Ci avviciniamo al gran finale della terza stagione di The Mandalorian, con un episodio davvero epico, probabilmente il migliore di quest’annata: ecco cos’è successo, senza spoiler!
Sì, Sì, Sì, Sì, Sì, Sì, Sì…
Ehrm, scusate… è che dopo questo penultimo episodio di THE MANDALORIAN, mi sono anche io incantato come Grogu col suo nuovo “giocattolo”.
Quale giocattolo?
Ci arriveremo, perché anche stavolta tocca fare un piccolo riassunto delle “puntate precedenti”, anche se mi piace pensare che, se state leggendo queste righe, siate al passo, ma in caso contrario siete ancora in tempo per smettere di leggere.
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Siete ancora qui? Bene.
Dopo gli eventi su Plazir-15, che hanno visto Bo-Katan rientrare in possesso della Darksaber, con tutto quello che ne consegue in termini di autorità sui Mandaloriani, ecco che i nostri Eroi tornano su Nevarro, riunendo così due fazioni che sappiamo conflittuali.
Ma unite dal desiderio comune di rifondare Mandalore, così ecco prendere tutti assieme la decisione di tornare su quel pianeta che un tempo chiamavano Casa, per poter un giorno ridefinirla ancora così.
Nel frattempo, in quel di Coruscant, rivediamo nuovamente il personaggio di Elia Kane (Katy M. O’Brian), e il suo apparire apre ad una più che interessante parentesi, sia sul ritorno di “quel Big Bad” della nostra storia, sia su futuri collegamenti riguardo “Ahsoka” e sopratutto il coinvolgimento di un certo Villain dalla pelle bluastra e gli occhi rossi.
Sì, mi sto proprio riferendo a Thrawn, qui nominato apertamente e che sappiamo, grazie al trailer e all’annuncio molto applaudito alla Star Wars Celebration, che sarà proprio Lars Mikkelsen ad interpretarlo in live action, lui che gli ha sempre dato voce.
I pezzi, insomma, come già abbiamo notato negli ultimi due episodi, continuano a combaciare, e quella che era iniziata come una narrazione dai toni western, e con la “quest della settimana”, adesso sta apertamente costruendo un’avventura dal respiro più ampio, che cerca il supporto non del fan dell’ultimo minuto, quello che sotto lockdown, quando Disney+ è arrivata in Italia, guardava la serie perché “la guardano tutti”, ma dell’appassionato duro e puro, quello che sente i brividi al solo sentir nominare e vedere certi personaggi, riuniti per complottare contro il futuro della Galassia Lontana Lontana, e che sa, che gli piaccia o no, che gli episodi della Trilogia Sequel fanno parte di un canone che non puoi cancellare solo urlando di rabbia sui social, ma che, saputi utilizzare, possono a loro volta fornire appigli per collegare tutta la cronistoria di Impero, Repubbliche e Nuovo Ordine in modo organico.
E in “Le Spie” avviene proprio questo, si gettano le basi per tanto altro, che inevitabilmente non poggerà più sulla visione occasionale, ma amplierà il suo raggio sino a portare Favreau e Filoni a scrivere un nuovo pezzo fondamentale di quest’epica amatissima, come già era avvenuto con le serie animate, a cui tutto questo si sta sempre più appoggiando, e non solamente riguardo all’apparire, in versione “dal vivo”, di taluni personaggi.
In questo 23° Capitolo di “The Mandalorian“, quindi, oltre a risolvere in un modo alquanto originale la questione IG-11 (da oggi, IG-12), ovvero “il giocattolo” di cui parlavo all’inizio, e che rende il piccoletto in grado di “muoversi” in un modo che non sia solo una culla volante, si inizia a respirare, dal ritmo sino ai colpi di scena, quell’aria da “Finale di Stagione” con tutto quello che ne consegue.
Tutto ha portato a questo, tutto serviva per continuare la storia principale, ma anche fare da prologo a tante altre che scopriremo in futuro, perché la Galassia è grande e renderla coesa non è impresa che esaurisci in un episodio.
Perché puoi stare nell’Orlo Esterno, in una illusoria lontananza da quelle che sono le grandi imprese della saga principale, ma abbiamo già visto quanto il Male non smette mai di allungare le sue spire e costringere il Bene a combattere con ogni mezzo.
Così, una volta atterrati su Mandalore e messi ulteriori puntini sulle “I”, come ad esempio scoprire come, in effetti, Moff Gideon venne in possesso della Darksaber, l’azione non conosce sosta (incluso un nuovo, ennesimo, spettacolarissimo momento ad alto budget), lo scontro si fa aspro, e il nostro manipolo di guerrieri senza paura si ritrova stretto in un angolo, costretto alla fuga e a perdere dei loro compagni.
Senza paura, ma di sicuro con dei dubbi: nonostante le rimostranze vuote e un poco puerili (per usare termini diplomatici) di alcune menti finissime sui social che brandivano la spada oscura del dissenso da “Girl Power” (come se Bo-Katan non sia mai stata badass e presenza carismatica), è stato interessante seguire il percorso compiuto in questo viaggio dal personaggio, che proprio in “Le Spie” rende chiaro quanto schiacciante sia la pressione di porsi come leader di un gruppo disunito, e fors’anche disilluso, di uomini e donne che hanno perso molto, se non ogni cosa.
Questo si ripercuote ovviamente sull’interpretazione di Katee Sackhoff, lei che nella sua carriera ha sempre interpretato donne forti e combattive, e che in Bo-Katan, sin dal suo doppiaggio, ha sempre riversato esperienza e una particolare forma di amore, conscia qui dell’opportunità di renderle merito con il corpo, oltre che con la voce.
Perché pesante è il capo che porta la corona, così come la responsabilità di portare con fierezza non solo un elmo o un’armatura, ma il sentire intero di un popolo.
Fa quasi sorridere, visto il prospettiva, quanto molti lamentino che la serie si chiama “The Mandalorian” e Mando e Grogu non sembrino più il solo centro di tutto, come se la dinamica “Lone Wolf and Cub” possa andare avanti in un infinito sempre uguale.
Ma “Il Mandaloriano” può essere una sola persona, così come un intero popolo, quello Mandaloriano, appunto. E voler dare evidenza a questo concetto, ampliando la rosa dei caratteri e dei personaggi (penso anche all’Armaiola di Emily Swallow, in questa stagione più parte in causa che nelle precedenti, e meccanismo complice di alcuni momenti chiave), è stato indubbiamente uno degli elementi che più mi hanno colpito.
Certo, si sono corsi dei rischi, non sempre comprensibili nell’immediato, e scelte stilistiche, vuoi per estro del regista d’occasione, vuoi per un certo margine di sperimentazione, che non sempre sono sembrate congeniali ad uno schema che pensavamo rodato.
Ma, e penso ci ritornerò meglio nella recensione finale, dopo il “season finale” vero e proprio, sono contento che questi rischi si siano corsi, perché è anche inciampando che si impara a camminare meglio, e per fare una frittata, le uova devi pur romperle.
Perché la Via sarà anche questa, ma devi saperla trovare, capire quando e come provare a tracciarne di nuove, magari non azzeccando sempre il tiro (vedi il Libro di Boba) ma non è mai troppo tardi per ritrovare la propria carreggiata, e questo episodio dimostra che il blaster di questa serie non ha ancora esaurito i suoi colpi, e che è ancora capace di regalare emozioni, anche drammatiche, costringendoci a fare i conti persino con la morte.
(anche se poi in Star Wars la morte è, come in molte produzioni di fantasia, un concetto alquanto discutibile)
Ora, cosa aspettarsi dal finale?
Ecco il punto, almeno per quanto mi riguarda: molti hanno continuato a chiedersi dove si volesse andare a parare, dimenticando forse che una storia può e deve permettersi di non svelare subito le sue carte, ma nel caso di “The Mandalorian” è anche vero che ce l’hanno sinora “resa facile”, un abbastanza pedestre “azione-reazione” con magari la guest star speciale a chiudere un potenziale discorso. Le prime due stagioni, da questo punto di vista, si sono rivelate un divertimento pieno, rilassante, perché nulla può permettersi di turbare la Forza del fanservice, che ci piace proprio nel suo essere familiare, riconoscibile da lontano.
Ma la terza stagione ha deciso di cambiare schema, come già abbiamo visto in queste settimane, e mi constringo a ripeterlo, ampliando la prpria mappa narrativa, inglobando orizzonti per i quali, inizialmente, la serie stessa non era stata pensata, come ha confermato lo stesso Jon Favreau in un’intervista.
Questo ha portato ad un disorientamento, ma anche a far scendere in campo una fortissima imprevedibilità, e a farmi rimanere col fiato sospeso su più di un punto in questa puntata, perché si è deciso di sfidare lo stereotipo, il comfort di una storia non ancora completamente scritta, e che, alla tenerezza di Grogu, ha deciso di porre il contrappunto del duro ignoto.
Cosa mi aspetto, quindi?
Non so dirlo, a parte che i buoni vincono sempre, e questo è un fatto che non ammette blasfemie nel Vangelo secondo George Lucas – e il pubblico stesso.
Ma forse, stavolta se la dovranno sudare più del solito… ed è qui, concedetemelo, che sta il bello per cui non vedo l’ora che sia mercoledì prossimo!
The Mandalorian 3 - Episodio 4
Paese: USA
Anno: 2019 - in produzione
Stagioni: 3 - in corso
Episodi: 23
Durata: 31-52 min. episodio
Ideatore: Jon Favreau
Interpreti e personaggi:
Pedro Pascal: Din Djarin/The Mandalorian
Katee Sackhoff: Bo-Katan Kryze
Carl Weathers: Greef Karga
Grogu
Pedro Pascal: Din Djarin/The Mandalorian
Katee Sackhoff: Bo-Katan Kryze
Carl Weathers: Greef Karga
Grogu
Dove vederla: Disney+
Voto: