The Grocery – Crescere all’angolo della strada

Con “The Grocery” di Guillaume Singelin ed Aurélian Ducoudray, Bao Publishing ha inaugurato Cherry Bomb, la nuova collana curata da Zerocalcare. Questo primo titolo ci porta a Baltimora, dove storie e personaggi diversi si incontrano, si intrecciano, si incrociano. Proprio come le strade che convergono all’angolo 16, quello di fronte alla drogheria del signor Friedman e di suo figlio Elliott.

recensione the grocery

Quando siete fermi in attesa che il semaforo diventi verde o mentre state attendendo il bus, pensate mai alle storie delle persone che vi sono di fianco, a condividere la vostra stessa attesa, o a quelle che sul marciapiede vi scorrono davanti, avanti ed indietro? Chissà quante di quelle vite, di quelle storie potrebbero entrare a contatto l’una con l’altra semplicemente incrociandosi all’angolo di quella strada che stanno percorrendo. 

È un po’ quello che è successo al giovane Elliott Friedman che, trasferendosi a sud di Baltimora con suo padre, un onestissimo droghiere rimasto vedovo, viene a contatto con le diverse storie delle persone che incrocia all’angolo 16 della South Eden Street 2113, un crogiolo di vite e di esistenze, di virtù nascoste e di scelte infelici, di amicizie non convenzionali e di sopravvivenze fragili. Elliott Friedman è, ancor più nello specifico, il protagonista di The Grocery, il titolo scelto da Bao Publishing e da Zerocalcare per inaugurare la collana Cherry Bomb, curata proprio dall’autore di Rebibbia. E, se conoscete anche solo un pochino, il linguaggio di ‘Calcare, non dovrebbero sorprendervi le affinità con The Grocery.

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The Grocery: siamo chi siamo o le scelte che facciamo?

Baltimora, inizi anni 2000. Gli Stati Uniti sono ancora scossi e feriti dall’11 settembre e la Guerra del Golfo, la sua narrazione oltreoceano e le sue tragiche conseguenze per coloro che la combattono in prima linea, animano la quotidianità degli States. In misura più o meno evidente, perché chi è rimasto a casa, oltre ad apprenderne gli aggiornamenti dai notiziari, deve andare avanti con la propria vita… o tentare di (ri)costruirsela. 

Tale è la situazione del signor ed Elliott Friedman, padre e figlio, appena trasferitisi a sud di Baltimora per portare avanti l’attività commerciale di famiglia: un’onestissima drogheria che vende un pessimo pane azzimo. Elliott, che sogna di vincere gare di spelling a qualsiasi livello, ama trascorrere le giornate facendo zapping da un canale all’altro, lasciandosi ispirare e viaggiando con la fantasia.

Questo finché Martin non lo costringe ad uscire di casa per fare amicizia: varcata la soglia del Grocery, Elliott entrerà in contatto con le persone, le vite, le dinamiche sociali di Baltimora e, nella sua piccolissima dimensione, con le controversie, le dicotomie, i pericoli del paese a stelle-e-strisce tutto. Ben presto, il ragazzo, sempre con una lente fanciullesca ed ingenua, forse un po’ incosciente, puntata sul mondo che lo circonda dovrà mettere da parte la fantasia e scontrarsi con la realtà.

Così, la periferia – e tutto ciò che questo termine si fa carico per antonomasia – si fa spazio nella vita di Elliott, fino ad assorbirlo: le caramelle vendute al Grocery non sono le stesse caramelle vendute all’angolo della strada; non tutti i ragazzi del corner vanno a scuola; non tutte le vite di Baltimora sono esistenze facili.

Anzi, è proprio quella di Elliott e suo padre, nella loro normalità, ad essere fuori dall’ordinario. E mentre il ragazzo “si fa le ossa”, incrocia la sua strada con quella di persone appartenenti alle classi sociali più diversificate: un militare che ha combattuto per un’America che gli ha tolto la casa, un’attivista che scompare nel nulla, il boss del quartiere che vuole ascendere a sindaco. 

Ma sapete com’è che si dice: “quando il boss di quartiere che vuole diventare sindaco incontra un droghiere che non vuole diventare sindaco, il boss del quartiere…”

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The Grocery, che nelle parole dei due autori, si ispira ad opere crude come The Wire, con la quale condivide l’ambientazione, è un’epopea complessa e stratificata, un coming-of-age che prende vita con le vicende del suo protagonista ma che si completa, si arricchisce, si complica con quelle degli altri personaggi che gli ruotano attorno fino a palesarsi come un’opera di forte critica sociale, all’America che si è fatta portatrice di democrazia ed uguaglianza nel mondo ma che, quotidianamente, cade sotto il peso delle responsabilità che essa stessa si è addossata nei confronti del mondo. Un’America che riesce a «superare giorno dopo giorno i limiti della fantasia».

Elliott è certamente il motore primo delle vicende, un protagonista quasi inconsapevole che dà il via alla storia ma che, molto spesso, si trasforma in comparsa per lasciar spazio (attraverso il lavoro certosino degli autori) ai comprimari. Ne conosciamo le storie, più o meno approfondite, quanto basta per comprenderne la funzione all’interno della trama e del foltissimo parco-personaggi: ognuno di essi si fa carico di una criticità sociale, per esasperarla e denunciarla, indipendentemente che ne esca vinto o vincitore.

La criminalità giovanile, il fanatismo religioso, lo sfruttamento e la prostituzione, le discriminazioni razziali, lo stato delle carceri, lo spaccio, le mafie locali come manifesto delle idiosincrasie degli States tutti vengono affrontate in The Grocery senza filtri, senza paura di poter offendere qualcuno perché questa è la realtà di Baltimora, dell’America e, di rifelsso, di un po’ tutto il mondo.

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Guillaume Singelin (già visto all’opera in PTSD) ha ispirato indirettamente l’idea per The Grocery, scoperto online da Aurélien Ducoudray – sceneggiatore, giornalista ed ex reporter – il quale, a sua volta, si è proposto di scrivere la sceneggiatura di un fumetto per i personaggi del disegnatore. L’autore francese ripropone il suo tratto sporco ma efficace, per una storia che vuole avere gli stessi effetti agli occhi del lettore.

L’utilizzo di personaggi antropomorfi, dal character design diversificato a seconda dei ruoli nella storia, conferisce all’opera una nuance quasi fantasy salvo poi avere un effetto ancora più impattante nelle sequenze tensive e violente. La scelta, per chi vi scrive, si è rivelata vincente perché i personaggi, nella loro raffigurazione su pagina, trasferiscono il realismo alle vicende allegerendo così il comparto grafico che avrebbe donato a The Grocery tutt’altre sfumature.

Grazie al ritmo della sceneggiatura, però, la trama non perde la sua carica critica ma, al contrario, ne esce rafforzata: non ci aspetteremmo di vedere personaggi dall’aspetto così cartoonesco essere protagonisti di vicende tanto crude. Certo è che l’inizio di The Grocery è molto lento: Ducoudray si prende tutto il tempo necessario per portarci nella “sua” Baltimora con un’operazione di worldbuilding precisa ed attenta, la cui decompressione è allegerita da un humor sempre presente ma mai fuori fuoco.

Una volte piazzate le pedine sulla scacchiera, lo sceneggiatore inizia a manovrarle affinché si incontrino, vengano a contatto, si affrontino e, contestualmente, ne porta in scena le storie passate, le vicende solo intuibili, gli indizi per possibili sviluppi futuri.

The Grocery è una storia di vite e di esistenze, di virtù nascoste e di scelte infelici, di amicizie non convenzionali e di sopravvivenze fragili; una storia di storie che entrano a contatto l’una con l’altra incrociandosi all’angolo di quella strada che stanno percorrendo. E delle quali la drogheria che vende il peggior pane azzimo della città ne è bivio, crocevia, testimone.

The Grocery

The Grocery

Autori: Aurélien Ducoudray, Guillaume Singelin
Formato: 19 x 27, Cartonato, 440 pagine a colori
Editore: Bao Publishing
Dove trovarlo: Fumetteria, shop online, store online
Prezzo: € 29,00
Voto:

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Pier

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Appassionato di scienza e supereroi, divoratore di comics, serie TV e pizza. Ex power ranger wannabe, matematico nella vita, Batman nello spirito. Mentre cerco qualche significato nascosto nelle mie letture, sono già proiettato verso la prossima recensione... Ed oltre!

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