Silver Surfer – Il Buio Oltre Le Stelle | Retrospettiva di un classico firmato Claudio Castellini

Silver Surfer – Il Buio Oltre Le Stelle è uno dei massimi lavori artistici eseguiti da Claudio Castellini, su testi di Ron Marz. In occasione di Torino Comics e Comicon 2024, che vedranno ospite anche il poliedrico autore, la redazione di MegaNerd vi accompagnerà lungo una retrospettiva alla scoperta della realizzazione di uno dei volumi più significativi e acclamati degli anni ’90.

copertina speciale castellini

Claudio Castellini non ha bisogno di presentazioni, d’altronde è uno degli artisti più rappresentativi del mondo del fumetto, annoverato tra i primi illustratori italiani ad aver lavorato negli Stati Uniti, dotato di uno stile estremamente plastico e particolareggiato, volto a valorizzare l’anatomia umana in tutto il suo splendore. Alcuni dei suoi tratti distintivi riguardano soprattutto la resa delle mani, estremamente espressive e dinamiche, e il gioco che si è venuto a creare col lettore attraverso le sue firme nascoste sui suoi lavori.

Eppure, qualora voi non abbiate mai sentito parlar di Claudio (spero mi sia concesso chiamarlo amichevolmente per nome), benché la cosa mi appaia inverosimile, mi sembra allora doveroso partire dagli esordi della carriera di questo grande artista, per poi passare ovviamente al punto focale di questa retrospettiva.

Appassionatosi al fumetto fin da piccolo, durante l’adolescenza Castellini incontrò due professionisti del settore del fumetto, Pino e Rino Rinaldi, di cui divenne buon amico. Con loro affinò la sua arte, riuscendo ad entrare, a soli 19 anni dopo aver vinto il premio Pierlambicchi al festival di Prato, nella scuderia di Sergio Bonelli Editore.

In Bonelli Claudio fu dirottato prima sull’horror di Dylan Dog  dove illustrò ben due volumi (La casa Infestata, n. 30, e Horror Paradise, n. 48), in seguito sulla fantascienza di Nathan Never (di cui curò il design del protagonista, disegnando il primo albo e tutte le copertine fino al numero 59).

Gli anni alla SBE sono stati di sperimentazione artistica, dato che il tratto decisamente dinamico estremamente legato al fumetto statunitense non era molto nelle corde dell’editore. Cionondimeno l’artista ha sempre cercato di attenersi al suo stile, trovando tuttavia un equilibrio con le direttive ricevute dalla redazione milanese.

L’ambizione di Claudio era dopotutto riuscire a lavorare nel mercato americano, e un timido approccio lo ebbe nel 1991: alla mostra mercato di Lucca, riuscì ad incontrare il grande John Romita Sr. che allora era direttore artistico alla Marvel Comics. Tra una chiacchiera e l’altra, fece dono a Romita di una tavola di Silver Surfer realizzata per l’occasione su testi del compianto Ade Capone. Il tratto utilizzato in quella circostanza era molto più asciutto e rudimentale, ma non per questo meno affascinante.

La svolta, però, avvenne l’anno successivo quando nel corso della Rassegna internazionale del fumetto  e del fantastico di Prato Comics, Castellini ebbe modo di conoscere uno dei suoi idoli, nientemeno che John Buscema, il quale rimase molto impressionato dal suo lavoro sul primo volume di Nathan Never.

Quando il Michelangelo del fumetto tornò in patria, mostrò l’albo a Tom DeFalco, all’epoca editor in chief della casa delle idee, il quale, circa una settimana dopo, chiamò direttamente l’artista proponendogli di lavorare in Marvel su di un personaggio a sua scelta.

Quando arriva una proposta del genere, non puoi far altro che accettare, e Claudio puntò senza tentennamenti sullo stesso personaggio cui aveva regalato una tavola a John Romita, simbolo di un romantico e disilluso eroismo: Silver Surfer. Era solo il preludio della leggenda.

A quel punto occorreva una sceneggiatura e fu quindi contattato l’editor Craig Anderson, il quale ebbe l’incarico di trovare qualcuno all’altezza. Anderson passò la proposta ad uno dei suoi pupilli, Ron Marz, eclettico autore che aveva già all’attivo diverse storie per la casa delle idee.

Anderson gli chiese se fosse interessato a scrivere una sceneggiatura dell’Araldo di Galactus per un disegnatore italiano segnalato da Buscema in persona.

Bastò poco per convincere Marz, a cui fu inviata una pila di fumetti con i disegni dell’artista, tra cui, ovviamente i Nathan Never targati Bonelli. Alla vista di quelle illustrazioni la risposta poteva essere solo positiva.

Non fu data alcuna linea guida per la sceneggiatura, a Marz fu data piena libertà espressiva. Ben felice di variare un po’, l’autore inserì diversi elementi che, sapeva, Claudio Castellini avrebbe apprezzato, tra cui il design delle mastodontiche astronavi in cui eccelleva. Non solo, si decise di spettacolarizzare gli eventi dell’albo al massimo, rendendolo – come Claudio avrà a dire in un’intervista – più come un’esperienza visiva che narrativa.

Il titolo della storia era Dangerous Artifacts, ma in Italia sarebbe stata conosciuta come Il Buio Oltre le Stelle, e vedeva l’argentato Araldo partire in missione per conto di Galactus, alla ricerca di un misterioso manufatto appartenente ad un civiltà perduta. Durante il suo viaggio, sarebbe arrivato a scontrarsi con la mercenaria White Raven, assoldata da Thanos per lo stesso motivo. Chi dei due sarebbe arrivato all’obiettivo per primo?

silver surfer il buio oltre le stelle

In realtà l’opera esulava dalla serie regolare e fu concepita come un evento speciale, tanto che la prima tiratura prevedeva un’edizione Prestige, di grande formato e in bianco e nero, una rarità per il mercato statunitense.

Castellini non aveva una vera e propria deadline, e gli fu dato tutto il tempo necessario per finire i disegni, realizzati su tavole molto grandi e completamente a mano (dopotutto era un’epoca in cui computer e programmi per disegnare non erano ancora così diffusi). Prima di dedicarsi alle pagine, furono inoltre realizzati una miriade di bozzetti e studi preparatori.

castellini

Parallelamente alla lavorazione di Dangerous Artifacts, la casa delle idee decise di presentare la sua new entry al pubblico americano attraverso la realizzazione delle cover della serie Fantastic Four Unlimited.

fantastic four castellini

Su Silver Surfer l’arista fu finalmente libero di esprimere tutto il suo potenziale creativo, utilizzando tutte le tecniche e le influenze che fino a quel momento aveva assorbito durante il suo percorso artistico.

Ciò che ne giovò fu ovviamente la tecnologia marvelliana, fino ad allora forse eccessivamente ancorata ad un design anni ’60. Claudio ne aggiornò lo stile, utilizzando quanto visto e appreso nell’animazione giapponese. Basta anche solo dare un’occhiata alla gigantesca astronave di Galactus per rendersene conto, talmente particolareggiata e imponente da perderci la vista. Nella scena furono inseriti diversi pianeti, posti prospetticamente in maniera strategica, per evidenziare ancora di più le dimensioni abnormi del veicolo spaziale.

silver surfer castellini

Lo stesso Galactus reso da Castellini – come Ron Marz avrà a dire – ne ha guadagnato in potenza e maestosità. Sembra davvero uno che potrebbe mangiare un pianeta a colazione. Ad oggi, a detta dello sceneggiatore, resta ancora uno delle sue versioni preferite, surclassando tutte le altre. Anche oltre Kirby aggiungerà.

galactus castellini

Il lavoro sulle 46 tavole che compongono l’albo si protrasse per quasi due anni, così a lungo che, a detta dello stesso Castellini, quando John Buscema (legati ormai da un grande rapporto di amicizia) andò a trovarlo a Roma e vide le pagine, gli rivolse ironicamente queste parole:

«Guarda che stai facendo un fumetto, non la Cappella Sistina».

Una sorta di mantra che possiede una sua verità, e che ha fatto spesso sorridere (e riflettere) anche il sottoscritto.

Ad ogni modo, anche l’Araldo da lui disegnato era molto più plastico e longilineo, con una muscolatura definita e asciutta che ne esaltava la dinamicità, quasi sembrava esser saltato fuori dagli studi rinascimentali di Leonardo Da Vinci.

silver surfer

Quando le tavole furono pronte, Claudio si rifiutò di consegnarle ad un corriere e, come lo stesso Marz ricorda,  partì per gli Stati Uniti a New York per consegnarle personalmente agli uffici Marvel. Durante il viaggio continuò a fare correzioni e aggiunte, anche una volta giunto in redazione, tanto che ad un certo punto lo staff dovette togliergliele letteralmente di mano al fine di conservarle in un archivio.

Purtroppo, con sommo rammarico dei due autori, i due anni passati portarono ulteriori problematiche, in quanto un po’ di cose erano cambiate alla casa delle idee.

L’albo venne consegnato nel pieno di una nuova gestione,  per cui Tom DeFalco non ricopriva più il ruolo di editor in chief. Anche Craig Anderson aveva lasciato il posto di editor a Mark Gruenwald.

Gruenwald apprezzò moltissimo il lavoro, ma la dirigenza si rivelò totalmente disinteressata al progetto della passata gestione, nonostante la bellezza delle tavole, e decise di trattare l’albo come un normale spillato piuttosto che come uno speciale, ignorando di fatto la pianificazione precedente.

Ed è qui che sorsero nuovi problemi.

Il mastodontico livello di dettaglio delle tavole era stato pensato per un formato diverso (addirittura le doppie splash erano state realizzate su pagine 50×70 cm), pertanto era irriproducibile dai basilari macchinari di stampa dell’epoca in un formato più piccolo, finendo per impastare la maggior parte delle linee. Era già stata presa ovviamente in considerazione una versione di piccolo formato, più economica, ma tutti sapevano che sarebbe stata qualitativamente inferiore all’edizione Prestige inizialmente concordata. Ma forse nessuno si rese davvero conto di quanto sarebbe stato complicato mandarla in stampa.

Anche la colorazione non fu all’altezza del tratto elegante utilizzato da Castellini, malgrado avesse scelto personalmente il colorista Joe Rosas, il cui colore finì per coprire tutte le linee e i tratteggi che, a causa della stampa, erano diventati troppo chiari, quasi in scala di grigio.

La prima tiratura, semplicemente, fu mandata al macero e i due anni di lavorazione divennero tre.

Silver Surfer - Il buio oltre le stelle  (Marvel Italia 1995)
La copertina della prima edizione di Silver Surfer: Il Buio Oltre le Stelle (Marvel Italia, 1995)

E forse sarebbero aumentati se la stessa Italia non fosse arrivata in aiuto dei nostri eroi: infatti, ben prima dell’edizione americana, Panini Marvel Italia si era accaparrata i diritti per la pubblicazione sullo stivale di una bella edizione brossurata che restituì un minimo di dignità al lavoro di Claudio, in bianco e nero e di grande formato. Al di là del titolo (Il Buio Oltre Le Stelle in vece di Dangerous Artifacts, come già accennato), però, l’adattamento nostrano si prese parecchie libertà e alcune traduzioni non furono fedelissime, ma quantomeno il lavoro era stato salvaguardato e in Italia avevamo avuto modo di ammirare per primi la dedizione profusa in ogni singola pagina.

Intanto in America si stampò finalmente una seconda tiratura, che andò leggermente meglio, benché il piccolo formato finì per tagliare erroneamente la maggior parte delle pagine.

In seguito l’albo arrivò, sempre in Italia, in una versione spillata del taglio americano, con una colorazione che definirei sperimentale, estremamente accesa e ricca di sfumature, indubbiamente volta a valorizzare il disegno originale (benché un po’ invasiva). Quel tipo di utilizzo del colore fu un qualcosa di quasi avveniristico per i tempi. Quella stessa copia che custodisco gelosamente con tanto di autografo in copertina.

SILVER SURFER DANGEROUS ARTIFACTS #1 (1996)- RON MARZ MARVEL ONE-SHOT | eBay

Perdonatemi se adesso vi metterò a parte di alcune esperienze personali, a proposito di Claudio, che ho incontrato due volte nel corso della mia esistenza (finora).

La prima fu da bambino, ad un incontro a Napoli da Infinity Shop (una fumetteria che non esiste più), dove gli mostrai un paio di disegni che avevo fatto per l’occasione (niente di che, credo avessi 7 oppure 8 anni). Fu molto gentile, e me li firmò scrivendoci sopra “Bravo”, firma che appose ovviamente anche sul suo Silver Surfer. Provavo emozioni discordanti, perché per me era incontrare una sorta di creatura mitica, il cui nome avevo letto, fino a quel momento, solo sugli albi Marvel. Non lo rividi per molto tempo, se non qualche anno, fa, ormai adulto, sempre a Napoli e proprio al Comicon. Era lì col suo banchetto, con un mucchio di illustrazioni sopra. Mi avvicinai non senza qualche barlume di perplessità. Lo salutai e gli parlai dell’incontro di molti anni prima. Ricordava l’evento per alcune ragioni, ovviamente non si ricordava di me, eppure quando gli dissi che avevo partecipato all’incontro, rinnovò la sua gentilezza mostrando molto entusiasmo nel rivedermi dopo tanti anni.

Tornando invece al nostro Silver Surfer, occorre citare tutte le uscite successive che hanno contribuito al successo mondiale di questo capolavoro grafico. Nel 2002 è giunta sul mercato tedesco, per Panini Germania, la prima versione cartonata, la quale presentava però le stesse problematiche di taglio delle precedenti versioni. Nel 2009, in Italia, c’è stata invece un’altra edizione cartonata, uscita per La Gazzetta dello Sport, totalmente ricolorata per l’occasione, a cui lo stesso Castellini ha partecipato ritoccando qua e là il colore operato da un nuovo studio di artisti. Di fatto, con questa edizione, si sono gettate le basi per le future edizioni a colori.

Arrivato anche in terra iberica, grazie a Panini Spagna, questa versione è stata realizzata col supporto del responsabile della linea editoriale Alejandro Martínez Viturtia avvalendosi anche della supervisione dell’artista, che ha ritoccato qua e là il disegno, spostando persino i balloon in punti neutri della pagina, rendendo visibili, per la prima volta, parti del disegno precedentemente coperte.

Sulla base di questa edizione sono seguite le successive, compresa quella serba per l’editore Darkwood, e quella attualmente in commercio in Italia, cartonata di grande formato (che contempla anche una versione con variant cover), una Artist Edition di spessore che restituisce finalmente anche nel nostro paese tutta la bellezza delle tavole di Claudio (che, leggenda vuole, abbia colto l’opportunità per ritoccare e correggere ancora le pagine). Probabilmente questa è l’edizione più aggiornata che potreste trovare in giro. A meno che non ne arrivi una nuova versione che veda il nostro instancabile disegnatore di nuovo al lavoro nel cercare di raggiungere forse un’inafferrabile perfezione, ma che sicuramente regalerà ai posteri la migliore edizione che si possa avere (fino alla successiva, ovviamente).

Sì, perché Il Buio Oltre le Stelle rappresenta ancora oggi un lungo cammino senza fine, la cui distanza unisce passato e presente (e probabilmente futuro), un simbolo che ha connesso due paesi lontani, aprendo la strada a molti altri artisti italiani che hanno trovato il loro posto all’interno del mercato americano.

E Claudio Castellini rappresenta la dedizione ad un lavoro, faro e modello per tutte le generazioni del fumetto a venire.


Avatar photo

Gianluca Testaverde

Instagram Meganerd
Faccio un po' di tutto nella vita: perditempo a tempo pieno, disegno, amo il doppiaggio e scrivo ciò che vorrei leggere. E per l'amor di Dio... non fate i fumettisti!

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *