Tre grandi autori, Garth Ennis, Joe Kelly e Howard Chaykin, moderati da Marco Rizzo, raccontano gli Stati Uniti e l’ “americanità” come sfondo reale e immaginario di innumerevoli avventure, con le sue contraddizioni e i suoi punti di forza
In questa prima giornata del Lucca Comics and Games 2023, la splendida cornice dell’Auditorium del Suffragio ha ospitato un discorso sugli Stati Uniti come terreno reale e immaginario in cui tante storie, di mille generi diversi, affondano le proprie radici.
A raccontarlo, moderati dallo sceneggiatore e giornalista Marco Rizzo, tre grandi autori contemporanei: l’irlandese Garth Ennis (The Boys, Preacher) e gli americani Joe Kelly (I Kill Giants, Superman, X-Men) e Howard Chaykin (Black Kiss, American Flagg!).
Innanzitutto, qual è la vera America? A rispondere è Howard Chaykin, newyorchese doc, che chiarisce:
«New York è la città con cui gli europei identificano gli Stati Uniti, ma gli Stati Uniti si identificano con l’ovest. Il resto dell’America odia New York perché la considera snob, elitista ed etnicamente impura. New York sta agli stati Uniti come Hong Kong sta alla Cina».
La perfetta rappresentazione della contraddizione che gli Stati Uniti portano in sé, la stessa che Joe Kelly sente propria:
«Ci sono molte cose per cui sono fiero di essere americano, ma ce ne sono anche molte altre per cui mi ritrovo a essere imbarazzato. Vivo costantemente questa dicotomia.»
E questa opposizione la si può ritrovare anche nella sua ultima opera, Sergente Immortale, in collaborazione con Ken Niimura, che racconta in qualche modo del complicato rapporto con suo padre, un poliziotto della vecchia guardia.
«Sono cresciuto con un padre poliziotto, ed era complicato perché non sapeva come processare i suoi problemi e le sue ansie. È stato un agente negli anni ’60 e nei primi anni ’70 nello stato di New York. Era un periodo di transizione tra la vecchia immagine della polizia e quella attuale. Mio padre raccontava storie che pensava fossero divertenti: se le raccontasse oggi sarebbe cacciato. Sono cresciuto con questa doppia idea dei poliziotti: da un lato li ammiravo, perché ammiravo mio padre, ma dall’altro mi rendevo conto che erano esseri umani che potevano abusare del proprio potere. Sergente immortale è una storia di riconciliazione tra un papá poliziotto e suo figlio. Per me quello è stato un modo per raccontare la mia catarsi, senza pretendere di spiegare la polizia. È una storia di esseri umani.
Ci ho messo un sacco a scriverlo, anche perché mentre lo scrivevo è esploso il movimento Black Lives Matter. Ero onestamente terrorizzato, c’erano proteste a pochi passi da casa mia.»
Se questa è l’America di Kelly, diversa è l’esperienza di Garth Ennis, irlandese ormai trapiantato negli Stati Uniti, di cui si è fatto un’idea attraverso i film e le riviste. Il suo appetito per il grottesco e l’assurdo, deriva però non solo dalla sua esposizione alla cultura americana, ma anche ad altri elementi, in particolare alla rivista britannica 2000 AD. È quella su cui è stato pubblicato Judge Dredd; è una rivista piena di personaggi strani, assurdi, perversi che leggeva da bambino.
Howard Chaykin, invece, è un newyorchese snob ed elitario, proprio come racconta della sua città d’origine. Sulla sua formazione ed Hey Kids! Comics dice:
«Ho 73 anni, e il mio primo mentore è stato Gil Kane quando avevo tredici anni. Mi ha presentato persone più grandi di me; praticamente sono stato cresciuto ed educato da persone più vecchie di me di quarant’anni. E la grande dinamica delle loro esperenze di vita era quella di un’amarezza nascosta, non dichiarata. Quest’amarezza ha forgiato la loro vita, per cui non credo si possa applicare quello che ho fatto in Hey Kids! Comics al mondo esterno ai fumetti, né che si possa usare per descrivere gli Stati Uniti. Io sono stato cresciuto a base di fumetti, socialdemocrazia e pornografia. Queste tre cose hanno formato la prima parte della mia esistenza. E per quelli di voi che aspettano il secondo volume di Hey Kids! Comics, faccio una me*da anche la mia generazione.»
Alla fine di una piacevole ora – nonostante la pessima traduzione – trascorsa con questi cantori di contraddizioni, segreti e ipocrisie degli Stati Uniti, il loro messaggio supera le loro differenze di estrazione, età e cultura: gli stereotipi sono sempre veri e sempre falsi al tempo stesso, e i luoghi che fanno da sfondo alle nostre mitologie nascondono storture che hanno da raccontare molto di più di tutto il resto.