Alla scoperta di una delle migliori comedy in circolazione: “What We Do In The Shadows” racconta le vicende di quattro vampiri che cercano di relazionarsi con la moderna Staten Island, senza filtri, senza freni, tra equivoci e sagace ironia.
Chi vive da oltre 700 anni ne avrà di storie da raccontare! Allora mettetevi comodi: le telecamere sono accese, i microfoni pure… andiamo a scoprire cosa succede nell’oscurità. “What We Do In The Shadows” è una brillantissima serie TV targata FX, nata come spin-off dell’omonimo film di e con Taika Waititi e Jemaine Clement. La comedy horror si presenta come un falso documentario, sulla falsariga di The Office e Modern Family, che segue la vita quotidiana di quattro vampiri e il loro famiglio Guillermo.
Nandor l’Implacabile, Nadja e Laszlo sono dei vampiri classici, notturni, dai canini aguzzi; Colin Robinson è, invece, un vampiro energetico. La differenza tra le due categorie è nel tipo di nutrimento: i primi tre hanno bisogno di sangue, l’ultimo si nutre dell’energia vitale delle persone, assorbendola mentre le annoia a morte con discorsi prolissi. I primi, quindi, rispettano le caratteristiche tipiche dei vampiri per come le si conoscono dalla tradizione letteraria: assenza di riflesso, impossibilità dell’esposizione al sole e dell’ingresso in una chiesa; Colin ha invece l’aspetto di un comune essere umano. Per dirla tutta, i primi tre odiano l’ultimo, che abita addirittura nel seminterrato.
Guillermo de la Cruz, invece, è il famiglio di Nandor già da undici anni (all’inizio della serie TV): si occupa della casa, della salute del suo padrone per ricevere in cambio, un giorno, il morso che gli permetterà di trasformarsi in vampiro. I cinque protagonisti, quindi, vengono seguiti passo passo da una troupe televisiva (fittizia, ça va sans dire) durante le loro giornate – o meglio, nottate tipo.
I vampiri di Staten Island sono poco interessati a seguire le indicazioni del Vampiresco Consiglio ma vogliono, quando chiamati in causa, comunque fare bella figura. La conquista del mondo non è tra le loro priorità, eppure cercano di seguire gli ordini. Insomma, gli equivoci e la comicità della serie TV poggiano sulla contrapposizione tra le regole vampiresche da seguire e le volontà individuali. E allora si parte con accuse e recriminazioni reciproche, tra pasticci, incomprensioni e un’incompetenza generale mediata solo in parte dal povero Guillermo. Perché i nostri vampiri di Staten Island al dovere, preferiscono il piacere, in qualsiasi forma possa essere ricercato ed abbandonarsi ad esso. Via di orge e sesso sfrenato, alla ricerca di altri corpi da corrompere e da non lasciare «bevuti a metà», di amori passionali ad appassionati, che cercano di resistere ai secoli che passano nonostante le decapitazioni e i tradimenti. Ancor di più, gesti ed azioni normalmente raccapriccianti, estremi, esagerati, in What We Do In The Shadows vengono sopportati dallo spettatore grazie ad una sagace ironia e la declinazione comica impressa negli stessi avvenimenti.
Indubbiamente, la capacità comica e gli sguardi in camera dei cinque caratteristi fanno sì che il prodotto nel suo complesso risulti fresco, dinamico e coinvolgente, nonostante il setting iniziale – la vita di un gruppo di vampiri – e la tecnica narrativa – il mockumentary – siano già comuni al pubblico. Anzi, la forza della comedy sta proprio nell’ampliare il mito di queste creature immortali aggiungendo… assolutamente nulla! What We Do In The Shadows si discosta totalmente dai grandi classici vampireschi – nessun Edward Cullen sbrilluccicante o Louis de Pointe du Lac tenebroso, anche se Armand ha ispirato Guillermo -; prende in giro il genere stesso con una sorta di autoreferenza da corto circuito: durante i caratteristici “confessionali”, i vampiri si autocelebrano, autoesaltano rendendosi protagonisti di racconti nei fatti ingenuamente tragicomici e flashback affatto eroici come vorrebbero farli sembrare.
Molte situazioni si risolvono con un finale grottesco che urlano fortissimo WTF per le vette di assurdità raggiunte, ad una prima impressione incredibilmente banali (per esempio, la sfida ai lupi mannari risolta con un lancio). Non mancano, di contro e declinate nello stile e tono caratterizzante dello show, riflessioni sull’amore e sull’immortalità, l’impossibilità di vivere situazioni per forza di cose dipendenti dalla caducità dell’esistenza umana. Lo show non cade, per questo, nella dimensione di “dramedy” ma, al contrario, riesce ad esaltarsi ancora di più con la sagace ironia con cui riesce a gestire e trattare anche i momenti più seri.
What We Do In The Shadows è una serie TV ricca di sorprese (e di camei) narrative, riuscendo ad essere mai banale e scontata pur partendo da situazioni potenzialmente comuni: la riuscita dello show, infarcito della bravura comica degli interpreti e un’azzeccata scelta dell’impianto narrativo, sta proprio nel sovvertire le aspettative dello spettatore con soluzioni banali e cringe che i protagonisti adottano, per cercare di essere straordinari, durante una comune giornata da essere umano.
Le prime tre stagioni di What We Do In The Shadows sono disponibili nel catalogo di Disney+: la comedy vampiresca saprà come mordere le corde giuste!
What We Do In The Shadows
Kayvan Novak
Matt Berry
Natasia Demetriou
Harvey Guillén
Mark Proksh