Abbiamo visto Yu Yu Hakusho, la serie Netflix dedicata all’opera del grande Yoshihiro Togashi ma il risultato non ci ha per niente convinti.
Tutti gli appassionati di anime e manga sanno che attorno alle produzioni live action, aleggia una sorta di maledizione. Pellicola dopo pellicola (e da qualche anno anche serie tv) il pubblico ha sempre manifestato un certo dissenso nei confronti dei progetti di questo genere. Non sono state però invettive sparate a caso. Purtroppo nella stragrande maggioranza dei casi il risultato è stato pessimo poiché il prodotto si discostava quasi da quelle che erano le opere originali di riferimento.
Per fare qualche esempio lampante, parliamo di robe tipo Death Note, Cowboy Bebop e ancora Tokyo Ghoul, e così via… In alcuni di questi live action erano gli attori proposti ad essere sbagliati, spesso inadatti al proprio ruolo. Mentre in altri casi invece sono state le scelte della regia a sembrare incoerenti.. Insomma, la notizia dell’uscita di un live action (qualsiasi esso sia) ha sempre scatenato polemiche. Proprio come accadde anche nel caso del lancio della serie Netflix di One Piece.
In quell’occasione però il colosso dello streaming ha dimostrato di riuscire ad essere tutto tranne che incoerente, dando vita ad uno dei progetti più acclamati dell’anno e che sicuro farà parlare di sé anche in futuro. Dopo la rivincita che Netflix ha afferrato grazie all’uscita della serie di One Piece eravamo convinti che avesse imparato dai propri errori e che da lì sarebbe nata una nuova era. Così purtroppo non è stato.
Perché il live action di Yu degli Spettri è un disastro
Con l’uscita di Yu Yu Hakusho, abbiamo compreso di aver fatto un altro passo indietro. Il primo indizio che non ci ha convinto è stato il numero degli episodi. Nel dettaglio, sono stati proposti solo 5 episodi, un fatto un po’ insolito visto che in genere Netflix propone la formula degli 8-9 episodi.
Perché non ci ha convinti? Stiamo parlando di Yu degli Spettri, uno dei manga più apprezzati di sempre e ridurlo ad una mini serie, è già un grande affronto. La scelta degli attori non è stata nemmeno tanto errata. Anzi, abbiamo apprezzato il loro tentativo di emergere e il loro impegno, ma non ci hanno convinti.
Il giovane Takumi Kitamura, che abbiamo già visto interpretare Takemichi Anagaki nel live action di Tokyo Revengers, è anche un bravo attore. Un performer niente male, che se indirizzato però in maniera errata, si rivela essere anch’egli un tassello inutile.
Siamo tutti consapevoli del fatto che spesso nei live action avvengono anche delle distorsioni di trama. In alcuni casi però pesa meno, ma in questo frangente la rielaborazione della storia è stata una condanna.
Un elemento che ha fortemente caratterizzato sia il manga che l’anime di Yu degli Spettri sono stati i tornei ai quali i nostri protagonisti partecipavamo. Inutile appuntare, che lo stesso autore dell’opera ha tratto forte ispirazioni da altri giganti del passato. La presenza in trama dei tornei è stata coniata da Akira Toriyama. Togashi ha rispolverato l’amore per i tornei di arti marziali nelle pagine del proprio manga, seguito a ruota poi da Studio Pierrot che ha riproposto la stessa cosa nella serie animata.
Abbiamo aperto questa parentesi perché nella serie Netflix il primo torneo è stato addirittura tagliato. Mentre il secondo, forse quello più importante, è stato portato sul piccolo schermo, ma in una versione poco appetibile rispetto alle nostre aspettative.
Unico elemento positivo, la goliardia di Kazuma Kuwabara, che resta la stessa anche nella serie tv. Anzi, forse il suo personaggio è quello meglio riuscito, anche se non potrà mai superare la versione animata, abilmente doppiata dal grandissimo Claudio Moneta.
Conclusioni
In conclusione crediamo che la pessima riuscita di questo prodotto confermi il fatto che per quanto Netflix possa investire risorse, occorre affidare la supervisione della regia a qualcuno di realmente competente in materia. Forse è stato proprio questo dettaglio a rendere la serie di One Piece, uno dei prodotti migliori dell’anno.
Come è noto, la realizzazione della serie di One Piece è stata supervisionata tutta da Oda, autore del manga. Il Maestro non avrebbe mai lasciato deturpare la propria opera ed è stato proprio il suo contributo a far si che tutto filasse liscio. Nel caso di Yu Yu Hakusho Netflix ha avuto la totale libertà e autonomia di scelta.
Forse se vi fosse stato Togashi ad aiutare la regia, le cose sarebbero andate diversamente ma sappiamo anche che il mangaka negli ultimi anni ha avuto così tanti problemi da non essere riuscito nemmeno a terminare il manga di Hunter x Hunter. Una vera sfortuna!
E a te è piaciuta la serie Netflix di Yu Yu Hakusho? Faccelo sapere con un commento.
Yu Yu Hakusho
Takumi Kitamura: Yusuke Urameshi
Shuhei Uesugi: Kazuma Kuwabara
Jun Shison: Kurama
Kanata Hongō: Hiei
Sei Shiraishi: Keiko Yukimura
Kotone Furukawa: Botan
Ai Mikami: Yukina
Hiroya Shimizu: Karasu
Keita Machida: Piccolo Enma
Meiko Kaji: Genkai
Kenichi Takitō: Toguro maggiore
Gō Ayano: Toguro minore
Gorō Inagaki: Sakyo
Andrea Di Maggio: Yusuke Urameshi
Mattia Gajani Billi: Kazuma Kuwabara
Riccardo Suarez: Kurama
Matteo Costantini: Hiei
Camilla Murri: Keiko Yukimura
Luna Miriam Iansante: Botan
Manuel Meli: Piccolo Enma
Paola Majano: Genkai
Francesco Venditti: Toguro minore
Marco Vivio: Sakyo
Tiziana Avarista: Atsuko
Riccardo Burbi: Kirino
Roberto Fedele: Kirishima
Ettore Zoppi: Kato
Federico Boccanera: Sawamura
Michele Botrugno: Okubo
Emanuele Durante: Bui