Totò, L’erede di Don Chisciotte è l’opera a fumetti in due volumi di Fabio Celoni, che riporta in vita il principe della risata nel film che ha sempre voluto girare senza mai riuscirci. MegaNerd l’ha letto per voi!
“Voglio confessarvi anche una mia segreta ambizione: interpretare il Don Chisciotte. Ci penso sempre e spero che il mio desiderio si avveri“. – Totò
Di film il grandissimo Totò ne ha fatti tanti (ben 97!) nel trentennio compreso tra il 1937 ed il 1968, guadagnandosi l’appellativo del ‘Principe della Risata‘.
Oltre che esserlo di fatto, il Principe Antonio De Curtis, in arte Totò, ha sempre avuto un pallino, un desiderio a quanto pare: fare un film sul cavaliere Don Chisciotte della Mancia del romanzo di Miguel de Cervantes. Altro che quisquilie e pinzillacchere (come direbbe lui). L’attore partenopeo aveva avuto modo di portare a teatro l’opera di de Cervantes nel 1935, ma, purtroppo, al cinema non ci è mai riuscito, lasciando troppo presto le sue spoglie mortali, per andare ad allietare con la sua comicità l’aldilà. Ma questo non vuol dire che Totò non ci avesse provato durante la sua carriera a realizzare un film sul Cavaliere della Mancia….
Ci sono voluti molti, molti anni, un fan del comico che è anche uno degli autori italiani più quotati della Disney e della Sergio Bonelli Editore e un vecchio manoscritto, per far sì che quel vecchio sogno di Totò prendesse vita… anche se in un’altra forma!
Nasce grazie alla passione, il talento e l’amore per una comicità ormai lontana Totò, L’Erede di Don Chisciotte, l’opera a fumetti di Fabio Celoni, pubblicata da Panini Comics in due volumi cartonati (primo e secondo tempo) racchiusi all’interno di un pregiato cofanetto che riprende graficamente le vecchie locandine delle pellicole degli anni ’40 e ’50 interpretate dall’attore.
Totò, L’Erede di Don Chisciotte, si basa su una vecchia sceneggiatura di un film omonimo mai realizzato, che lo steso Celoni ha reperito negli archivi del Fondo Pietrangeli di Cesena, dopo svariate ricerche.
L’autore, fan dell’attore e di tutta la sua filmografia, ha voluto rendere omaggio al grande Antonio De Curtis, con un’opera realizzata esattamente come se si trattasse di un film, ma su carta; un vero e proprio ‘film a fumetti’, con interpreti, battute e siparietti comici classici delle pellicole di Totò, dove Celoni ha potuto sprigionare tutta la sua creatività e amore per il Principe della risata.
Un napoletano a spasso per la Mancia!
Totò ‘interpreta’ Alonzo Schisciada, squattrinato, affamato e assetato uomo che vaga a piedi per la Spagna, ben distante dalla sua terra natale, l’Italia. Alonzo riceve, però, una lettera dello Zio che lo informa di raggiungerlo il prima possibile a Villahermosa, nella Mancia, dove l’anziano vive. Prima di incamminarsi, Alonzo si imbatte in Consuelo, una sensuale spagnola venditrice di ortaggi di cui si innamora perdutamente, ma che non riesce a conquistare al primo colpo.
Alonzo arriva finalmente a Villahermosa ma troppo tardi: lo Zio è venuto a mancare. Nella tristezza generale degli abitanti del villaggio, che rispettavano il vecchio cavaliere della Mancia, uno di questi, Sancho Panza (Aldo Fabrizi), figlio del famigerato scudiero di Don Chisciotte, sta tenendo un discorso al funerale in onore del defunto.
Alonzo, vecchia volpe partenopea, si stabilisce subito dentro la villa dello Zio, e cerca di capire a quanto ammonta l’eredità del vecchio Chisciotte cominciando a fare il calcolo dei quattrini che stanno per entrare nelle sue tasche. Chi non sfrutterebbe l’occasione di passare da povero e accattone a ricco e benestante? Alonzo non vuole certo farsi sfuggire questa ghiotta occasione!
Ma è durante la prima notte che il povero Alonzo riceve la visita del fantasma di Don Chisciotte! Lo Zio non intende lasciare tutti i suoi avere ad Alonzo sino a quando questi non avrà rispettato le sue ultime volontà testamentarie; recuperare l’Elmo di Mambrino, perso dal Cavaliere durante la battaglia con il Mago Malabruno.
Fino a quando non avrà completato la sua missione, lo spirito di Chisciotte infesterà la villa e Alonzo non potrà più mettere piede dentro casa. Molto (ma molto) controvoglia, l’uomo imbraccia una lancia, si mette la vecchia armatura dello Zio e, insieme a Sancho Panza, parte al galoppo per una serie di (dis)avventure che li porterà dalla Spagna sino in Portogallo.
Condannati, imprigionati, malmenati, i due eroi in un modo o nell’altro riusciranno a sopravvivere litigando in continuazione e cercando di riportare a casa l’Elmo di Mambrino. E, tra l’altro, le strade di Alonzo e dell’amata Consuelo, tenderanno a incontrarsi nuovamente durante la storia… più e più volte.
Totò, L’Erede di Don Chisciotte: celebrare il mito e la comicità genuina di una volta
L’operazione che ha messo in atto Celoni con Totò, L’erede di Don Chisciotte è, innanzitutto coraggiosa; andare a toccare un pilastro del cinema italiano come Totò poteva comportare non poche difficoltà nel confezionare qualcosa che si avvicinasse anche solo lontanamente a un prodotto simile a quelli realizzati dal comico napoletano.
In quanto, poi, fan dello stesso Totò, l’emozione e il timore di non rendere il giusto tributo avrebbero potuto tradire Celoni in corso d’opera. E invece il risultato finale, che è sotto gli occhi di tutti, è sbalorditivo.
Totò, L’erede di Don Chisciotte è un fumetto unico nel suo genere, che unisce il cinema, la letteratura e la nona arte. Celoni riesce, partendo già da una base solida di idee, a unire il fumetto al cinema, costruendo una trama che riporta alla mente dei più grandi proprio i film di Totò.
Strutturalmente, il fumetto è realizzato quasi per atti all’interno degli stessi volumi, che sono sottotitolati ‘primo tempo’ e ‘secondo tempo’… come fossero delle bobine cinematografiche contenenti la prima parte e la seconda di un film! Se c’è proprio da muovere una critica all’opera di Celoni, il primo tempo funziona meglio del secondo, dove invece tutto appare un po’ più confuso e molti eventi avvengono rapidamente.
All’interno di Totò, L’erede di Don Chisciotte, si trovano diversi rimandi a battute, situazioni, parole iconiche entrate nella storia del cinema comico italiano pronunciate dal Principe della Risata nei suoi film.
Gli stessi siparietti tra Alonzo e Sancho funzionano in maniera impeccabile e richiamano proprio quelli di Totò e Fabrizi nei film che hanno girato in coppia. Tra l’altro, la scelta di Aldo Fabrizi come spalla in questa nuova avventura di Totò non è stata così immediata come si potrebbe pensare. Celoni, come racconta nella postfazione del primo volume, ci ha messo un pò’ a focalizzare chi poteva essere il Sancho del suo fumetto.
Nella sceneggiatura originale non era indicato il nome dell’attore e dopo diverse idee che gli erano balenate, ha optato per una figura celebre del cinema dell’epoca e iconica come Aldo Fabrizi, con cui Totò ha girato diversi film.
I due personaggi insieme funzionano anche sulla carta così come nei film, e sono entrambi ben caratterizzati dall’artista lombardo. Ma si percepisce dalla figura di Alonzo Schisciada, quanto amore e conoscenza c’è dell’attore da parte di Celoni.
In Totò, L’erede di Don Chisciotte, si è davanti all’unico e inconfondibile Totò, con tutte le sue movenze, espressioni, la sua lingua lunga e i doppi sensi, le parole storpiate, la mimica.. insomma Celoni ha cercato di riprodurre fedelmente l’animo e l’aspetto di Antonio De Curtis in tutto per tutto celebrandolo nella maniera più rispettosa possibile e con un pizzico di emozione che traspare dalle pagine nella speranza di aver realizzato un prodotto degno della memoria di Totò. A nostro avviso ci è riuscito in pieno.
Graficamente il lavoro di Celoni è eccezionale; probabilmente siamo davanti al suo miglior lavoro in assoluto. E ci teniamo a dirlo; sarà difficile fare meglio.
I colori, elemento fondamentale per la resa finale dei due tomi, si amalgamano in maniera perfetta con i disegni. È proprio grazie al sapiente utilizzo dei colori che Celoni ricrea le atmosfere e sensazioni che amplificano ancora di più le tavole. Alcune di esse soprattutto le splash page, ottengono visivamente un’impostazione da ‘inquadratura cinematografica’ che danno un grande impatto visivo al lettore.
È una gioia per gli occhi pagina dopo pagina.
Conclusioni
Totò, L’erede di Don Chisciotte è una vera e propria pietra miliare del fumetto italiano. Un grande classico moderno.
Fabio Celoni, da grande estimatore del cinema di Totò, riesce nell’impresa impossibile di far tornare in vita nel 2024 l’attore partenopeo ad oltre 50 anni dalla sua morte, per un’ultima grande interpretazione, con un’avventura che all’epoca sarebbe stata definita un kolossal per il nostro cinema.
Un fumetto che anche graficamente, per chi conosce l’artista, non tradisce ma anzi, Celoni ci regala le pagine più belle da lui realizzate sino ad oggi.
Non è da tutti prendere il proprio attore preferito e fargli realizzare il suo sogno inseguito per una vita intera. Beh, perbacco! Celoni ci è riuscito con Totò, regalando ai suoi lettori il Don Chisciotte più divertente mai realizzato!