Abbiamo visto in anteprima Thor: Love and Thunder, quarto film personale dedicato al Dio del Tuono e secondo diretto da Taika Waititi, regista che ha impresso notevolmente la sua mano sul personaggio. Ecco la nostra recensione, assolutamente NO SPOILER
Se c’è un difetto che storicamente viene imputato ai film prodotti dai Marvel Studios, è probabilmente quello di avere tutti – o quasi – lo stesso stile. Difficilmente nella grande saga del Marvel Cinematic Universe vedremo una forte impronta data dal regista, anzi, in molti casi neanche ci ricordiamo i nomi dei registi coinvolti, se non i fratelli Russo (Captain America: Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers Infinity War e Avengers Endgame), James Gunn (Guardiani della Galassia) o in tempi più recenti Chloé Zhao per Eternals o Sam Raimi con il suo Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Questi, bene o male, sono coloro i quali hanno impresso maggiormente la propria personalità nei film che sono stati chiamati a dirigere. Tutti hanno avuto una certa libertà creativa, ma chiaramente erano costretti a muoversi all’interno di alcuni paletti della continuity interna impossibili da aggirare.
Il resto? Beh, come nel caso delle serie TV, quasi tutti i film sembravano diretti dalla stessa persona. Il che non è necessariamente un male, intendiamoci: i Marvel Studios hanno basato la loro forza proprio su una certa coerenza narrativa e sul modello seriale televisivo, quindi come scelta era criticabile fino a un certo punto.
Questo diciamo che valeva fino Thor: Ragnarok, film che segna una svolta epocale nella storia del Marvel Cinematic Universe. No, non sto esagerando.
Perché con quel film assistiamo a una sorta di “reboot interno” nella serie: il Thor che avevamo conosciuto fino a quel momento viene letteralmente cancellato, per essere sostituito con una nuova versione più propensa alla commedia, che all’epica delle battaglie norrene. Taika Waititi, grandissimo regista che ha regalato al mondo una perla come Jojo Rabbit, ottiene così una libertà che fino a quel momento non aveva mai avuto nessun altro (forse solo James Gunn), ovvero fare tabula rasa e rimodellare un personaggio secondo la propria sensibilità.
E visto che anche Chris Hemsworth aveva chiesto agli Studios una svolta significativa al suo personaggio, ecco nascere il nuovo Dio del Tuono: un guerriero ingenuo, senza pace, dalla battuta pronta e che spesso ricorda più Homer Simpson che il figlio prediletto di Odino. Una rivoluzione a 360° che è stata in larga parte apprezzata dal pubblico, forse un po’ meno da chi legge i fumetti, ma è chiaro che siamo ormai una minoranza, rispetto allo sterminato pubblico dei cinecomics MCU.
Love and Thunder prosegue duque con la linea editoriale tracciata da Ragnarok: più diventimento, più azione, più adrenalina, più risate. Tante risate.
Diciamo subito che per apprezzare questo film non serve necessariamente essere esperti di film Marvel: più volte vengono fatti degli “spiegoni” molto utili da parte dei personaggi, che ripercorrono la storia di Thor e soprattutto di Jane Foster, vera co-protagonista del film. Non è uno spoiler, sapete bene che in questa nuova pellicola anche lei solleverà il mitico Mjolnir, che le darà poteri e forza paragonabili a quelli del figlio di Odino. Lei sarà la Potente Thor e la sua storyline viene pescata a piene mani dallo splendido ciclo di Jason Aaron nei fumetti Marvel.
Jane è interpretata ancora una volta dalla talentuosa Natalie Portman, che aveva già rivestito questo ruolo nei primi due film della serie. Lei era – come si dice in questi casi – l’interesse amoroso di Thor. La loro però non è stata una storia a lieto fine, visto che li ha portati a una separazione. Problemi d’incompatibilità: lui era un eroe a tempo pieno, lei un’astrofisica di fama mondiale. Ognuno concentrato più concentrato sulla propria missione che sulla relazione che stava vivendo e così le strade si sono separate.
Thor non lo vedevamo dalla fine di Avengers: Endgame, quando – notevolmente in sovrappeso in seguito alla depressione post-Thanos – decise di unirsi ai Guardiani della Galassia. All’inizio del film scopriamo che insieme hanno vissuto parecchie avventure su e giù nello spazio (ed è sicuramente la parte più divertente, folle e nonsense della pellicola, che riesce a conquistare proprio per questo), finché il dio del Tuono non ha ricominciato a prendersi del tempo per sé stesso, arrivando a meditare e a rimettersi in forma. Dallo scontro con Thanos non è più lo stesso, è come se non avesse più uno scopo: supereroe, Dio, protettore dei più deboli, Guardiano della Galassia… chi è oggi Thor? Cosa vuole, dove deve andare?
Qui assistiamo alla prima delle tante citazioni dei film anni 80 presenti nella pellicola: l’allenamento in stile Rocky, che riconsegna all’universo un Thor mai così tonico e scolpito nel fisico… giusto in tempo per ascoltare un grido d’allarme proventiente da Lady Sif (Jaimie Alexander), la quale si è appena scontrata con Gorr, il Macellatore di Dei, che come certamente saprete, è interpretato dal grande Christian Bale.
Thor decide di rispondere alla richiesta d’aiuto, ma dovrà farlo senza i Guardiani della Galassia: ci sono troppe crisi nello spazio, meglio dividersi per cercare di aiutare più gente possibile. E qui ci troviamo di fronte al primo punto interrogativo della pellicola: possibile che la squadra con cui Thor ha passato gli ultimi anni di vita e vissuto tantissime avventure non lo accompagni in missione contro un tizio che si fa chiamare “Macellatore di Dei”? Il figlio di Odino resta solo con il fido Korg, l’alieno che lo segue dai tempi di Ragnarok (che nella versione originale è doppiato dallo stesso Waititi) e raggiunge una sofferente Sif.
Nell’introduzione del film, molto toccante, assistiamo alla tragica parabola di Gorr. Un personaggio che almeno nella prima parte del film è scritto benissimo e riesce a trasmettere tutta la tragedia di perdere una figlia, pur mantenendo una fede incrollabile negli Dei. Ma quando questi lo tradiranno, rivelando che fondamentalmente alle creature onnipotenti non importa niente dei propri fedeli, allora si scatenerà l’inferno.
Bale offre un’interpretazione intensa e convincente, ogni volta che compare riesce a catalizzare su di sé l’attenzione e questo è senz’altro un merito dell’attore, ma anche del regista.
Torniamo a Thor, che tornato sulla Terra, dovrà difendere New Asgard – paesino di pescatori che vive principalmente di turismo, governato da Valchiria (ruolo saldamente nelle mani di Tessa Thompson) – dall’assalto di Gorr. Ed è proprio lì che il nostro eroe incontra Jane, la sua ex fidanzata, l’amore della sua vita… mentre brandisce un ricostituito Mjolnir (era stato fatto a pezzi in Ragnarok da Hela) e sprigiona un potere incredibile. Jane è degna di sollevare il martello, ed è la Potente Thor.
Ora, qui è meglio fermarsi con la descrizione della trama: gli spoiler sono dietro l’angolo ed è bene che abbiate tutte le sorprese (che siano positive o negative lo decedirete voi) durante la visione del film e non da una recensione. Tuttavia, posso lasciarmi andare a qualche considerazione: posto che ormai abbiamo accettato questo nuovo corso di Thor (è la “linea comica” del Marvel Cinematic Universe, c’è poco da fare), perché correre così tanto? La pecca di questo film non è, a mio modo di vedere, che strizzi l’occhio al trash o cerchi la via più facile per far ridere, quanto che abbia perso l’occasione di essere davvero toccante nei momenti in cui serviva esserlo.
Bastava qualche battuta (o gag) in meno e qualche dialogo in più. Il messaggio di fondo che ci vuole dare il film è chiaro: si parla sostanzialmente di famiglia, di amore nel suo senso più ampio, non solo tra Thor e Jane. Dell’amore che muove tutto. Però tutto questo viene come “annacquato” dalle situazioni comiche. Lo stesso Gorr parte alla grande, ma poi come villain si perde in un bicchiere d’acqua. Ed è un vero peccato, perché ha delle potenzialità enormi e un interprete stellare.
Waititi voleva un film rock, in tutte le sue accezioni: ci riesce a metà. Se la colonna sonora fomenta nei tanti momenti d’azione, ogni tanto serviva una ballata (tanto per restare in tema musicale). Jane ha un brutto male, il peggiore di tutti. Quello che non si può curare. Il martello la chiama, l’attira a sé… ma tutto questo non ci viene mostrato. Ci viene raccontato in un secondo momento.
A mio modo di vedere, il regista è andato vicino al traguardo, ma poi si è perso. Il film diverte, intrattiene il giusto ed esalta… però non riesce ad emozionarti nel modo giusto. James Gunn con i suoi Guardiani è riuscito a trovare il giusto equilibrio tra commedia, azione e parti emozionali. Stessa cosa Spider-Man: No Way Home, che inizia come una commedia e via via diventa un film sempre più completo, che pur con alcuni difetti riesce però a farti uscire dal cinema con la pelle d’oca. Waititi no. Si perde, ci prova, ma non ci riesce fino in fondo.
Quindi il film è bocciato? No, perché resta uno straordinario film per bambini.
E questo non lo dico per sminuirlo, ma perché dobbiamo tutti accettare che questa serie di film dedicati a Thor non è per noi vecchi tromboni, ma è un personaggio tutto nuovo creato per i più piccoli, che sono sicuro adoreranno questo film.
A noi sembrerà di essere a un concerto dei Guns N’ Roses senza sentire gli assoli di Slash, però.
Esci dalla sala e ti manca qualcosa, senti di non essere completo.
Forse perché ti è mancato il brivido, l’emozione. Il tuono finale.
Ma forse i più piccoli lo sentiranno, forte e chiaro.
PS: le scene post credits sono due, aspettate prima di uscire dalla sala.
Thor: Love and Thunder
Chris Hemsworth: Thor
Christian Bale: Gorr il macellatore di dei
Tessa Thompson: Valchiria
Jaimie Alexander: Lady Sif
Taika Waititi: Korg
Russell Crowe: Zeus
Natalie Portman: Jane Foster / Mighty Thor