Abbiamo letto il primo volume della nuova serie di Michele Monteleone e Fiore Manni, che si fregia dei disegni di Marco Del Forno: vi raccontiamo i motivi per cui dovreste avere Una Nuova Camelot all’interno della vostra libreria (e perché dovreste continuare a seguire le avventure di Wendy, Thomas, Shevindi e Leo)
Il profumo della carta stampata, l’emozione di comprare il numero appena uscito del mio fumetto preferito, nella mia piccola edicola di fiducia. Questo accadeva circa vent’anni fa. Oggi i tempi son cambiati, mi ritrovo in una libreria tra le più conosciute, al centro di Milano.
L’emozione però è la stessa, scorgere la copertina colorata di un brossurato che conosco bene, l’ho letto qualche giorno fa in e-book, si intitola Una nuova Camelot vol.1: La tavola Spezzata , il fumetto di EdizioniBD, scritto da Michele Monteleone e Fiore Manni, disegnato da Marco Del Forno.
Ciò che ho trovato all’interno di queste pagine è un connubio perfetto, non so cosa mi abbia colpito di più di primo acchito, se il plot o i disegni. Sicuro è che l’intreccio tra immagini e parole è stato un sposalizio che mi ha costretta a leggerlo tutto d’un fiato.
Adoro i fumetti proprio per questo, quelli fatti bene s’intende.
Una nuova Camelot vol.1 non ha solo l’aria di essere un’opera interessante, lo è.
C’è tanta cultura pop all’interno, lo si può scorgere dall’analisi che fa M.E.R.L.I.N. sulla nostra tecnologia ancora sottosviluppata o sui supereroi delle nostre serie TV preferite.
Pagina dopo pagina si abbattono gli stereotipi a cui siamo abituati, non c’è sessismo e l’unica diversità percepita come nociva è quella tra alieni pacifici e alieni distruttori.
Una nuova Camelot vol.1- La trama
Ci troviamo a Londra, la storia ha inizio tra la vita distratta e quotidiana del nostro tempo, tra i racconti rosa di una madre single ed una figlia con lo sguardo puntato al cellulare. Qualcosa però distrugge quella quotidianità, quella normalità.
Un’astronave irrompe nell’abitazione delle due, ed è così che cambia tutto. Sono i Marlakk, i condottieri di questa invasione. Una razza aliena sanguinaria e parassita, con la capacità di insinuarsi persino nei corpi degli umani, pilotandoli, assumendone fattezze fisiche e memorie. Persino dietro la poker face dei funzionari dello stato, troviamo loro.
Conosceremo pagina dopo pagina, quattro giovani adulti, liceali, che dovranno pensare a cose ben più grandi che scorrere la propria bacheca di Instagram e spettegolare. Eppure, il loro senso del dovere, la loro voglia di salvare l’umanità da questi invasori non prenderà il sopravvento sul loro essere, sulle loro paure. Li vedremo approcciarsi a tematiche leggere come quelle amorose, così come a quelle più strazianti: il lutto.
Wendy, Shevindi, Thomas e Leo vestiranno i panni (letteralmente) dei cavalieri della tavola rotonda, e saranno aiutati da un’intelligenza artificiale di nome M.E.R.L.I.N., appartenente alla razza aliena dei Damion, alleati degli umani dai tempi di Re Artù nel fronteggiare i nemici.
Una nuova Camelot vol.1 – I cavalieri della tavola Rotonda nel XXI secolo
I protagonisti di Una nuova Camelot vol.1 sono dunque quattro giovani liceali, che assumono in battaglia il nome dei rispettivi cavalieri della tavola rotonda.
Wendy, veste l’armatura di Arthur. Un personaggio ispirato a Shinji di Evangelion, un’eroina diversa dal solito, non impavida come gli eroi classici, ma ricca di paure. Il suo super potere sta proprio nell’affrontare tutto ciò per un bene superiore: salvare l’umanità. L’ arma che possiede è un riflesso della sua non aggressività, infatti ha uno scudo.
Thomas, nei panni di Galahad. L’ elmo della sua armatura è ispirato a quello dell’ Eva 02 di Evangelion, i quattro occhi permettono al ragazzo di ampliare il raggio della sua vista. Possiede un arco bellissimo da cui lancia frecce composte da pura energia.
Shevindi invece è Lancelot. Lei in questo primo volume mi ha catturato il cuore, è il mio personaggio preferito. La sua armatura è la più bella di tutte: credo sia a causa del gonnellino asimmetrico o il cappuccio medievale, che fanno da contrasto alle parti metalliche dell’armatura, più futuristiche e di sembianza robotica.
Lei è la più impavida del gruppo, è un’atleta ed è abituata a gestire lo stress e a caricarsi di responsabilità. Sembra essere un leader naturale all’inizio, anche se, un po’ per il nome, un po’ perché sono del parere che i personaggi più timidi inizialmente diventino quelli più forti con il tempo, credo che il titolo di leader nei prossimi volumi lo assumerà Arthur. L’arma di Shevindi è la lancia, perfetta per una ragazza allenata e coordinata come lei.
E arriviamo così all’ultimo componente di questo gruppo: Leo, ovvero Parcival. Ha origini italiane, ed è un po’ il “fresco di zona” come direbbero a Milano, o il “coatto” come direbbero a Roma, della situazione. La sua armatura, che è la meno aggraziata, rispecchia perfettamente il suo essere “testone”, gettarsi nella mischia per fare a botte, il suo istinto animalesco.
L’ arma di cui è in possesso è un’ascia, che rende Leo simile ad un vichingo, non ha bisogno di chissà quale addestramento per poterla utilizzare ed è diretta ed efficace, compagna perfetta per un tipetto del genere.
Bisogna spezzare una lancia però (non quella di Shevindi, sia mai!) a favore di Leo, si intravede da parecchi elementi, già nel primo volume, il suo cuore d’oro, disposto a sacrificarsi ed aiutare gli altri. Per di più questo giovane protagonista è un ragazzo molto sofferente, e si capisce il perché già dalle prime pagine del fumetto.
Poi c’è lui M.E.R.L.I.N. , il cui nome rimanda a mago Merlino (il vecchietto barbuto che amiamo tanto) o al giovane protagonista della serie tv Merlin, a cui forse la nuova generazione è più abituata. Personalmente mi fa impazzire (in senso buono) l’idea che ci sia un’intelligenza artificiale a fare da guru ai nostri beniamini, e non un’AI qualsiasi, bensì un alieno appartenente ai Damion, che di per sé è una razza aliena talmente superiore rispetto alla nostra, da trascendere il corporeo ed essere pura intelligenza.
Una nuova Camelot vol.1 – La caratterizzazione dei personaggi
Come si può evincere da una breve presentazione dei personaggi, questi risultano essere caratterizzati molto bene, e sono sicura che ne vedremo delle belle nei prossimi numeri. Sono troppo curiosa di assistere all’evoluzione dei quattro, e soprattutto di scoprire quale segreto nasconde la nostra Lancelot, perché nei contenuti extra di Una nuova Camelot vol.1 si anticipa che il desiderio della ragazza di essere sempre indispensabile per gli altri nasce, in realtà, da un grande errore commesso da bambina che continua a perseguitarla.
Non è un caso che questo personaggio abbia catturato la mia attenzione, la dicotomia di un character è l’elemento maggiore che mi spinge ad incuriosirmi al suo sviluppo. E questo dualismo, questo yin e yang, è qualcosa che riscontro, in realtà, anche negli altri personaggi.
È proprio questa la chiave di successo del fumetto in questione: i personaggi sono complessi, hanno tante sfumature, sembrano aver tanto da dare sotto il punto di vista psicologico. E poi ovviamente c’è tutto il lato che riguarda la perfetta integrazione del mito, la leggenda con il mondo moderno.
Non è un caso che ci siano riferimenti ad Evangelion (che per me è l’anime migliore di tutti i tempi), non credo che il riferimento sia ancorato solo all’armatura di Thomas o alla caratterizzazione di Wendy, secondo me ci sarà qualcosa di più che legherà le due opere nello sviluppo della trama.
Insomma, Una nuova Camelot vol.1: La tavola spezzata sostituisce la scienza alla magia, l’AI al mago, l’umanità alla perfezione. Questo abbinamento mi piace, come i fichi sulla pizza, la novità sullo stereotipo.