
Più in generale mi sento di invitarvi a dare fiducia a Leviathan Labs, un editore italiano emergente che si sta crescendo in maniera importante grazie a storie di qualità. Un editore che nel proprio catalogo annovera, oltre a “The Barbarian King”, fumetti estremamente interessanti come “Bitter Root“, la serie Image Comics che è stata recentemente premiata con l’Eisner Award come migliore serie regolare.
Lunga vita a Leviathan Labs !
“Valeria” è già disponibile nelle fumetterie e librerie specializzate in formato brossurato al costo di 15 Euro.