Con un budget stimato di 320 milioni di dollari “The Electric State” è una delle produzioni cinematografiche più costose di sempre, la più dispendiosa nella storia di Netflix. Sotto la direzione dei fratelli Russo e supportato da un cast stellare, questo blockbuster punta ad essere un epico film di fantascienza… Almeno nelle intenzioni. Noi l’abbiamo visto in anteprima e queste sono le nostre tiepide impressioni, rigorosamente no spoiler
L’arte retro futurista di Simon Stålenhag
Quando “The Electric State” venne presentato nell’ottobre 2024 con un primo spettacolare trailer durante il ComiCon di New York, gli amanti della fantascienza hanno avuto un brivido di piacere che gli ha attraversato la schiena. Alla voce “The Electric State” va iscritto il nome di Simon Stålenhag, un artista svedese che è diventato famoso per le sue opere che ritraggono ambientazioni rurali – che nella sua produzione sono prevalentemente ispirate alle campagne svedesi – “impreziosite” dalla presenza di macchine e robot futuristici, quest’ultimi ritratti come relitti in decadenza.
Un’ ambientazione retro futurista che dona ai paesaggi di Stålenhag un’atmosfera cupa, malinconica e vintage che ricorda gli scenari post apocalittici di Fallout, l’RPG di successo di Bethesda da cui è stata tratta una valida serie TV. Da queste suggestioni raccolte nel volume dal titolo “Loop” è stata tratta “Tales From The Loop“, un serial che potete recuperare su Prime Video che, a nostro avviso, è un piccolo capolavoro.
“Tales from the Loop” racconta la vita di una comunità rurale immersa in un’atmosfera sospesa e lugubre, dove il libero arbitrio sembra essere svanito e gli individui si muovono in modo meccanico, come automi, in un mondo artefatto che strizza l’occhio a quello artificiale di “The Truman Show“. Con un ritmo lento e compassato e atmosfere dal sapore metafisico alla Tarkovskij, la serie riesce a trarre il meglio dalle suggestioni visive di Stålenhag.
L’artista svedese ha trovato ispirazione per la graphic novel “The Electric State” durante un viaggio di lavoro negli Stati Uniti. Durante il soggiorno, ha immaginato una storia distopica – che richiama lo stile retro futurista, marchio di fabbrica dell’autore – ambientata nell’America degli anni ’90, un’epoca in cui si affermava la malinconia di “Twin Peaks” e l’alienazione evocata dalle sonorità di “Nevermind“ dei Nirvana.
Il risultato è un racconto on the road che segue una giovane ragazza e il suo insolito compagno robot, attraversando il deserto del Mojave, le montagne della Sierra Nevada e la costa della California settentrionale, alla ricerca del fratello misteriosamente scomparso.
La dote di un budget imponente e un cast stellare
L’entusiasmo suscitato dall’annuncio di una nuova trasposizione cinematografica di un’opera di Simon Stålenhag si è rapidamente trasformato in apprensione quando è stato rivelato che il film avrebbe preso ampie libertà rispetto alla graphic novel. Secondo gli autori, la narrazione di Stålenhag sarebbe stata troppo complessa da rendere sul grande schermo, rendendo necessaria una sostanziale revisione della trama, pur cercando di preservarne le atmosfere originali. Come prevedibile, il risultato finale di questa rielaborazione si è rivelato una profonda delusione.
Per la sua realizzazione “The Electric State” (il film) ha beneficiato di un investimento imponente, un dispiegamento di risorse economiche che nella storia del cinema ha avuto pochi precedenti. Con un budget stimato di 320 milioni di dollari “The Electric State” rappresenta la produzione cinematografica sotto il marchio Netflix più costosa di sempre. La regia della pellicola è stata affidata ai fratelli Russo.
Dopo una trattativa che doveva portate nel ruolo di regista Andy Muschietti, la scelta è ricaduta sui registi di “Avengers: Endgame” i quali, dopo questa pellicola che ha segnato il punto più alto raggiunto dai Marvel Studios, sono diventati garanzia di qualità, come il marchio di “denominazione d’origine controllata” applicato sulle bottiglie di vino. Inizialmente il film doveva essere distribuito nelle sale cinematografiche grazie a Universal Pictures che, successivamente, ha trasferito i diritti della distribuzione a Netflix, precludendo a tutti gli appassionati di godersi questo blockbuster sul grande schermo e questo, credeteci, rappresenta una grande occasione mancata, perché visivamente “The Electric State” è davvero notevole .
Il cast ingaggiato è semplicemente stellare: Millie Bobbie Brown (la star esplosa per grazia ricevuta da “Stranger Things“) nella parte di Michelle, la ragazza in viaggio alla ricerca del fratello. Chris Pratt, un altro reduce del Marvel Cinematic Universe, nella parte di Keats, un camionista dai modi diretti e compagno di viaggio di Michelle. Tra i villain figurano Giancarlo Esposito (Marshall Bradbury) e Stanley Tucci (Ethan Skate, un tecnocrate che somiglia maledettamente ad Elon Musk). Al doppiaggio dei robot realizzati in animatronica figurano attori come Anthony Mackie (MCU, ancora tu), Brian Cox e Woody Harrelson.
La trama si discosta sensibilmente dall’opera originale
Come promesso dagli autori, la trama di “The Electric State” è liberamente ispirata dalla graphic novel, ma se ne discosta in maniera significativa. Siamo negli anni 90, negli Stati Uniti. Michelle è un’adolescente orfana che deve affrontare la vita in una società in cui robot senzienti che un tempo prestavano pacificamente servizio tra gli umani, vivono ora in esilio dopo una rivolta fallita. La vita di Michelle viene scombussolata quando una notte riceve la visita di Cosmo, un automa misterioso che sembra essere controllato da Christopher, il geniale fratello minore di Michelle che lei credeva morto.
Determinata a ritrovare l’amato fratello che pensava di aver perso, Michelle parte con Cosmo per il sud ovest americano e presto si ritrova suo malgrado a fare squadra con il contrabbandiere di bassa lega Keats e il suo spiritoso robot aiutante Herman. Questa singolare compagnia composta da umani e robot si avventura nella Zona Interdetta, una vasta area desertica racchiusa da alte mura dove i robot fautori della rivolta andata perduta vivono confinati.
Durante il loro viaggio, Michelle e Keats scoprono che il nemico che si cela dietro la scomparsa di Christopher nasconde un segreto quanto mai inquietante.
Le suggestioni visive di Simon Stålenhag, un budget imponente, i registi di “Avengers: Endgame” e un cast stellare. Cosa poteva andare storto ? Quasi tutto.
Le atmosfere malinconiche di Simon Stålenhag diventano commedia
“The Electric State“ presenta diverse criticità, prima fra tutte l’approccio adottato dagli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely sotto la supervisione dei fratelli Russo. Diciamolo chiaramente: facciamo fatica a capire in che modo la trama concepita da Simon Stålenhag possa risultare così ostica da non essere adattata per il grande schermo. Ci aspettavamo un road movie dai toni cupi, in perfetto stile “The Last of Us“, capace di sfruttare le atmosfere uniche tratteggiate dall’artista svedese.
A dire il vero, più che un film di circa due ore, avremmo visto meglio una serie televisiva, che avrebbe offerto lo spazio necessario per approfondire la psicologia dei personaggi e, soprattutto, la storia dei robot confinati nella Zona Interdetta: macchine che hanno combattuto una guerra nata per una giusta causa e che ora cercano il loro posto nel mondo se non giacciono come relitti dimenticati.
Gli elementi per un’opera di fantascienza di altissimo livello c’erano tutti, ma i fratelli Russo e il loro team hanno scelto di sacrificare la ricchezza della lore originale per realizzare, invece, una semplice commedia fantascientifica, svilendo il potenziale narrativo e le atmosfere dell’opera originale.
Non tutti gli attori sembrano a fuoco

The Electric State
Millie Bobby Brown
Chris Pratt
Ke Huy Quan
Jason Alexander
Woody Harrelson
Anthony Mackie
Brian Cox
Jenny Slate
Giancarlo Esposito
Stanley Tucci