Con il secondo volume di “Una giusta sete di vendetta“, saldaPress ha portato a conclusione anche in Italia la maxi-serie Image Comics di Rick Remender e André Lima Araújo. La spirale di violenza in cui si è trovato invischiato il nostro protagonista non accenna a placarsi ma la vita di Xavier è molto più preziosa ed è la motivazione necessaria per continuare a combattere. Ma si può davvero mettere fine a tutta questa crudeltà?
Sono passati sei mesi da quando il misterioso protagonista di “Una giusta sete di vendetta“ è riuscito a portare in salvo il piccolo Xavier, giovane ragazzo figlio della donna assegnatogli come “obiettivo” per la sua professione da killer su commissione – nome in codice The Jackal (per saperne di più, qui la recensione del primo volume). Sonny, di cui conosciamo finalmente il nome, ha preso in carico Xavier un po’ per redimersi dagli eventi che lo hanno fatto diventare un orfano, un po’ perché, probabilmente, vede nel suo futuro la prospettiva di crescere praticamente senza genitori come è stato per lui.
Eccoci arrivati, dunque, al secondo volume, nell’edizione italiana curata da saldaPress, della maxi-serie Image Comics di Rick Remender e André Lima Araújo che giunge così a conclusione e porta a termine questa avventura cruda, esplicita e violenta che non è solo ricca d’azione ma permette di riflettere sulla natura umana, sulle azioni e sui sentimenti più reconditi del nostro animo.
Una giusta sete di vendetta – Sacrificio e redenzione
Son passati sei mesi da quando Xavier ha perso la madre ed ha incontrato Sonny, giunto a casa sua proprio per farla fuori e guadagnare qualche soldo dal dark web come killer su commissione. La situazione, come abbiamo visto nei capitoli precedenti, si è ribaltata e da boia, Sonny sembra essersi trasformato in una guardia del corpo del giovane. L’incarico che aveva ricevuto, però, sembra avere cause molto più profonde e la minaccia degli altri killer incombe pesantemente sui due, anche ora che hanno trovato rifugio a Hemlock Valley (in Canada).
Qui, infatti, sono stati accolti da una comunità di rifugiati, forse reietti, forse vittime designate della stessa organizzazione omicida. Jim, che li aveva salvati, ora li fa sentire parte della sua comunità che tenta di tenere il più isolata possibile per evitare il ritorno della cavalleria ed avere una parvenza di felicità e tranquillità. Sonny, però, è tutto fuorché felice e tranquillo.
Certo, con Xavier ha instaurato un rapporto padre-figlio che riempie le sue giornate e gli dà la giusta motivazione per andare avanti… eppure l’ombra della sua vita passata e la distanza da sua madre – di cui non può avere più notizie – lo lasciano in un costante stato di ansia ed agitazione. Tanto da non riuscire a resistere troppo a lungo…
Il secondo volume saldaPress di Una giusta sete di vendetta comprende i capitoli 6-11 della serie scritta da Rick Remender di cui possiamo ritrovare alcune cifre stilistiche caratterizzanti: la forte componente action, la brutalità delle azioni ed una sceneggiatura che vuole e deve correre veloce.
Rispettando i canoni della revenge story (che sia un racconto in prosa, un fumetto o un film), questo secondo volume è costruito per portare Sonny alla resa dei conti: non solo con i suoi “nemici”, i quali possono anche essere visti sotto una contorta lente di ingrandimento come semplici pedine che “stanno facendo il proprio lavoro”, ma anche contro il suo passato del quale essi sono lo specchio e l’esempio estremo di chi sarebbe potuto diventare.
I momenti di gioia condivisi con Xavier, infatti, ci mostrano ancora una volta come Sonny sia fondamentalmente un uomo buono, costretto dalla circostanze ad intraprendere un cammino oscuro, di violenza e di morte. L’incontro con il ragazzo, però, lo ha riportato per quanto possibile sulla retta via anche se la nuova vita insieme li ha costretti ad isolarsi dal resto del mondo. Spinti ad una vita in fuga, Sonny e Xavier sono protagonisti di capitoli finali pregni di tensione che si scioglie occasionalmente e promettendoci una sorta di lieto fine.
Eppure, la spirale di violenza in cui Sonny – volente o nolente – è entrato non può non avere una risoluzione che la contempli come componente principale: il confronto con gli “ex colleghi” portano il lettore a prendere inevitabilmente le parti del protagonista, ad empatizzare con lui, redentosi ai suoi occhi proprio per essersi preso cura di Xavier a costo di sacrificare la propria esistenza. Sonny si eleva, in qualche modo, ad eroe oscuro e grigio caduto in una trappola da cui non è riuscito a liberarsi in tempo: eppure il ragazzo, la sua salvezza, è stata la sua ancora di salvataggio, la luce in un’esistenza divenuta oscura come la notte più buia.
Il carattere spiccatamente tensivo di Una giusta sete di Vendetta è esaltato inevitabilmente anche dalla costruzione e dal tratto sporco molto efficaci delle tavole da parte di Araújo: la costruzione è cinematografica, con la scelta registica di aprire i capitoli con campi piuttosto larghi e poi zoomando sui protagonisti. Quando l’azione prende il via e il ritmo ha bisogno di un’accelerata, l’artista rompe qualsivoglia griglia rigida in favore di una tavola destrutturata, frenetica, con vignette che si susseguono, si intersecano, si sovrappongono o si dilatano a seconda del momento dell’azione per suscitare questo o quel sentimento.
Il focus sulle torture, sugli scontri a fuoco e corpo a corpo dei carnefici – Sonny compreso – rendono il racconto molto crudo e diretto ma, grazie alla costruzione di Remender in sceneggiatura e quella grafica di Araújo, anche piuttosto riflessivo: ci sono killer che sembrano godere di ciò che fanno, altri più cinici ed interessati solo a portare a termine la missione per il compenso, altri costretti per necessità. La spirale di violenza che caratterizza l’opera, quindi, attraversa diversi aspetti della natura umana che portano il lettore a riflettere quanto possiamo essere sporchi, cattivi e crudeli, che sia per le circostanze o per puro godimento.
E anche se la risoluzione della serie esplicita un legame tra Xavier e il mandante degli omicidi un po’ telefonato, il salto temporale che chiude il cerchio sembra offrire una visione pessimistica della questione: la violenza è un sentimento che si autoalimenta, anche quando la vendetta può sembrare giusta.